10 gennaio 2019

Al mare con la ragazza di Giorgio Scerbanenco



Arrivarono, col fango fino alle ginocchia, alla grandiosa pozzanghera lasciata dalla pioggia che durante la notte aveva allagato il melmoso e sconfinato spiazzo cosparso di grattacieli, lontani uno dall’altro, quasi nemici, già logori anche se nuovi, senza vere strade che li unissero, collegati alla città da carrai e sentieri che facevano bestemmiare i guidatori ..

Due bambini, Ona e Dui che si affacciano alla grande pozzanghera in mezzo ai grattacieli già fatiscenti di una periferia immaginaria ma reale di Milano.
E, poi, sempre questi due ragazzi ora cresciuti, sempre negli stessi grattacieli, sempre alle prese con la stessa vita, uguale. Ma con la voglia di andare a vedere il mare.
A quest’epoca, Dui e Ona sono divenuti Duilio e Simona e hanno commesso il peccato originale.

Due ragazzi come tanti, appartenenti a famiglie povere perché oneste, come tante, nella Milano post boom economico come anche nella Milano di oggi.

Al mare con la ragazza è un romanzo di Giorgio Scerbanenco con dentro una forza incredibile: una forza nel raccontare un mondo fatto di persone tagliate fuori dal destino, nate nella parte sbagliata della grande Milano (la Milano del 1969). Una forza che nasce anche dal linguaggio scelto per questo racconto, in presa diretta, che segue queste persone mentre si muovono, mentre pensano, passando dall'una all'altra in un movimento fluido e continuo, come una cinepresa che non stacca mai l'inquadratura.

Perché Scerbanenco non è solo l'autore dei gialli della quadrilogia con protagonista Duca Lamberti (il medico radiato che faceva le indagini per la polizia, accompagnato da Mascaranti): come scrive Piero Colaprico nella prefazione, è come se ne esistessero due di autori con lo stesso nome. Uno che racconta la mala, la città in trasformazione, che fa eseguire le indagini della polizia ad un medico, in cui il lettore segue la storia attraverso gli occhi di Duca Lamberti.

Ce n'è un altro di Scerbanenco: quello della raccolta Milano Calibro 9 o di romanzi come questo dove il punto di vista del racconto è molto più intimo.
Ci sono sempre criminali, piccola delinquenza, storie nere, la violenza.

Sotto i grattacieli di un quartiere di Milano, vediamo Duilio e Simona che si ritrovano, si amano, che crescono in un contesto dove non possono scappare, dove non possono ambire ad alcun cambiamento, possibilità di scappare via.
Appartenevano a due famiglie miserabili e disgraziate, continuò a spiegarle, ed erano quasi le stesse parole che da mesi e mesi Innocenzo gli soffiava alle orecchie, disgraziate perché oneste;

Volevano solo andare a vedere il mare, il mare vero, quello che bagna i piedi, quello da cui spira la brezza leggera del mattino. Non la grande pozzanghera al centro dei bianchi grattacieli: il mare che avevano sognato da bambini quando erano così felici e così incoscienti
.. voleva soltanto essere un poco felice con lui, come quando avevano sei o sette anni, e l’estate dopo speravano di andare al mare,

Per inseguire questo sogno arriveranno, su consiglio di Innocenzo, un amico di Duilio, a fare un colpo in un garage: una cosa semplice, ha pensato a tutto lui, devono solo seguire il suo piano.
Il proprietario del garage è uno che ama appartarsi con delle ragazzine che questo Innocenzo gli procura e loro dovranno approfittare di questo per prendersi la cassetta coi soldi..

Edoarda, o Arda, Ardina, invece arriva da tutto un altro contesto milanese: un lavoro impiegatizio, una casa, degli amici. La incontriamo chiudere una cena tra amici, assieme all'amico fidanzato (non fidanzato) Ernesto nello stesso luglio torrido, dove si parla delle prossime vacanze.
Vacanze che passerà da sola, ancora una volta, perché quel suo rapporto con Ernesto non ha portato a nulla.
.. si fermò semplicemente e semplicemente la guardò e vide in lei quello che lui aveva in sé, qualche cosa che Innocenzo non aveva immaginato che potessero avere: tristezza. Colavano tristezza tutti e due come la candela cola cera ..

Edoarda, Duilio e Simona. Tutti e tre si ritroveranno (in qualche modo) al mare, a Lignano, dopo un lungo viaggio che in realtà è anche una fuga.
Dalla rapina finita male, per i due ragazzi.
Da una vita che non ha più significato, piena solo della sua solitudine, per Edoarda.
«Stasera siamo al mare», le disse, finalmente. Sarebbero andati al mare: non era più la pozzanghera di quando erano due stupidi bambini, o il laghetto, o il mare visto nei film: era il mare vero,

Un incontro che cambierà la vita per a tutti e tre, portando forse un filo di speranza, dopo tanto dolore. Tre persone così diverse, così vicine

In questo romanzo non c'è solo la violenza, un destino che spinge forse troppo facilmente due ragazzi verso il crimine. C'è anche una grande delicatezza nel raccontare le persone, le loro ferite, il loro male oscuro: una delicatezza nel modo in cui mette in luce certi particolari, in cui racconta le storie in cui sono coinvolti.
Una delicatezza che non può che nascere dalla passione dell'autore nel voler raccontare proprio queste persone, le persone sfortunate di questa Milano e le loro storie brutte, tragiche, come una forma di empatia per gli ultimi.
Non si può spiegare altrimenti gli sprazzi di poesia e di dolcezza che si intercalano alle pagine dove si parla di juke box, di strade in mezzo alla campagna, di pensioni e di quei palazzoni dove la vita delle persone scorre sempre uguale.
Lui era lì, in mezzo alla strada, a cuocersi al sole, e le impediva il passaggio, da una parte e dall’altra.

La scheda del libro sul sito di Garzanti
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