02 novembre 2018

Pasolini e il fascismo moderno



Se fosse ancora vivo, oggi, Pasolini probabilmente dovrebbe ricredersi su alcune sue convinzioni.
Per esempio sul fascismo arcaico, i discorsi roboanti di Mussolini, le folle oceaniche conquistate dalla retorica vuota e finta.
Esiste oggi una forma di antifascismo archeologico che è poi un buon pretesto per procurarsi una patente di antifascismo reale. Si tratta di un antifascismo facile che ha per oggetto ed obiettivo un fascismo arcaico che non esiste più..Le tecniche di quel capo [Mussolini] andavano bene su di un palco, in un comizio, di fronte alle folle «oceaniche», non funzionerebbero assolutamente su uno schermo.[Dall'articolo del 24 giugno 1974 pubblicato sul Corriere, Il vero fascismo e quindi il vero antifascismo, nella raccolta Scritti corsari]

E sull'antifascismo di facciata, che attaccava questo fascismo arcaico (Pasolini scriveva della società di fine anni '60 degli anni '70) non comprendendo che il problema fosse più profondo.
Quello spirito borghese che Pasolini disprezzava profondamente: il quieto vivere, l'indifferenza, l'ipocrisia della famiglia italiana, dei partiti di massa, dei cattolici.
L'omologazione delle masse che aveva trasformato il paese come nemmeno il fascismo del ventennio era riuscito a fare.

No, penso che dovrebbe in parte ricredersi se seguisse la politica di oggi che ha di fatto ripreso parte degli slogan proprio di quel fascismo che non ritornerà, non in quelle forme.

Noi tireremo diritto.
Molti nemici molto onore.
L'Italia non si farà più condizionare dall'Europa.
Ci riprendiamo il controllo dei confini.

Quel fascismo "arcaico" che veniva considerato arcaico sta tornando, in altro forme. 
Sono cambiati i mezzi, sono cambiate le persone, sono cambiate le masse.
Oggi abbiamo i social, uno strumento apparentemente simmetrico per comunicare diventato megafono dove far passare i messaggi (brevi, che parlano alla pancia delle persone) in modo unidirezionale alla minoranza rumorosa del paese.
Oggi abbiamo i follower, che non sono nemmeno persone reali a volte, ma solo “ovetti”, account finti usati per gonfiare la popolarità dei leader-

Il problema è oggi come allora, questi messaggi, queste parole (che riportano a quel ventennio) stanno inquinando le discussioni nell'ambito politico e civile.
Stanno portando ad un livellamento verso il basso degli argomenti.

L'omologazione delle masse ha portato ad avere delle città tutte uguali, almeno se si osservano le vetrine del centro.
Comportamenti tutti uguali, se ci osserviamo allo specchio e ci vediamo dall'esterno mentre camminiamo per le strade osservando chini il nostro cellulare.
Ma c'è anche una omologazione del pensiero che è molto più preoccupante: ci hanno instillato giorno dopo giorno pillole di paura, contro i ladri, gli immigrati, i diversi, l'invasione (su questo punto, leggetevi l'ultimo libro di Valerio Varesi, “La paura nell'anima”).
E così oggi sentiamo ripetere, da persone che considereremmo “normali” discorsi che una volta avrebbero fatto orrore.

Se entra un ladro in casa gli sparo.
Prima gli italiani.
Difendiamo i confini dall'invasione (quale).
La manovra del popolo, il presidente del popolo, il governo del popolo.

E poi, ministri che si fanno riprendere con una mitraglietta in mano, che fanno dirette sui social mentre dovrebbero frequentare più ministeri e Parlamento.

Pasolini è stato citato a sproposito: il fascismo degli antifascismo è una espressione tirata fuori da chi fascista è nel pensiero, come a dire, “vedete, anche Pasolini criticava quelli che tiravano fuori il fascismo. Il fascismo è morto”.

Peccato che quell'espressione fosse riferita a tutt'altro.
Allo sciopero della fame di Pannella per portare avanti la sua battaglia, in solitaria assieme al Partito Radicale, per svecchiare la politica italiana, che a metà anni settanta era ancora ingessata, non aveva colto le richieste di rinnovamento che venivano dalla società.
Pasolini puntata il dito contro la DC e il PCI, che avevano nascosto la sua battaglia con gli otto referendum (dal finanziamento ai partiti, delle norme fasciste e parafasciste del codice come quella sull'aborto), non concedendogli nemmeno uno spazio televisivo:
Certo il Vaticano e Fanfani, i grandi sconfitti del referendum, non potranno mai ammettere che Pannella, semplicemente «esista». Ma neanche Berlinguer e il PCI, gli altri sconfitti del referendum, potranno mai ammettere una simile esistenza. Pannella viene dunque «abrogato»

E' questo il fascismo degli antifascisti di cui parla nell'articolo del 16 luglio 1974 sul corriere con un articolo dal titolo “Apriamo un dibattito sul caso Pannella”.

Oggi il problema non sono i fascisti in sé, casapound e le sue ronde sulle spiagge, la micro violenza delle persone vestite di nero contro immigrati, omosessuali.
Oggi il problema è il consenso che stanno conquistando, giorno dopo giorno.

Nel 1974, Pasolini scriveva
Io credo, lo credo profondamente, che il vero fascismo sia quello che i sociologhi hanno troppo bonariamente chiamato «la società dei consumi»”.

Società basata su un modello di sviluppo (e non di progresso) basata sul consumo di beni superflui voluti dall'industria (dentro cui aggiungerei oggi anche l'industria della paura): qualcosa di diverso dal “progresso”, “una nozione ideale (sociale e politica): là dove lo «sviluppo» è un fatto pragmatico ed economico”.

Cosa c'è dentro questo progresso?
È il contrario della società di massa, dove tutto è un prodotto che si può mettere a mercato (l'acqua, i beni culturali, il patrimonio artistico e ambientale, la salute) dell'omologazione di pensiero (le notizie brevi e veloci che non devono occupare la nostra mente per più di 10 secondi).
E' la sanità pubblica per tutti, una scuola pubblica di alto livello per tutti.
Una politica che si occupa del problema della case che non sia un ritorno ai casermoni tirati su negli anni del finto boom.
Un progresso che non deve avvenire tramite le spopolamento dei territori, dalle campagne alle città o dal sud verso il nord (oggi dal sud al resto dell'Europa).
Un progresso che non ci costringe a passare ore nelle nostre auto, da soli, o nei treni dei pendolari, per andare al lavoro.

Come si vede, si sta parlando di temi oggi poco sentiti, quantomeno nei talk, nei post su Facebook dei nostri rappresentanti.
In un mondo dove chi urla di più (e chi insulta di più) ha ragione, non credo che riusciremmo a sentire la “flebile voce” del poeta.
E' anche questo è un dramma dei nostri tempi.
Non solo le camice nere che alzano il braccio in un gesto pieno di arroganza e di prepotenza.
Quella prepotenza del potere, chi di si sente impunito, che costituiva per Pasolini il vero significato del fascismo.

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