19 novembre 2018

Le inchieste di Report: petrolio nero, i mali dei comuni e le bevande energetiche


Come di consueto, sono due le inchieste principali nella puntata di questa sera, più un'anteprima dedicata ad argomenti più vicini al quotidiano: il petrolio di contrabbando che è entrato nel nostro paese, i problemi di bilancio dei nostri comuni e un approfondimento sulle bevande energetiche.
Ma si parlerà anche del fallito attentato al giornalista di Report Federico Ruffo, nella sua casa di Ostia, che qualcuno ha cercato di incendiare: Ruffo si era occupato dei rapporti tra la Juventus e i gruppi ultras, controllati da esponenti legati alla 'ndrangheta.
Pur non essendo stata coinvolta dall'inchiesta, le carte dell'inchiesta parlano: la Corte D'Appello scrive che la Juventus era disponibile a dare biglietti agli ultras, per tenerseli buoni, delegando di fatto ai capi ultras (pregiudicati) la questione sicurezza.
Boss che incassano milioni di euro mentre la squadra non si è nemmeno dichiarata parte civile nel processo.

Squadra che chiudeva due occhi anche di fronte a striscioni con frasi ingiuriose, che nemmeno dovevano entrare in curva: una porcheria, lo ammettono anche loro.

La Commissione Parlamentare antimafia ha redatto un rapporto secondo cui altre squadre sarebbero infiltrate dalla mafia, da sempre interessata alla vendita dei biglietti, al controllo delle curve, al consenso.
Cosa ne pensano il ministro degli Interni, il ministro della giustizia, il responsabile della FIGC, del Coni?

L'anteprima della puntata ENERGY BOOM di Alessandra Borella

La scorsa settimana Francesca Ronchin e Carla Rumor si erano occupati di integratori e della loro efficacia: in sostanza spesso ci troviamo di fronte ad un effetto placebo, la nostra stanchezza dipende dalla nostra alimentazione (frettolosa e incompleta di tutti gli alimenti) e da uno stile di vita improntato allo stresso.
Questa sera Alessandra Borella parlerà di bevande energetiche: ogni anno ne beviamo per 9 miliardi di litri, per un giro d'affari da 50 miliardi di dollari, una di queste pubblicizza anche le nostre forze armate,
Bocciate dalla comunità medica, amate dai giovani: toro, tigre, a fuoco, megaforza. Oggi, il mercato delle bevande energetiche è in crescita costante, con quasi nove miliardi di litri bevuti nel mondo all’anno. E cresce il consumo tra i più giovani: i numeri dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare dicono che il 68% dei ragazzi tra i 10 e i 18 anni le beve con regolarità, e il 16% dei bambini tra i 6 e i 10 anni ne assume una media di quasi quattro litri al mese. A preoccupare è l’abuso di queste bevande, accusate di indurre sovrappeso e obesità, tachicardia, ipertensione, fino a effetti più seri dovuti all’abitudine di associarle all’alcol. Le autorità sanitarie di molti Paesi si stanno muovendo per contrastare il fenomeno: in Lituania e Lettonia se hai meno di 18 anni non puoi comprare energy drink neanche al supermercato. E in Italia quali sono le regole?

Gli effetti dei tagli ai comuni

Gli effetti dei tagli dei trasferimenti dallo Stato centrale ai comuni, cominciati ai tempi del governo Berlusconi (quello della finta devolution) sono ora arrivati al pettine: Manuele Bonaccorsi è andato a vedere la situazione di diversi comuni in Italia.
Perché questi tagli si riflettono poi sulla nostra vita, sui servizi erogati: si parte da Telgate, dove il sindaco leghista celebra un matrimonio. Terminata la cerimonia, si mette la tuta e comincia la sua giornata col secondo lavoro, quello di spazzino: è un lavoro che fanno in due, perché i 15 dipendenti del comune non bastano a svolgere tutte le funzioni.
Telgate ha un bilancio di 2.9 milioni, fanno 450 euro per abitante, pochissimo.

Dalla bergamasca a Courmayeur, il comune sopra i mille metri più ricco d'Italia, con una spesa di 6200 euro per cittadino: il sindaco Miserocchi mostra al giornalista le sedie nuove nell'aula di consiglio, se le possono permettere perché è un comune di seconde case e può permettersi di raccogliere l'ici o imu su queste.
Si parla di circa 12 milioni di euro, di cui 4 milioni sono versate allo Stato e il resto rimane nelle casse per i servizi al cittadino, coi suoi 44 dipendenti.
Con questi soldi il comune può così permettersi di pulire le strage ogni giorno, con quattro spazzatrici diverse.
E poi una scuola nuova con un sistema di pannelli fotovoltaici sul tetto, una biblioteca con 12mila libri con una terrazza che si affaccia sul Monte Bianco.
Il comune riesce a gestire un cinema comunale, la scuola e l'acquedotto e un centro sportivo famoso in tutta Europa: una struttura che costa 500mila euro ogni anno.
L'ufficio del sindaco di Courmayeur


Sembrano due comuni di due nazioni diverse: secondo i dati dell'IFEL, la spesa pro capite dei nostri comuni è molto variabile, passa da 300 a 6000 euro per abitante.
Il motivo è legato alle scelte politiche dei precedenti governi, a cominciare dal federalismo fiscale del terzo governo Berlusconi: doveva essere un federalismo solidale, quello della leggge 42 del 2009, ma solidale non lo è stato, spiega Andrea Ferri, responsabile della fondazione IFEL.
Il federalismo non è stato attuato – risponde Antonio Decaro, presidente Anci: lo Stato trattiene per sé circa 3 miliardi di tasse raccolte dai comuni, mentre i tagli nei trasferimenti ai comuni tra il 2009 e il 2015 sommano a 9 miliardi di euro.
A cui si aggiunge l'abolizione dell'ICI sulla prima casa: oggi i comuni sono un bancomat del governo.
Il problema di bilancio è comune a tanti comuni, grandi e piccoli: Napoli nel 2012 aveva un buco di bilancio di 800ml di euro oggi, secondo la Corte dei Conti, sarebbe arrivato a 2.5 miliardi.
Eppure la legge (sempre quella di Berlusconi e Bossi) impone ai comuni il pareggio di bilancio, tanto incassi tanto spendi, dunque non possono fare investimenti per cercare di migliorare il meccanismo di riscossione delle tasse: questo significa che i problemi di riscossione tributi raccontati da Presa diretta il mese scorso, continueranno ancora per molto..
Dopo Napoli, Manuele Bonaccorsi è andato a visitare Catania, Campione d'Italia (comune fallito a seguito del crac del casinò) e Torino.

Torino ha 4,5 miliardi di debiti, con un bilancio in spesa corrente da 1,3 miliardi: di questi, 250 ml vanno a ripagare il debito. E' stato concordato un piano di rientro dal debito entro il 2021 che passa per delle dismissioni di beni pubblici e oneri di urbanizzazioni.
Un piano che, secondo il consigliere di minoranza Morano, non potrà funzionare e dello stesso avviso è anche la Corte dei Conti.


La scheda del servizio: MAL COMUNE di Manuele Bonaccorsi in collaborazione di Alessia Marzi e Ilaria Proietti
Catania affonda sotto il peso di 1,6 miliardi di debiti. È il più grande Comune italiano mai andato in dissesto. Napoli rischia di fare la stessa fine, con 2,5 miliardi di debiti. Non se la passano molto meglio neppure a Torino che, con oltre quattro miliardi di rosso, è il Comune più indebitato d’Italia. Che succede nei Comuni italiani? Succede che, dopo anni di tagli ai trasferimenti pubblici alle amministrazioni locali, i nodi vengono al pettine. E i sindaci, per far quadrare i conti, si sono messi a fare bilanci “creativi”.

Petrolio nero (qui una anticipazione su Raiplay)

Quando facciamo benzina c'è una una possibilità su tre che stiamo finanziando coi nostri soldi un'organizzazione criminale, oppure le mafie, i miliziani o terroristi: la rete cioè che sta dietro il contrabbando di petrolio dai paesi sotto il controllo del califfato (la Siria) o sotto il controllo delle milizie (la Libia), e che ha causato un buco erariale per nostre casse pari a 6 miliardi di euro.


Una rete che avrebbe a capo un italiano, Marco Porta, amministratore della Maxcom Bunker: seguendo e intercettando il manager la Finanza ha individuato gli altri anelli della rete.
Il siciliano Ignazio Romeo, accusato da diversi pentiti di essere il braccio imprenditoriale del clan Santapaola a Catania. Marco Porta era informato delle intercettazioni su Romeo dalla sua segretaria, Rosanna La Duca.
In queste, la segretaria parlava di una mala che si può toccare e di una mala che non si può toccare: la mala buona è quella che ha i contatti giusti per organizzare la rotta siciliana del contrabbando.
Per organizzare questa rotta Romeo presenta a Porta due broker maltesi, i fratelli Debono, anche questi poi arrestati.
Romeo, Porta e Debono citano un nome, Malem: è il soprannome di Fahmi Mousa Saleem Ben Khalifa, libico, su cui già l'Onu ha aperto diversi dossier sul contrabbando di petrolio.
Steve Spittaels, coordinatore del dossier Onu del 2017, spiega chi sia questo “Malem”: si tratta di un capo di una delle milizie (simile ad un clan mafioso), uno dei più grandi contrabbandieri libici su cui l'ONU ha indagato di più.
Il suo ruolo era quello di far uscire il petrolio fuori da Zawiya, un importante hub petrolifero.
Ma non c'è solo questo cartello attivo nel Mediterraneo: secondo la National Oil Corporation, una delle poche autorità libiche riconosciute, ogni anno viene contrabbandato petrolio libico per 1 miliardo, il 30% di tutto il carburante prodotto.
Molto di questo contrabbando passa per le milizie, che però non si occupano solo di petrolio ma anche di traffico di esseri umani e poi ci sono molti politici connessi ai contrabbandieri – sono le parole del presidente del NOC Mustafa Sanalla.
Che, continua nell'intervista, l'Unione Europea non si è mai occupata seriamente di questi traffici, perché per i paesi europei (Italia in primis) l'unico problema è quello del traffico degli esseri umani, ignorano o fingono di non vedere il traffico di petrolio, che però è uno degli elementi che minano di più la stabilità del paese libico.

La scheda del servizio: PETROLIO NERO di Giorgio Mottola in collaborazione di Simona Peluso
Negli ultimi anni sono entrate nel nostro paese milioni di tonnellate di petrolio di contrabbando. Durante l’occupazione della Siria da parte dell’Isis, molte società europee, incluse alcune italiane, hanno acquistato grezzo proveniente dai territori del Califfato. Un broker italiano, che ha lavorato per i più importanti trader internazionali, ha raccontato a Report i trucchi usati per far uscire il carburante dal confine siriano. L’altro canale di rifornimento del contrabbando è la Libia. Da qui, attraverso l’intermediazione di Cosa nostra e di contrabbandieri maltesi, è arrivato negli ultimi anni un vero e proprio fiume di petrolio illegale. C’è finita di mezzo anche una delle più importanti società del settore che ha rivenduto il carburante di contrabbando a centinaia di stazioni di rifornimento in Italia e all’estero. Persino la Marina Militare Italiana ha acquistato gasolio di contrabbando, ignorandone l’origine illegale. Ma nel settore, il vero business oggi è l’evasione fiscale. Secondo la stima di alcune procure italiane, il giro di Iva e altre imposte non pagate su prodotti petroliferi ammonta a oltre 6 miliardi di euro all’anno. Una cifra da capogiro su cui hanno messo le mani organizzazioni mafiose, imprenditori spregiudicati e colletti bianchi corrotti. È il mercato parallelo del carburante da cui tutti noi, ogni giorno, ci stiamo rifornendo senza saperlo.

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