14 gennaio 2019

Nei palazzi della ingiustizia – le inchieste di Presa diretta


Si fa un gran parlare di sicurezza, di certezza della pena, di delinquenti da sbattere in carcere, eppure non si va mai a fondo per capire come mai la macchina della giustizia è andata nel corso degli anni in sofferenza, rischiando ora di finire al collasso.
Forse perché negli anni si sono applicate ricette sbagliate: leggi pensate per salvare imputati dai processi, leggi per svuotare le carceri, leggi per gerarchizzare le procure e portare l'azione giudiziaria sotto il controllo dell'esecutivo.

Non si è mai parlato di giustizia, di legge uguale per tutti, dei diritti degli imputati e di quelli delle vittime. E anche dei diritti di coloro i quali sono stati condannati al carcere.
Si parla di prescrizione, di pene più severe, ma non si cerca mai di affrontare le cause a monte dei problemi: l'inchiesta di Presa diretta cercherà di colmare questa lacuna, andando a capire cosa cosa non funziona nelle procure, definiti “palazzi d'ingiustizia”.

Il processo sulle morti per Eternit, a Casale Monferrato è uno dei casi di giustizia negata: in un'area di 94mila metri quadrati lavoravano 5000 operai, tutto il paese.
Non si faceva caso alla polvere delle fibre di amianto che si infiltrava nei polmoni degli operai e degli abitanti del paese: questa polvere ha causato 2200 morti, in una cittadina che oggi fa 35mila abitanti.
Sono persone morte per una condotta criminale – racconta Bruno Pesce dell'associazione vittime al giornalista di Presadiretta: il processo di primo grado è finito con una condanna dei responsabili dell'azienda, sentenza confermata in appello. Ma poi la Cassazione ha chiuso tutto, perché secondo i giudici della suprema corte, il reato era prescritto già dal primo grado.
E per quelle morti, e per i parenti delle vittime?

La scorsa puntata si chiudeva con un servizio sul Tribunale di Bari, chiuso per rischio crollo: una delle leve su cui puntare per far crescere il paese è anche questa, la macchina della giustizia, ma finché questa funzionerà a singhiozzo, coi processi tagliati per la prescrizione, non avremo speranza:
In Italia la maggioranza dei processi viene rinviata e le uniche sentenze emesse sono quelle di prescrizione. Ogni anno 145 mila processi vanno in prescrizione e ci vogliono 8 anni per una sentenza definitiva, è la peggiore performance di tutta Europa.

Di questa performance non si può sempre dare la colpa ai magistrati e giudici se abbiamo un sistema giudiziario garantista che si basa su tre gradi di giudizio, dove i testimoni devono ripetere in aula quanto già detto in fase di acquisizione delle prove prima del rinvio a giudizio.
Un sistema come il nostro, funzionerebbe se procure e tribunali fossero dotate di tutto il materiale necessario, del personale che oggi è carente.

Ma a volte sono proprio i palazzi a cadere a pezzi, come ad Avellino: crepe sui muri e sui pilastri, su un muro un cartello che invita a lasciare il palazzo “appena svolti gli adempimenti di interesse”.
A Tempio Pausania un altro palazzo transennato, con muri che perdono i pezzi.
A Catania le udienze di rinviano di frequente per motivi più disparati – racconta l'anteprima – per esempio perché gli impianti di condizionamento non funzionano da anni: d'estate fa caldo e d'inverno ci piove dentro.


Durante il servizio verrà ripercorsa la vicenda del procuratore aggiunto di Torino Alfonso Robledo, storia che era stata già raccontata da Iacona assieme al giornalista Danilo Procaccianti nel libro “Palazzo d'Ingiustizia”: gli scontri con l'allora procuratore capo Bruti Liberati per alcuni fascicoli che toccavano politici lombardi (alcuni tenuti nel cassetto), l'estromissione dalle indagini su Expo 2015 (e l'allora presidente Renzi che ringraziò la procura per la “sensibilità istituzionale” per come aveva gestito o non gestito le inchieste sugli appalti).

Dal caso particolare, la vicenda del procuratore aggiunto Alfredo Robledo, finito sotto procedimento disciplinare, cacciato da Milano dal suo posto di capo del dipartimento contro i reati della ppaa, come spunto per raccontare un problema generale della giustizia italiana, di cui forse non abbiamo colto tutta la portata e pericolosità.La spinta verso la gerarchizzazione dentro le procure, con un Procuratore Capo che non solo può avocare a sé fascicoli, coordinare i lavori, dirigere gli uffici: un Procuratore Capo col potere di dirottare i fascicoli dal giudice competente ad n altro magistrato, di un altro ufficio, in spregio all'organizzazione interna.
Che può dimenticarsi i fascicoli (che magari riguardano proprio qualche personaggio potente) nel cassetto; perfino usarli per attaccare qualche magistrato troppo indipendente, troppo poco disciplinato, troppo poco disposto a cogliere quelle “sensibilità istituzionali”.
 
Quella sensibilità che va a discapito della legge uguale per tutti, dell'obbligatorietà dell'azione disciplinare, di una giustizia che non deve tener conto delle dinamiche industriali di un gruppo o di un partito o di un governo.
La storia di Alfredo Robledo, oggi tornato alla funzione requirente dopo due anni di Purgatorio a Torino, è sintomatica di tutto questo.
 
Sta succedendo qualcosa nelle procure, qualcosa che riguarda tutti noi, la possibilità di veder riconosciuti i nostri diritti pur senza avere santi in paradiso.Tutto questo è avvenuto grazie (o per colpa) delle varie riforme della giustizia, dalla riforma Castelli, fino all'ultima legge targata centro sinistra sulla responsabilità civile dei magistrati. 
Su questo argomento, a parte i tratti di facciata, destra e sinistra si sono dimostrate uguali nel dimostrare la stessa insofferenza nei confronti dei magistrati che si muovono contro politici, contro le banche, contro le lobby. Contro i troppi don Rodrigo di questo paese contro cui in pochi hanno voglia di andare ad indagare.
C'è un altro aspetto sta minando l'indipendenza e la credibilità della magistratura che, va sempre ricordato, è un organo indipendente dall'esecutivo come sancito dalla Costituzione: il potere delle correnti all'interno del CSM, la capacità di questi gruppi, di diritto privato, nel condizionare, pilotare, imporre nomine di magistrati a ruoli apicali.

In apertura di puntata Iacona intervisterà il ministro della salute Grillo, sui rapporti tra politica e scienza, in riferimento a quanto ha raccontato la scorsa settimana l'ex presidente dell'Istituto superiore di sanità, Mario Ricciardi.

Ci sarà spazio anche per un'intervista al ministro della Giustizia Bonafede che esporrà le proposte del governo in tema giustizia.

La scheda della puntata: Palazzi di ingiustizia
Puntata dedicata al complesso mondo della Giustizia, per capire come mai i luoghi nei quali ogni cittadino ha diritto a ottenere giustizia, si trasformano spesso in Palazzi di Ingiustizia. 
Un viaggio nell’emergenza dei Tribunali italiani, la “prima linea” della macchina della Giustizia che rischia il collasso. E ancora, il mondo dei giudici, le correnti nella magistratura, le pressioni della politica, storie di errori giudiziari e di malagiustizia.

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