31 gennaio 2019

Buona giornata

La TAV e la contro verifica di Salvini coi conti basati dai consulenti di Telt (che dovrebbe realizzare il tunnel).
La recessione in arrivo (non solo in Italia) e quelli che fanno pure il tifo.
Ma Salvini ha agito in nome dell'interesse nazionale quando ha bloccato una nave della nostra Marina oppure era solo propaganda?
E se venisse fuori che non esiste uno straccio di documento, da un consiglio del ministri, dove si stabiliva la scelta politica di bloccare la Diciotti? Si decide sulla parola ora?
Ma quelli del PD la staffetta non potevano farla anche prima, quando era Minniti che bloccava le ONG (minacciava di chiudere i porti) e stringeva accordi con le tribù in Libia?
La secessione delle regioni ricche: la riforma (per ora solo in forma narrata) sull'autonomia regionale viene chiamata così, le regioni ricche che si terranno più soldi per gestire in autonomia su istruzione, trasporti. Non è che il clientelismo lombardo sia meno peggio di quello campano o di altre regioni. Qualcuno conosce gli accordi tra le tre regioni del nord e Palazzo Chigi? Ah, che stupido, era scritto nel contratto di governo.
Come la proposta di legge del senatore Pillon per l'affidamento dei minori (di cui Presadiretta ci ha spiegato tutte le storture e le ): una regressione nel passato, una proposta di legge di stampo maschilista che relega le donne al loro posto, a casa a fare i figli per piacere a Dio.




Voi direte, ma non c'è proprio speranza? Cosa deve succedere ancora?
Ecco, citando spero non impropriamente Il Caimano, noi italiani siamo bravi a scavarci il fondo, per andare sempre più giù.
Governo Lega M5s in crisi? Ecco pronto il cavaliere, a proporre un governo di destra coi fuoriusciti grillini e qualche renziano responsabile.
Buona giornata

30 gennaio 2019

Tutti a processo

La scelta di tenere bloccati dei migranti su una nave è stata una scelta politica che riguarda tutto il governo: l'ultima linea di difesa del governo giallo verde rivela a noi la verità sulle loro politiche per l'immigrazione.
Non interessa fare integrazione (gli Sprar che vengono chiusi), non ci interessa aiutarli a casa loro (i fondi per la cooperazione sono pure diminuiti rispetto al 2019) e non ci interessa nemmeno creare corridoi umanitari per aiutare chi veramente ha bisogno.
La linea dura contro i migranti, il gridare porti chiusi, bloccare gli sbarchi sono solo mosse per un tornaconto politico: visto come siamo inflessibili! 
Così duri da non voler nemmeno assumersi le responsabilità di queste scelte, da cui la lettera di Salvini al corriere e i messaggi agli alleati del m5s: salvatemi dal processo perché, come diceva Manzoni, il coraggio uno se non ce l'ha, non se lo può dare.
Il governo dovrebbe andare avanti dunque, tanto che Salvini a giorni andrà a far visita ai cantieri della TAV, dopo aver mostrato i suoi numeri sul tunnel in Val di Susa, che poi sono gli stessi dell'ex commissario Foietta gonfiati di qualche miliardo (con grande gioia degli alleati del PD, per la grande opera intendo)

Dal Fatto Quotidiano di oggi, 30/01
Ieri, per dire, Stampa e Messaggero hanno svelato quelli del fantomatico “contro dossier di Salvini sul Tav”. Che poi sono i numeri di Foietta rivisitati da un gruppo di professori della Bocconi già consulenti di Telt, che è il costruttore del Tav. Risultato? “Fermarlo costerebbe 24 miliardi”!.Sul serio: tre volte il costo del tunnel di base. Come ci si arriva? I costi diretti calcolati da Foietta sono lievitati a 4,2 miliardi (“nella stima più alta”), il resto, cioè 20 miliardi, sono “perdite di ricavi e benefici socio eco-nomici”. Quali? Secondo i bocconiani nel 2030 si trasporteranno tra Italia e Ovest europeo “tra i 65 e i 75 milioni di tonnellate l’anno di merci”. Oggi sono solo 4 via treno, ma tant’è. I numeri fan girare la testa.

29 gennaio 2019

Il magistrato che rendeva credibile lo Stato (Emilio Alessandrini)

Parlando dell'inchiesta sulla strage di Piazza Fontana e del processo spostato a Catanzaro dalla Cassazione, Emilio Alessandrini ci scherzava sopra con Gherardo Colombo "ci hanno scippato l'indagine, ma almeno ci hanno salvato la vita".
Purtroppo per lui la morte sarebbe arrivata per mano di un commando di Prima Linea che, con un'azione militare, lo uccise nella mattina del 29 gennaio 1979.
Alessandrini faceva parte di una generazione di magistrati che credeva nel suo lavoro e anche nella sua funzione: quel voler applicare una legge uguale per tutti che rendesse lo Stato credibile agli occhi di tutti i cittadini.
Non solo dei potenti o degli intoccabili: aveva toccato quei poteri che in Italia, oggi come allora, non si potevano toccare, i servizi deviati, i neofascisti e i loro protettori, il banchiere di Dio Calvi.

Presadiretta – Dio patria e famiglia

Che cos'è il dispositivo Pillon, cosa sta succedendo nelle famiglie italiane, come sono cambiate in questi anni di crisi?
Ma prima l'intervista all'ex ministro Carlo Calenda che parlerà del suo manifesto politico firmato da 140 mila persone.

L'anteprima della puntata – l'intervista a Carlo Calenda

La prima domanda è stata un commento sui fatti di Siracura e sulle persone a bordo della Seawatch: quello che sta succedendo a Siracura non ha niente a che vedere con l'immigrazione, è uno show montato da Salvini che aveva promesso di mandare a casa 600 mila clandestini e poi ha chiuso i centri.

Tutti dicono a Salvini che sull'episodio della Seawatch si stanno violando le leggi, eppure Salvini rincara la dose: Orfini e Salvini potranno essere messi sotto indagine, un linguaggio che si incarognisce..

E' sintomo del suo fallimento e ora sta montando un teatro che non ha nulla a che vedere con l'immigrazione e sulla sicurezza.
Un modo di parlare – quello dei suoi tweet – che non ha niente a che fare con la politica di governo.

Salvini deve andare a processo?
Io le carte non le ho viste e dunque non rispondo.

Il manifesto europeo di Calenda: sarà lei il leader del centro sinistra?
Mi candiderò e cercherò di far capire agli italiani che si deve stare in Europa in serie A, senza fare il lacché di Orban, abbiamo fatto sacrifici per stare in Europa.
I paesi di Visegrad sono contrari agli interessi italiani, drenano gli investimenti europei, si prendono le nostre aziende che delocalizzano, non si prendono gli immigrati, perché dovremmo allearci con loro?

Siamo europei è una piattaforma all'americana? Chi sono le persone che hanno aderito?
Dentro ci sono sindaci, persone dalle professioni, sarà un momento durissimo perché il paese entrerà in un momento di recessione e questo reddito di cittadinanza fatto così è folle.
Sono d'accordo ad un reddito di sostegno, ma non possiamo dire che il lavoro non ha valore.

Non sappiamo dove troveremo i soldi per finanziare questo reddito, al momento sappiamo che si rischia l'aumento dell'IVA. E' una politica contro il lavoro e contro la crescita.

Dentro il manifesto non c'è una parola di autocritica: Calenda ha risposto che all'inizio del manifesto c'è una critica a cosa si è fatto. Ma, ha ribattuto Iacona, manca una critica sull'austerity, su politiche per l'integrazione dei migranti.

Dobbiamo avere più laureati, dobbiamo investire nella scuola, non mi scandalizza la nomina di Lino Banfi.
Dobbiamo costruire un bilancio europeo con cui costruire politiche europee, come quella sulla gestione dei migranti: l'Europa potrebbe fare un bilancio europeo con la web tax.

Da un sondaggio fatto da LA7 PD assieme al manifesto di Calenda arriverebbe al 24%, un buon inizio, ma Calenda punta al 30%.

Calenda non esprime una indicazione sui candidati alle primarie, tutti hanno appoggiato il suo manifesto.

Dio patria e famiglia.

Pillon è un avvocato e fondatore dei family day, senatore eletto nella Lega: appena eletto ha affrontato un tema a lui caro, la famiglia, con un provvedimento di legge sull'affidamento condiviso dei figli, in caso di separazione.
Via gli assegni per il mantenimento, ma mantenimento in forma diretta.
Tempo paritario di permanenza dei figli coi genitori.
I figli non possono più rifiutarsi di stare con un genitore.

Per molti, una regressione nel passato che non tiene conto dei diritti dei minori.
“Noi, dal 1968 ad oggi abbiamo buttato fuori i padri dalla porta” racconta il senatore, che non ha accettato l'intervista con la giornalista di Giulia Bosetti.
Dovremo aspettare l'ultima audizione.

Che effetti potrebbe avere il DDL Pillon sulle famiglie divorziate?

L'associazione per il mantenimento diretto è favorevole al DDL Pillon: stanno raccogliendo le firme con dei chioschi, con iniziative in tutta Italia.
Denunciano che gli uomini separati sono discriminati dal mobbing delle ex mogli, la norma in vigore affida i figli alla mamma nella maggior parte dei casi.
I figli verranno mantenuti con dei capitoli di spesa, ogni genitore contribuirà a questi capitoli.

Monica Velletti, giudice a Roma ha spiegato come funziona veramente la legge: se i figli sono affidati alla mamma è perché spesso nella vita i figli sono cresciuti dalle mamme, nella vita precedente erano abituati a stare con loro.
Le donne curano i figli e prendono anche dei salari più bassi.
Negli accordi di separazione la divisione dell'affido del figlio al 50% non è mai applicata, senza assegno di mantenimento se uno dei coniugi guadagna di più potrà garantire al figlio un sostentamento migliore e questo non è corretto.

Servirebbero più risorse per le famiglie, perché la separazione impoverisce – la conclusione del giudice.
I dati sui divorziati e separati dicono che le donne sono peggiorate di più dopo la separazione: sono 900mila le donne divorziate con figli minori e molte di loro sono a rischio povertà.
L'assegno di mantenimento dei figli permette di riequilibrare un poco la situazione.

A Roma è presente l'associazione Salva mamme che aiuta le donne separate o sole in difficoltà: raccolgono giocattoli e altri prodotti per l'infanzia (come i vestitini per i bambini).
LA mancanza di uno stato sociale colpisce le donne abbandonate, vittime di violenze, con un ex coniuge che non versa alcun contributo.
Il DDL Pillon togliendo l'assegno, rende le donne ancora più deboli: la crisi ha reso poi le famiglie ancora più fragili e questo vale sia per i maschi che per le donne.

Servirebbero aiuti per i coniugi separati o soli per il mutuo, per l'affitto, per il mantenimento dei figli: uno stato serio dovrebbe occuparsi anche di questo.

Le associazioni di tutela delle donne puntano il dito anche su un punto che tocca la violenza sulle donne: padri e madri dovranno vedere il figlio col medesimo tempo, anche se ci sono casi di violenza.
Vincenzo Spavone è presidente di Gedef, vicino al senatore Pillon: raccontano alla giornalista che i padri separati sono oggi discriminati, per colpa di avvocati senza scrupoli che puntano ad aizzare le liti tra coniugi.

Spavone, in un incontro a Napoli, racconta che l'affidamento condiviso è nel contratto di governo e verrà fatto piaccia o meno e che la violenza domestica ha le tacchi a spillo. E' colpa delle donne insomma.
Il femminicidio non esiste, continua Spavone: il ddl Pillon non ha effetti sulla violenza, serve a sanare i privilegi che godono le donne rispetto agli uomini.
Le donne guadagnano di meno dei maschi? Che andassero a lavorare anche loro – la risposta di Spavone.

La violenza domestica dovrebbe essere valutata nei nostri tribunali, quando si deve decidere nei casi di affidamento condiviso – racconta il giudice del Tribunale dei minori Fabio Roia.
Le donne non denunciano la violenza solo per avere maggiori privilegi o benefici sul piano giudiziario: spesso, continua Roia, la violenza domestica non viene valutata in sede civile nei casi si separazione.

Sette omicidi su donne su dieci avviene in famiglia e la maggior parte di questi avviene nei primi tre mesi dopo la separazione della relazione: ma le relazioni dei servizi sociali spesso non tengono conto di queste storie di violenza.
Perché i tribunali civili e penali non si parlano.

Col DDL Pillon si dice che la violenza deve essere comprovata, per togliere l'affidamento condiviso: significa che si deve arrivare alla sentenza definitiva, dopo molti anni?
Bambini che hanno assistito ad una violenza domestica, dovranno essere affidati proprio al coniuge “violento”.

Il capitolo della mediazione familiare.

Per separarsi si dovrà sempre passare per una mediazione anche se si è stra convinti di separarsi. Quali le conseguenze per le coppie?
Il mediatore dovrebbe essere un supporto per evitare la via giudiziaria – così spiega questa parte Pillon stesso.

Esistono da anni associazioni che si occupano di mediazione, come GEA a Milano: la mediazione si fa per i figli, non per i genitori, non è una terapia di coppia – raccontano alla giornalista.
L'obiettivo è tutelare il minore: la legge invece ha come obiettivo di non far separare la coppia, che si traduce in un extra costo, nel business della separazione.
Nel DDL Pillon non è specificato che basta una sola seduta, anche gratis: è scritto in un articolo che, senza mediazione, non si può arrivare ad alcuna separazione.

Massimiliano Fiorin, avvocato e fautore della legge Pillon spiega il suo punto di vista sul divorzio: si deve tenere assieme la famiglia, il divorzio non è un diritto, se potesse costringerebbe le coppie a fornire “prove oggettive” prima di concedere il divorzio.

Eppure in Italia ci si sposa sempre di meno: aumentano invece i divorziati, soprattutto nella fascia 55-65 anni. Separazioni e divorzi sono un dato di fatto, che senso ha rendere più complessa la separazione di un rapporto che dietro dovrebbe avere una libertà di scelta di entrambi i partner.

L'impressione è che dietro il DDL Pillon ci sia proprio la libertà di scelta della donna: un altro punto della legge si chiama contrasto al fenomeno dell'alienazione parentale.
E' la sindrome per cui un bambino non vuole vedere uno dei genitori perché ha subito un lavaggio del cervello da parte dell'altro genitore.
La teoria dell'alienazione parentale nasce da un medico americano che ha lavorato in Germania: non è mai stata dimostrata la teoria di Gardner.
In un suo libro si dice che le donne hanno piacere ad essere battute, che la pedofilia è dentro ognuno di noi...
Sono teorie che fanno ribrezzo, spesso entrano nei tribunali creando disastri: è una teoria misogina che colpiscono le donne, che non si basano su alcuna ricerca.

La PAS è una sindrome che non è riconosciuta da alcuna associazione: perfino l'istituto superiore della sanità nel 2012 ha criticato questa sindrome, questa teoria.

Ci sono relazioni che arrivano nei tribunali dove si parla di alienazione: si è arrivati a casi di bambini mandati in una struttura come se dovessero curarsi.
Giulia Bosetti ha raccolto diverse testimonianze di donne, accusate di alienazione, a cui sono stati strappati i figli, affidati in una casa famiglia o al padre in via esclusiva.
Forse qualcuna di queste madri è veramente stata una madre problematica: ma si ha l'impressione di essere tornati ai tempi della caccia alle streghe.
Non esistono prove scientifiche per questa alienazione: ma nella legge è scritto, in due articoli, che se il figlio manifesta sintomi di questa alienazione, non vuole stare con un genitore, il giudice può disporre che il figlio sia affidato proprio a quel genitore.
Pur in assenza di evidenti condotte del genitore accusato di alienazione: caccia alle streghe, senza una base scientifica che può portare ad esiti drammatici.

Come racconta la storia di Federico Barakat, ucciso dal padre fuori dalla struttura dove doveva incontrarlo, a San Donato Milanese.
La madre aveva denunciato il marito per violenze, ma il giudice aveva stabilito che comunque il figlio doveva vedere il padre, in strutture protette.
Questo lo avevano stabilito le strutture territoriali, nonostante i segnali lasciati dal bambino: si doveva tutelare prima l'integrità del bambino.

Anche Antonella era stata considerata dai servizi territoriali una madre alienante, iperprotettiva.
Dietro c'è una gran voglia di restaurazione, di tornare indietro e cancellare tutte le lotte fatte dalle donne per conquistare i loro diritti civili.
Non c'è solo il DDL Pillon e le sue storture: c'è la lotta all'aborto, educazione sessuale, diritto di famiglia, l'affido dei figli, suicidio assistito.

Oggi, i difensori della famiglia, in realtà difensori della figura del padre padrone, hanno dei politici a loro vicini, in Parlamento e anche nelle amministrazioni locali e regionali.
Non è solo il senatore Pillon o il ministro Fontana.
C'è anche Fiore, il fascista Fiore, tra i difensori della vita e della famiglia.
C'è il senatore Ruggiero, che non ama la democrazia, auspica un Veneto indipendente e un mondo dove le donne stanno a casa e non lavorano.

C'è l'avvocato Fiorini vorrebbe abrogare la 194, parla di aborto come omicidio, da condannare con anni di carcere: vicino al leghista Salvini, anche se di posizioni religiose diverse.
Ma, qui, la religione, non c'entra nulla.

28 gennaio 2019

Intervistato (per modo di dire) da Giletti, ieri sera il vice presidente del consiglio Di Maio accusava le ONG di portare in Italia i migranti perché così si fanno pubblicità, perché così arrivano le donazioni.
Sentire queste accuse quando di mezzo ci sono persone che scappano dalla fame e dalla guerra, nei confronti di volontari che passano le giornate a salvare vite umane, fa tanticchia alzare il livello della pressione.

Anche perché, a voler dirla tutta, ci sono anche i politici e i non partiti che ci campano sui migranti, con la loro propaganda.
Tanto per chiarire, ecco qua due prime pagine di oggi, di quotidiani della destra italiana, quella tutta famiglia, rosario e crocifisso.
La destra che chiede ordine e sicurezza, ma agli altri.



Come è cambiata la famiglia italiana – le inchieste di Presadiretta


Come è cambiata la famiglia in Italia?
Che cosa prevede il disegno di legge sulle separazioni e l'affidamento dei figli arrivato in Commissione Giustizia al Senato? E' in atto una rivoluzione nel diritto di famiglia?
A PresaDiretta, un viaggio nella crisi della famiglia tradizionale, tra problemi economici, conflitti di coppia e nuovi modelli familiari. E poi il grave problema della violenza domestica e degli abusi sui bambini.

Nel corso della cerimonia per l'inaugurazione dell'anno giudiziario, i procuratori generali della Repubblica hanno ricordato i problemi che affliggono la macchina della giustizia (di cui si è occupata una puntata recente di Presadiretta): scarsità di risorse, la corruzione, l'emergenza dei roghi dei rifiuti al nord, le code per gestire le richieste d'asilo per gli immigrati.
E anche le violenze domestiche, i reati che scoppiano all'interno delle mura, per vari motivi e che purtroppo sempre più spesso, sfociano in dramma.

Secondo una ricerca dell'Istat, sono le donne separate o divorziate quelle maggiormente a rischio di subire violenze fisiche o psicologiche: il 51,4% contro una media nazionale (che già è pericolosamente alta) del 31,5%. I dati dell'Eures ci dicono poi che sette omicidi di donne su dieci avvengono in famiglia: la metà di questi avviene nei primi tre mesi dopo la rottura della relazione.

Com'è cambiata la famiglia italiana in questi anni di crisi, quali sono i suoi problemi, cosa sta facendo la politica per aiutare le famiglie?
Nel corso della puntata si toccheranno diversi argomenti: come la crisi economica e i posti di lavoro persi hanno influito sulle famiglie, contribuendo al fenomeno delle violenze domestiche (che comunque esisteva anche prima della crisi); l'aumenta dei single nelle grandi città; quali gli effetti del DDL Pillon sull'affidamento condiviso dei bambini nei casi di separazione.


Giulia Bosetti racconterà la storia del piccolo Federico Bakarat, un bambino di 9 anni, ucciso dal padre nel febbraio 2009: la madre aveva denunciato l'ex marito per stalking, ben otto volte, ma il giudice aveva stabilito che il padre potesse incontrare il figlio in luoghi presidiati, come all'interno della sede dei servizi sociali. Dove è stato ucciso con 34 coltellate dal padre che poi si è suicidato.
“Se avessero ascoltato il mio bambino, sarebbe ancora vivo, invece bisognava fargli vedere il padre” lo sfogo della madre: una decisione presa dai servizi territoriali, per il principio che il padre deve comunque vedere il figlio. Ma in primis bisognerebbe tutelare la vita dei bambini.
Oggi sembra tornato di moda il modello “Dio patria e famiglia”, ovvero il capofamiglia padre, la famiglia tradizionale dove la donna sta a casa e ha meno diritti. E meno tutele se deve difendersi in caso di violenze o pressioni psicologiche: una sorta di restaurazione, come denunciano i movimenti per i diritti delle donne.
Ad andare in questa direzione non c'è solo la riforma sull'affidamento condiviso del mediatore Pillon, ci sono anche le spinte per rivedere la legge sull'aborto, che in molte parti d'Italia non è applicata.

La scheda del servizio: Presa diretta Dio Patria e Famiglia
DIO PATRIA FAMIGLIA”Lunedì 28 gennaio 2019 alle 21.20 su Rai3OSPITE IN STUDIO IN APERTURA CARLO CALENDA EX MINISTRO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Riccardo Iacona apre la puntata con un'intervista a Carlo Calenda, ex ministro dello Sviluppo Economico, sul suo manifesto “Siamo Europei” e sulle più importanti questioni economiche del paese.
 
DIO PATRIA FAMIGLIA, un viaggio di PresaDiretta nella crisi della famiglia tradizionale, tra problemi economici, conflitti di coppia e mamme single. Una cosa è certa, in Italia ci si sposa sempre meno. Secondo i dati Istat, dal 1991 ad oggi, ci sono quasi 4 milioni di italiani sposati in meno, mentre sono quadruplicati i divorziati.Ma in che modo sta cambiando la famiglia in Italia? E in quale direzione va il disegno di legge presentato dal senatore Simone Pillon e attualmente in Senato sulla riforma del diritto di famiglia e l'affidamento dei minori in caso di separazione? Si tratta di rimettere al centro la figura del padre o di un attacco ai diritti acquisiti dalle donne?
Numerose le novità previste nel disegno di legge. La questione economica, con l’eliminazione dell’assegno per il minore e l’introduzione del “mantenimento diretto”, in pratica ogni genitore paga per ciò di cui il figlio ha bisogno. La “mediazione familiare obbligatoria” nei casi di separazione non consensuale. La cosiddetta “alienazione parentale”, ovvero il rifiuto di uno dei genitori da parte dei bambini coinvolti in casi di separazioni conflittuali, che prevede l’allontanamento del minore dal genitore presso il quale è collocato, in genere la madre.
 
PresaDiretta ha raccolto le storie, ascoltato le madri, i padri, le associazioni e gli esperti, ha sentito tutte le parti in gioco per capire cosa sta accadendo: come sta cambiando il diritto di famiglia?
E ancora, il grave problema della violenza di genere nelle famiglie. Un problema irrisolto, sul quale anche l’Istat suona un campanello d’allarme quando ricorda che le donne separate o divorziate subiscono violenze fisiche o sessuali in percentuale maggiore rispetto alle altre: il 51,4% contro il 31,5 della media italiana. Come affronta questo tema il disegno di legge Pillon?
 
E poi, come stanno cambiando le politiche sui temi della vita e della famiglia nel nostro paese? Il caso Verona e la legge sull’aborto. A ottobre scorso, il Consiglio Comunale ha votato una mozione che dichiara Verona “città a favore della vita” e stanzia finanziamenti a favore di associazioni antiabortiste. Cosa sta succedendo, è in atto un attacco alla legge 194?
Dio Patria Famiglia” è un racconto di Riccardo Iacona con Giulia Bosetti Marianna De Marzi Pablo Castellani

27 gennaio 2019

L'importanza del giorno della memoria


F.Guccini Lager

Un lager.
Cos'è un lager?
E' una cosa nata in tempi tristi,
dove dopo passano i turisti
occhi increduli agli orrori visti
(non gettar la pelle del salame!)

Cos'è un lager?
E' una cosa come un monumento,
e il ricordo assieme agli anni è spento
non ce n'è mai stati, solo in quel momento,
l'uomo in fondo è buono, meno il nazi Infame!
Ma ce n'è, ma c'è chi li ha veduti,
o son balle di sopravvissuti?
illegali i testimoni muti,
non si facciano nemmen parlare!

Cos'è un lager?
Sono mille e mille occhiaie vuote,
sono mani magre
abbarbicate al fili
son baracche e uffici, orari, timbri,
ruote, son routine e risa dietro a dei fucili
sono la paura l'unica emozione,
sono angoscia d'anni dove lì niente è tutto
sono una follia ed un'allucinazione
che la nostra noia sembra quasi un rutto
sono il lato buio della nostra mente,
sono un qualche cosa da dimenticare
sono eternità di risa di demente,
sono un manifesto che si può firmare.

Durante lo spiegone a Propaganda Live Marco Damilano spiegava perché serve ancora oggi la Giornata della memoria, il giorno dedicato alle vittime della Shoà, voluto dall'allora senatore Furio Colombo nel 2009.
La memoria non è solo un ricordo di qualcosa che è stato, un evento fermo nel nostro passato: la memoria è un valore che ci portiamo dentro e che ci serve per comprendere gli eventi del tempo presente.

Medidate che questo è statodiceva Primo Levi: il genocidio sistematico di una popolazione, quella ebraica, avvenuto in modo industriale, prendendo famiglia per famiglia, persona per persona.
Compilando moduli, mettendo uno in fila all'altro nomi di persone.
E assieme alle famiglie ebree, gli omosessuali, i rom, i detenuti politici.
E prima ancora le persone con tare mentali, persone con problemi di mente.
Tutte vite indegne di essere vissute.

Ricordare ciò che è stato significa andare alla ricerca dei perché tutto questo è successo, qui nella civile Europa, e pure in Italia dopo l'8 settembre 1943.
In questa giornata della memoria nei telegiornali, nelle trasmissioni di approfondimento (sempre troppo poche) passeranno le immagini già viste dei campi di sterminio, degli scheletri umani che camminano a stento, perché in quei campi i nazisti avevano rubato loro pure la dignità di esseri umani.
Ma per comprendere lo sterminio nazista non ci si può fermare ad Auschwitz e alle SS col teschio sul berretto: domenica scorsa avevo parlato della conferenza di Wansee, dove si posero le basi dello sterminio di massa. A quella conferenza presero parte alti burocrati della macchina dello stato tedesco, ciascuno era lì per dare il suo contributo, ai trasporti, alla macchina legislativa (affinché tutto fosse a norma di legge), per la compilazione delle liste piene di nomi.

Lo sterminio ha riguardato un grande numero di persone, direttamente. E poi altrettante persone che sapevano, che vedevano sparire queste famiglie, queste persone, e non si facevano domane.
"Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare".Sermone del pastore Martin Niemöller

Come si è arrivati a questa barbarie? Hannah Harendt nel suo libro più famoso, parla di banalità del male: si riferisce al suo giudizio su Adolf Eichmann, capo dell'ufficio IV B della Gestapo, dove si occupava della questione ebraica.

Il peggior male è quello commesso da chi vuole essere nessuno, da persone che rifiutano di essere umani, di avere dei pensieri, di ragionare con la propria testa.
Fin dai tempio di Socrate e Platone, siamo soliti considerare il pensiero come quella conversazione, quel silenzioso dialogo tra che c’è tra me e me stesso. Rifiutando totalmente di essere una persona, Eichmann ha scelto di rinunciare a completamente a quella che consideriamo l’unica, e più peculiare qualità umana, quella di essere capaci di pensare, di conseguenza non è stato più in grado di poter dare alcun giudizio morale.Questa sua incapacità di pensare, ha dato la possibilità a molti dei cosiddetti esseri umani ordinari di commettere azioni riprovevoli su vasta scala mondiale, molte azioni che nessuno aveva visto prima.È vero, io ho voluto considerare questi argomenti solo da un punto di vista filosofico.[Discorso finale di Hannah Arendt ai suoi studenti nel film di Margarethe Von Trotta ]


Questa è la banalità del male, che non significa che quel male sia meno doloroso, meno importante: è il male prodotto da uomini incapaci di pensare, uomini comuni che hanno compiuto azioni mai viste.

Qui tutto si ricongiunge col tempo presente: anche oggi viviamo un tempo in cui non si riesce più a riconoscere a tutte le persone, anche quella con la pelle di un colore diverso dalle nostre, gli stessi diritti.
Anche oggi ci sono persone, che vengono lontano, a cui abbiamo tolto tutti i diritti, tutta la dignità.
Anche oggi ci sono persone sballottate come pacchi, in mezzo al mare, costrette ad elemosinare un aiuto, che i governi europei considerano come invasori, come nemici da additare al popolo.

Certo, i campi di sterminio non ci sono più.
Quanto meno non ci sono più da noi, sono lontani, lontani dai nostri occhi in modo che non vadano a turbare le nostre coscienze.
Tutto questo succede quando si smette di ragionare con la nostra testa, quando si smette di pensare e si usano le parole di altri, quando si spoglia la persona che ti sta davanti di ogni dignità, di ogni diritto.
Così ritorna il male, nell'indifferenza e nell'assuefazione generale.

E un lager. Cos'è un lager?
Il fenomeno ci fu. E' finito!
Li commemoriamo, il resto è un mito!
l'hanno confermato ieri al mio partito,
chi lo afferma è un qualunquista cane.
Cos'è un lager?
E' una cosa sporca, cosa dei padroni,
cosa vergognosa di certe nazioni
noi ammazziamo solo per motivi buoni,
quando sono buoni? Sta a noi giudicare.

Cos'è un lager?
E' una fede certa e salverà la gente,
l'utopia che un giorno si farà presente
millenaria Idea, gran purga d'occidente,
chi si oppone è un giuda e lo dovrai schiacciare.

Cos'è un lager?
Son recinti e stalli di animali strani,
gambe che per anni fan gli stessi passi
esseri diversi, scarsamente umani,
cosa fra le cose, l'erba, i mitra i sassi
ironia per quella che chiamiam ragione,
sbagli ammessi solo sempre troppo dopo
prima sventolanti giustificazione,
una causa santa, un luminoso scopo
sono la consueta prassi del terrore,
sempre per qualcosa, sempre per la pace
sono un posto in cui spesso la gente muore,
sono un posto in cui, peggio, la gente nasce.

E un lager. Cos'è un lager?
E' una cosa stata, cosa che sarà,
può essere in un ghetto, fabbrica, città
contro queste cose o chi non lo vorrà,
contro chi va contro o le difenderà
prima per chi perde e poi chi vincerà,
uno ne finisce ed uno sorgerà
sempre per il bene dell'umanità,
chi di voi kapò, chi vittima sarà
in un lager.

25 gennaio 2019

Addicted, di Paolo Roversi


Offenburg, Germania. 1994 
Al commissario Jürgen Fischer quel nome non era mai sembrato così appropriato come durante quella vigilia di Natale: Foresta Nera. Indicava l'immenso bosco che circondava e inghiottiva con i suoi possenti abeti borghi e strade della regione del Baden-Wurttemberg, una zona che si estende, da nord a sud, per centinaia di chilometri. Ovviamente l'origine di quell'appellativo era da attribuirsi alla fittissima vegetazione, anche se in quel momento il colore predominante nel paesaggio era il bianco.

Se devo pensare ad un thriller che mi piace, ecco, dovrebbe essere come questo: veloce, pieno di colpi di scena, con una tensione che sale fino alla fine.
E con un richiamo, nemmeno troppo nascosto, col con il libro di Agatha Christie, “10 piccoli indiani”: un tributo alla maestra del giallo e degli incastri perfetti da parte di Paolo Roversi che in questo romanzo parla di dipendenze, di persone alle prese con manie che ne condizionano la vita.
Manie a cui la dottoressa Rebecca Stark ha trovato un ingegnoso metodo per curarle: tanto ingegnoso che il suo ultimo paziente, un magnate russo molto ricco, Grigory Ivanov, decide di assumerla per metterla a capo di una sua clinica, la prima di una serie, dove far curare una clientela selezionata di addicted.
«Crede davvero di guadagnarci?». 
Lui scoppiò a ridere di gusto. 
«Guadagnarci? Dottoressa, io farò soldi a palate con queste cliniche! Ci pensi un attimo: quasi ogni persona su questo pianeta soffre di una mania, di una fobia, di un'addiction, che lo tormenta da tutta la vita e dalla quale vorrebbe liberarsi. D'ora in avanti potrà farlo grazie a lei e alle cliniche Sunrise!»

Convinta anche grazie ad un generoso assegno, la dottoressa Stark abbandona la sua Londra per atterrare in Italia, precisamente in Puglia, a Bari, all'interno di una masseria in piena campagna, lontano da occhi indiscreti, ristrutturata per l'occasione e trasformata in un resort.
Un resort, la clinica Sunrise, per una clientela selezionata e che poi farà da testimonial in tutto il mondo per attirare altri clienti.
Le sette persone scelte soffrono delle più disparate dipendenze: Lena, tedesca di Stoccarda, con la sua dipendenza con la forma fisica e incapace di gestire la rabbia; la dipendenza di Jian è legata alle vite sessuali degli altri, che spia via internet, incapace di vivere una sessualità con persone in carne ed ossa; Rosa è un'adolescente svizzera, incapace di staccarsi dal suo cellulare su cui si offre, a sconosciuti; Claudio è un avvocato italiano che scommette su tutto, senza possibilità di fermarsi; Julie è una manager francese con un problema di sesso, di cui ha sempre bisogno; Tim è un broker di borsa americano con una sua addiction per la coca; Jessica è infine una ragazza olandese che non riesce a smettere di farsi del male.
Rabbia, vouyer, esibizionismo, gioco d'azzardo, abusi sessuali o attenzioni morbose da bambini: dietro queste addiction c'è un mondo, un mondo di sofferenze e dolore che hanno poi portato a queste malattie.

Questo è quanto avviene nel tempo presente del romanzo: in un gioco di avanti e indietro nel tempo, il lettore viene portato dentro un brutto delitto avvenuto nel passato, in Germania all'interno dei boschi della Foresta Nera.
E' l'efferato omicidio del signor Neumann, di cui si deve occupare il commissario Fischer: un uomo trovato morto all'interno di una radura imbiancata dalla neve, a cui l'assassino ha prima tagliato la gola, decapitandolo quasi, poi entrambe le mani.
All'interno della casa del morto il commissario e la guida che lo ha accompagnato trovano due bambini, rannicchiati vicino al fuoco e spaventati: vivevano in quella casa da soli assieme al padre, isolati quasi dal mondo, da dopo la morte della madre.
Chi è stato a fare quella violenza al loro padre?
«Era l'uomo nero». 
«Hai detto l'uomo nero?» 
«Sì, l'uomo nero che si nasconde nella foresta!» 
Adesso l'assassino che stava cercando aveva un soprannome: der schwarze Mann vom Schwarzwald, l'uomo nero nella Foresta Nera...

Chi è l'uomo nero e come mai ha ucciso in quel modo quell'uomo?

Torniamo all'oggi, alla clinica Sunrise: i sette pazienti arrivano, molto riluttanti alla masseria. Dopo il benvenuto di rito, vengono catechizzati sulla cura che dovrà liberarli per sempre dal loro male.
Un mese assieme, alle prese con la fatica fisica nell'orto, in mezzo alla campagna, separati da ogni strumento tecnologico, senza smartphone dunque, senza internet e nemmeno televisione o radio.
Solo loro, che dovranno vivere assieme, superare assieme le prove e le tensioni che prima o poi scoppieranno, anche a causa dei loro caratteri così diversi.
Qualcuno con una indole più dominante, altri più remissiva.
Passano i primi giorni, sembra che la cura stia funzionando: i sette pazienti della clinica riescono a confessare la loro dipendenza ciascuno agli altri, durante una prova comune.

Ma in coincidenza di un forte temporale che trasforma la campagna attorno alla masseria ad un mare di fango, iniziano a succedere i primi imprevisti. Le prime regole stabilite dalla dottoressa Stark sono violate.
E ci sono i primi abbandoni: ma non si tratta di pazienti che scappano dalla clinica. Come nel romanzo di Agata Christie, un assassino ignoto inizia a far fuori i sette pazienti, mettendo in pericolo perfino la vita di Rebecca, del suo assistente Dennis, che è anche un amico fidato dai tempi di Londra e di Klaus, l'uomo di fatica mandato nella masseria dal magnate russo.
Un assassino che non può essere che uno di loro: la paura, il non potersi fidare l'uno dell'altro, li mettono uno contro l'altro, in un gioco di sospetti incrociati.
In quel momento era spaesata, persa, in preda all'ansia. E aveva in mente solo il quadro di Munch, L'Urlo. Era la rappresentazione plastica dello stato d'animo che l'affliggeva mentre saliva incerta le scale. Cercava di non darlo a vedere ma respirava a fatica, il cuore le batteva all'impazzata e aveva la sensazione che qualcuno fosse seduto sul suo petto. Provava un'angoscia feroce che non riusciva a tenere a bada. Sospirò per scacciare un presentimento funesto e si fece coraggio ..

Chi è questo misterioso assassino e perché sta ammazzando quelle persone una dopo l'altra?
Attenzione, non fatevi ingannare anche voi. Da una malattia, da una addiction, non sempre si può guarire ...

La scheda del libro sul sito di Sem libri
I link per ordinare il libro sul sito di Ibs e Amazon

La strage di Pioltello

Un anno fa presso la stazione di Pioltello, alle porte di Milano, un convoglio di Trenord usciva dai binari, due carrozze finivano accartocciate causando la morte di 3 persone e 49 feriti.
Passato un anno dalla strage di Pioltello, quello che sappiamo è che la causa più probabile è stata una zeppa messa sotto un giunto come riparazione temporanea, in attesa di lavori di manutenzione mai fatti. Che ci fossero problemi su quel tranno di linea in gestione a RFI era noto almeno da qualche mese.

Le tre persone morte erano tre donne che dalla provincia si muovevano verso Milano per lavoro: si può morire per un discorso di carenza di manutenzione in questo paese dove si invocano maggiori infrastrutture (a breve la regione stanzierà 400 milioni per una nuova autostrada tra Cremona e Mantova che affiancherà un tratto dell'incompiuta Tirreno Brennero), interi schieramenti si mobilitano per il TAV in val di Susa e poi abbiamo ancora linee a binario unico poco sicure.

Di treni pendolari si parla solitamente o quando c'è un incidente o quando c'è uno sciopero.
Ecco, piacerebbe che se ne parlasse tutti i giorni, perché non è normale morire mentre si sta andando al lavoro su un treno.

24 gennaio 2019

Le prime pagine dei giornali




Le prime pagine dei giornali raccontano bene lo spirito e le idee di chi ci scrive sopra: a Libero, per esempio, mica si sono accorti di aver scritto una frase offensiva. Pazienza.
Al Giornale invece sono scandalizzati che i soldi per il reddito di cittadinanza arrivino pure ai clochard.
Orrore, signori, ma dove vogliamo arrivare? 
Infine Repubblica, che in Venezuela parla di rivolta e non di golpe (e magari un giorno scopriremo che dietro c'è l'appoggio dell'America di Trump).

Nessuno dei giornali di cui sopra ha messo in prima pagina un articolo dedicato al sindacalista genovese Guido Rossa, ucciso dalle BR perché aveva scelto di non voltare la testa dall'altra parte per quieto vivere.
Guido Rossa era comunista, sindacalista della CGIL, e forse questo dà fastidio ai signori della nostra destra, che di solito tende a mettere tutto assieme, BR e partiti di sinistra.
Rimanendo sull'attualità, nessuno di questi giornali ha ritenuto opportuno mettere in prima pagina la notizia dell'ultima inchiesta sulla ndrangheta in Val d'Aosta: nessuna regione al nord, specie nelle zone dove girano soldi, è immune al rischio colonizzazione da parte delle mafie.
Chissà se Salvini andrà in valle in rappresentanza dello Stato? E con quale divisa?

23 gennaio 2019

Le tre piaghe del paese


E’ nella terza e più grave di queste piaghe, che veramente diffama la Sicilia ed in particolare Palermo agli occhi del mondo….eee lei ha già capito, è inutile che io glielo dico, mi vergogno a dirlo…….. è Il Traffico… troppe macchine… è un traffico tentacolare, vorticoso che ci impedisce di vivere e ci fa nemici famiglia contro famiglia…[Johnny Stecchino - 1991]

Parafrasando Johnny Stecchino, le tre piaghe di oggi di questa Italia sono i gay (già buono che Libero non abbia usato altre espressioni), gli immigrati e i buonisti delle ong.
Non la ndrangheta, per dirne una, che si è andata ad infilare perfino in Val d'Aosta (e noi che leggiamo le inchieste di Rocco Schiavone scritte da Manzini sapevamo già tutto).

Generazione anni 80

Non è un caso la scelta di Lino Banfi da parte del vice numero 1 (o due) Di Maio e nemmeno la piccata risposta del vice numero 2 Salvini (o numero 1) perché Jerry Calà o Umberto Smaila no?
Non è un caso perché questi sono gli effetti della generazione anni 80, gli anni in cui è cresciuto il capitano e gli anni della nostalgia per il ministro del sorriso perenne.
I cinepanettoni, i paninari di San Babila, l'Italia che si illudeva di essere potenza mondiale a colpi di svalutazione della lira e di indebitamento che sarebbe ricaduto sulle generazioni future.

Il problema non è la scelta di Banfi in sé, ma la sua uscita sui laureati, sullo snobismo della sinistra che fanno pensare ancora una volta che non importa chi sei o csa hai fatto, ma quanto stai simpatico a chi governa.
Erano gli anni della grande illusione, gli '80, forse per questo qualcuno torna a parlare di boom.

22 gennaio 2019

La miniera d'oro dei migranti

Quella dei migranti è una miniera d'oro per la propaganda di tutti i colori, di tutte le latitudini.
A questa può attingere il m5s e usare la moneta coloniale francese per attaccare Macron (il Renzi francese) e così rifarsi quella verginità persa per l'alleanza con Salvini.
Ma è una miniera che funziona anche per il governo francese che, scandalizzato per le uscite di Di Maio può fare il suo bel richiamo al nostro ambasciatore.
Delle destre italiane si è già detto: è finita la pacchia, porti chiusi, meno sbarchi meno morti, sono gli slogan di Salvini che (dicono i sondaggi) a furia di queste sparate si sta mangiando gli elettori di tutto il centro destra.
I libici (intesi come le milizie, le tribù, quella specie di governo che abbiamo riconosciuto) usano i migranti in arrivo dal sud come arma di ricatto contro Italia ed Europa per avere più soldi.

Dalla questione sui migranti riescono tutti a portare acqua al proprio mulino. Eccetto i migranti.
Che non sono aiutati a casa loro, né fai francesi e nemmeno dagli italiani (noi siamo presenti in Nigeria e qualcosa in più in quel paese potremmo farlo).
Né da chi governava prima, né da quelli che governano oggi, distanti anni luce politicamente ma uguali sulla gestione dei migranti.

Matteo Renzi che ieri, in Parlamento, ha introdotto anche il tema dei rimpatri, caro all’elettorato della Lega sui quali, secondo il presidente del Consiglio, non ci devono più essere «tabù neppure a sinistra» [Il sole 24 ore]

Di Maio “Il posto degli africani è l’Africa, non il fondo del mare” [Il Fatto Quotidiano]

Presadiretta – la guerra dei dazi (e l'intervista a Cantone)

Il nuovo codice degli appalti, i provvedimenti del governo contro la corruzione: queste le domande di Iacona al giudice Raffaele Cantone, presidente dell'autorità anti corruzione, in una puntata dove si parlerà della guerra dei dazi diTrump. Cosa può fare l'Europa per non finire stritolata?

L'intervista a Raffaele Cantone

La corruzione è una malattia che rischia di distruggere il paese: tutti i partiti si schierano contro la corruzione, ma a che punto è la lotta alla corruzione?
Ci sono chance di ottenere dei risultati, non si può eliminare, ma riportarla entro valori fisiologici. Oggi siamo migliorati negli indici di Transparency, per la maggiore consapevolezza della corruzione da parte dei cittadini.
Il codice degli appalti non va nella direzione giusta, come anche l'affidamento diretto degli appalti (come era già emerso in mafia capitale): la norma del governo parla di tre preventivi ma non dice come vengono acquisiti, non c'è pubblicità per invitare nuovi concorrenti.
Il rischio è che queste cose sperimentali (il nuovo codice) poi siano usate dalle persone disoneste.

Di Maio ha attaccato il codice degli appalti, come nemmeno Conte: ma non sono regole e codici a frenare l'economia.
LA corruzione è sabbia nel motore, non olio nel motore.

La manina che ha introdotto nel decreto spazza corrotti, per trasformare il peculato in malversazione.
Nello spazza corrotti ci sono cose buone, come l'agente infiltrato: gli avvocati nei processi per peculato hanno provato a far applicare la nuova legge, non riuscendoci.

Le gare al massimo ribasso continuano ad esserci e il codice degli appalti è ancora monco.
Il codice è entrato in vigore solo per un terzo, mancano il DPCM che avrebbe creato la qualificazione delle stazioni appaltanti, ovvero non tutti gli enti possono fare appalti, tipicamente i comuni piccoli.
La rivoluzione che doveva portare è che tutti gli enti possono fare appalti, perché si crea una nuova cultura, c'è meno confusione nelle regole, i tecnici sono preparati ed efficienti.
Invece dove c'è inefficienza c'è corruzione.

Sulla prescrizione Cantone pensa che non sia sufficiente toglierla per rendere più veloci i processi: ho stima nel ministro Bonafede, ma ho sentito tanti ministri parlare di riforme epocali, ma poi è cambiato poco.

Cosa pensa di questa Italia che chiude i porti e considera le ONG come gli scafisti?
Non mi riconosco in questa Italia, l'accoglienza è nel nostro dna, ma delle regole vanno messe e devono coinvolgere tutta l'Europa. L'Italia deve essere il porto dell'Europa: ma pensare che non si vada a salvare qualcuno in mare dopo un sos, è qualcosa di agghiacciante.

La guerra dei dazi.

Dalla guerra dei dazi dipende l'export del nostro made in Italy: la guerra è stata aperta da Trump nel 2018, per difendere le aziende e i posti di lavoro americani.
Ha alzato dazi contro i produttori di pannelli fotovoltaici, poi sulle importazioni di acciaio e alluminio: una guerra che ha colpito tanti paesi nel mondo, col risultato che poi altri paesi come la Cina hanno a loro volta alzato i loro dazi.
L'Europa ha firmato trattati di libero scambio col resto del mondo: col Giappone e col Canada (il CETA che abbatte del 98% i dazi doganali dei prodotti scambiati tra Europa e Canada).

Ma i partiti europei, non solo i sovranisti, sono contrati a questi trattati bilaterali: c'è paura di essere invasi da merci e prodotti stranieri, per il peso delle multinazionali che non garantiscono gli stessi standard di sicurezza.
LA leader canadese del movimento NoCeta (Barlow) si dice contraria al trattato: è pensato per le multinazionali, che usano il glifosato nei campi e gli ormoni nella carne.
Quando ci saranno delle controversie tra le multinazionali e i paesi, per poter vendere questi prodotti a bassa qualità, il loro peso varrà molto più delle nostre tutele della salute.

Anche Coldiretti si è mobilitata contro il CETA: anche in questo accordo sono riconosciuti decine di prodotti DOP, non difende a sufficienza i nostri prodotti in Canada.
I prodotti con “italian sound” continueranno ad essere venduti e poi, continua coldiretti, la lista è troppo corta, sono poche le 41 DOP riconosciute.

Ma sono prodotti di nicchia, si difendono i sostenitori del Ceta.

Contro il Ceta si sono incontrati anche politici come Salvini e Di Maio: i funzionari italiani che sostengono il CETA saranno rimossi, ha minacciato Di Maio davanti i delegati della coldiretti.

Ma ci sono associazioni favorevoli a questo accordi, come Confagricoltura e Cia fino a Confindustria: dobbiamo aprirci agli altri paesi per mantenere questo livello di export, per non rimanere schiacciati dai due giganti, Cina e America.
Grazie all'industria noi esportiamo 442 miliardi: con questo accordo ci siamo difesi dai paesi a basso costo di manodopera, spiega il presidente Boccia.

Di diverso avviso i partiti di destra, come FDI, in nome della tutela dei più deboli; dello stesso parere anche Sinistra Italiana, perché c'è poca chiarezza sugli arbitrati internazionali.
Nel campo del centrodestra è rimasta solo Forza Italia a difendere il CETA: le esportazioni verso il Canada sono cresciute dell'8% l'anno scorso.
Il Partito Democratico è sostenitore dell'accordo: Gentiloni ha elogiato l'abbattimento dei dazi, la tutela dei nostri prodotti, noi siamo i paesi che ne trarrà maggior beneficio.

Cosa ne pensano i produttori, in Italia? E cosa sta succedendo in Canada coi nostri prodotti?

Iacona e i suoi giornalisti hanno girato il paese per capire cosa ne pensano i nostri produttori: a Sassari è andato da un pastore che produce il pecorino DOP.
Il 60% della superficie della Sardegna è dedicato alla pastorizia, qui nasce il famoso pecorino romano, un marchio di qualità riconosciuto nel mondo grazie ad un consorzio che produce 1,2ml di forme l'anno che poi finiscono nei mercati del mondo.
I produttori di formaggio hanno investito in tecnologia e qualità, hanno lavorato sui sistemi di stoccaggio del latte, i sistemi di lavorazione all'avanguardia, tutti i processi sono sottoposti a controlli, fino alle analisi chimiche finali.
C'è infine un legame forte tra prodotto e territorio: il pecorino romano è fatto solo con latte di pecore sarde.

Salvatore Palitta, presidente del consorzio, riconosce che nel trattato col Canada ci sono aspetti innovativi perché riconosce quel marchio sul mercato canadese, i volumi di export sono cresciuti del 61% in un anno.
L'aspetto negativo è il costo del latte, troppo basso per garantire un giusto guadagno ai pastori: Palitta non dà la colpa alla globalizzazione, ammette che è colpa dei produttori, che spesso si muovono in modo diverso, ognuno fa un prezzo diverso, magari ci si fa la guerra uno con l'altro con un prezzo più basso.
Si vende al 10% di meno del costo del pecorino: perché non si fa una sola politica dei prezzi tra i produttori, per arrivare ad una situazione in cui tutti ne traggono beneficio.

Anche il Provolone, il gorgonzola, il montasio, la mozzarella, il grana padano e il parmigiano reggiano hanno aumentato le esportazioni: crescite a doppia cifra a volte.
Crescita confermata anche da Assolatte, associazione dei produttori di latte: pur con qualche problema, è meglio di una situazione senza accordi e senza regole, come era prima.

Il comparto del latte cuba circa 15 miliardi di euro l'anno: ma i benefici non sono solo per i prodotti DOP, ma anche per prodotti di nicchia.

Basile è un imprenditore agricolo calabrese: i suoi formaggi sono venduti anche in nord America, nella sua Fattoria della Piana, un sistema ad economia circolare, non si butta via niente, gli scarti delle aziende agricole sono usate per creare energia.
Carmelo Basile continua a pagare il latte ai produttori il 10% in più del valore di mercato, mantenendo il fatturato: con lo sfruttamento non si ottiene niente, risponde ad Iacona.
A questi numeri ha contribuito il CETA: l'export in Canada è aumentato del 65%, un ottimo risultato, anche se il pecorino calabrese non è nella lista dei 41 prodotti DOP.

Le copie dei prodotti italiani, dice Carmelo Basile, sono un qualcosa che ti riconosce di avere qualcosa in più: oggi il modello della Fattoria della Piana è osservato, studiato anche dai giapponesi, da altri paesi europei.
“Oggi è finita l'epoca dello sfruttamento, il futuro è l'economia circolare: non c'è impatto per l'ambiente”: Carmelo non ha paura del Ceta, degli arbitrati, del peso delle multinazionali. Non bisogna chiudersi, dobbiamo essere più bravi noi degli altri, non avere sempre paura.

Iacona è andato a visitare i prosciuttifici del San Daniele: alla Prolongo producono questo prodotto secondo le norme rigide (solo sale marino, niente conservanti).
Anche questo marchio è oggi riconosciuto in Canada, come anche il Prosciutto di Parma, che ha combattuto negli anni passati per poter vendere il loro prodotto con la denominazione “Parma”.
Questo prosciutto veniva venduto con un nome inventato, perché prosciutto di parma era registrato da un'azienda canadese. Questo prima del Ceta.

Per esportare con questi livelli, gli stabilimenti visitati da Iacona devono mantenere alti standard di qualità, di pulizia, di igiene, spendendo molta parte del guadagno per realizzare impianti all'avanguardia.
Senza export queste aziende non avrebbero fortuna, perché il mercato italiano ristagna da anni: puoi anche essere bravo nel fare il tuo prodotto, ma se poi non riesci a venderlo, sei rovinato.

E' la storia degli orafi italiani: i migliori al mondo, ma i dazi hanno chiuso i mercati di questa industria, perché spesso i costi di questi dazi erano superiori al valore del prodotto.
Come per il settore del latte, anche questi orafi si sono salvati grazie agli accordi come il CETA, che hanno aperto nuovi mercati.

Il viaggio in Canada: cosa sta succedendo ai nostri prodotti in Canada, è veramente tutt'oro quello che luccica?
E poi, corriamo veramente il rischio di importare grano col glifosato o carne con gli ormoni?
Sul mercato canadese troviamo prodotti italiani affiancati da prodotti locali, con nomi simili che richiamano il nostro paese. Ma sulle etichette c'è sempre scritto made in Canada, mentre sui nostri prodotti sta scritto made in Italia.
E' tutto nelle mani dei consumatori che ricercano i marchi DOP, che sono ancora garanzia di qualità.

In Canada è andata l'assessore della regione Emilia Romagna, come testimonial dei 12 prodotti emiliani dop riconosciuti dal CETA: si difendono i prodotti e anche i lavoratori che stanno dietro.
Non solo nel settore alimentare, ma anche nel settore del vestiario: Loro Piana, Zegna, Armani, Cucinelli sono marchi molto apprezzati dai canadesi. Lo stesso discorso vale per le scarpe italiane e dei gioielli italiani.

L'Italia esporta in Canada tre volte di più di quanto importa: ora le tonnellate di formaggio europeo sta causando problemi sui produttori canadesi, che non ricevono sussidi dallo Stato e lamentano un crollo delle vendite.
I perdenti del CETA sembrano essere i piccoli formaggiai del Quebec, gli agricoltori che producono il grano (l'export del grano canadese è crollato proprio per il glifosato, non per il CETA).

La carne dei bovini canadesi cresce con l'aiuto degli ormoni, ammessi dagli standard di questo paese: con gli ormoni la bestia cresce più in fretta e i produttori sono più competitivi – dicono.
Ma il CETA vieta l'esportazione della carne con ormoni: così gli allevatori per esportare da noi devono allevare gli animali secondo un disciplinare precisi, in recinti separati, sottoponendosi a controlli periodici.

Il CETA, a quanto abbiamo potuto vedere, non ha abbassato gli standard sulla salute, non ha danneggiato i produttori, ha consentito a molte aziende di poter continuare ad andare avanti.
Cosa farà ora il governo del popolo?