28 febbraio 2019

Fatevene una ragione

Il potere da alla testa, specie se è un potere senza controlli e senza alcun obbligo di dover rispondere delle sue azioni.
Questo spiega il lessico berlusconiano nel ministro dell'Interno Salvini che risponde alle critiche (legittime) dell'ANM con un "fatevene una ragione" e "fatevi eleggere".
Si parla della legittima difesa, la legge truffa sbandierata per aiuntare i poveri cittadini italiani nel difendersi dai ladri, lasciati liberi dai magistrati e dai politici "sinistri" e "buonisti".
Legge truffa perché ci sono rischi di incostituzionalità, perché il ministro dell'interno dovrebbe garantire lui la sicurezza ai cittadini tramite le forze dell'ordine, perché esiste già una legge sulla legittima difesa (modificata nel 2006 dall'altro leghista Castelli).

Legge truffa perché è solo una legge di propaganda, buona a prendere consensi ma non per risolvere i problemi dei furti in casa, che nascono da anni di leggi svuota carceri, leggi blocca carcere fatte dai passati governi.

Legge truffa, infine, perché non riguarderà la sicurezza dei cittadini che è minacciata, dalle altre cose, anche dalle mafie: quelle che oggi portano i rifiuti dal sud al nord, in Lombardia e Veneto.
Rifiuti scaricati in siti di stoccaggio illegali che poi, casualmente prima dei controlli, vanno a fuoco.

Ieri a Milano la DDA ha arrestato 12 persone per traffico di rifiuti illegale:

È la prima volta però che uomini così vicini alla ’ndrangheta emergono in inchieste sui roghi dei rifiuti in Lombardia. Tra gli arrestati di ieri c’è anche Massimo Sanfilippo, 49 anni, di Lissone. Lui non ha alcun legame con le cosche, ma ha precedenti specifici proprio per gestione di rifiuti non autorizzata. Era lui, amministratore della «Winsystem Goup», a fare da intermediario tra i depositi abusivi di via Chiasserini, Verona e Lodi. A lui, il 3 e il 17 ottobre, erano stati sequestrati dai carabinieri del Noe due capannoni a Cornaredo pieni di rifiuti.

Il ministro ha qualcosa da riferire?

27 febbraio 2019

A populismo, populismo e mezzo

Da una parte il ministro in divisa, che si fotografa in tutti i momenti della giornata.
Dall'altra l'opposizione che in Senato (dove vige l'obbligo della cravatta) si lancia in sceneggiate che poco servono ad una seria opposizione parlamentare.
A populismo, populismo e mezzo.
Salvini vuole la legittima difesa e a chi lo critica risponde "fatti eleggere"?
E in aula spuntano gilet blu, pettorine da steward.

Abbiamo accantonato i pastori sardi, i rider di Amazon, la salute dei cittadini di Taranto, la criminalità organizzata.
A proposito, ieri a Como si celebrava il processo sulla ndrangheta a Cantù, piena Brianza comasca, terra di Lega.
Il luogotenente Francesco Cabras in aula parlava delle violenze di piazza tra il 2015 e il 2017 per accaparrarsi la gestione della movida notturna
«In tanti anni di attività - spiega nel corso della sua testimonianza fiume, nel processo a carico dei presunti affiliati ai clan e dei loro “soldati” imputati per botte e minacce con l’aggravante mafiosa - di pestaggi ne abbiamo visti, ma mai così tanti. E, soprattutto, non abbiamo mai visto così tanta paura e tanto timore da parte di numerosi cittadini, che ci chiedevano tutti di intervenire ma, allo stesso tempo, di non essere coinvolti o citati».
Terra di Lega, dicevo, il partito della sicurezza che però ha deciso di non presentarsi come parte civile.

La panza non fa sostanza

Ho seguito con un certo interesse la diatriba via twitter di questi giorni tra la giornalista del Fatto Quotidiano Daniela Ranieri e l'ex ministro nonché fondatore della lista Siamo europei, Carlo Calenda.
La giornalista in un suo articolo ha chiesto conto della rappresentanza dell'ex ministro, della Bonino, delle madamin e dell'ex sindaco di Milano Pisapia: la risposta è stata una patente di talebanesimo e un invito ad occuparsi, come giornalista di altro.
Il tutto in una giornata in cui l'ex ministro (e forse candidato e forse anche in lista assieme al PD, chi lo sa?) postava una foto in stile Salvini mettendo in mosta la sua opulenza.
Rispondere al salvinismo con un tweet salvinista va bene, una presa in giro al capitano ci sta tutta, ma il problema non è quel tweet, ma i tweet che non leggo, che non trovo.

La risposta alla giornalista denota una scarsa attitudine alle critiche da parte di giornalisti (in linea con gli altri leader oggi sulla scena).
E denota anche una scarsa attenzione a quanto sta succedendo nel paese: ieri a Milano i rider di Amazon erano in sciopero contro le condizioni di (non) lavoro. Oltre a Landini c'erano altri politici presenti? E' giusto che in Italia ci siano dei lavoratori poveri?

Ieri a Milano si sono consegnati ai carabinieri il killer e l'autista dell'omicidio di Rozzano: si sono fatti giustizia da soli contro un anziano che avrebbe molestato una bambina. E' questa l'idea di giustizia che l'area progressista ed europeista ha in mente?

Vogliamo metterci dei contenuti oltre al resto (la pancia fa sostanza ma solo nel dialetto popolare)?

26 febbraio 2019

Un terzo degli italiani

Oddio, un terzo degli italiani guadagna quanto il reddito di cittadinanza (fonte Repubblica)!
Lo scandalo è che con questa forma di tutela (che nelle ambizioni grilline dovrebbe poi aiutare anche il rientro nel mondo del lavoro) possa dissuadere dal cercare un lavoro. Lavoro sottopagato si intende.
Il 30% dei contribuenti italiani dichiara meno di 10 mila euro all'anno. Al Sud la percentuale sale al 40%, nelle zone del Centro si attesta al 28%, mentre al Nord viaggiamo attorno al 24%. Questo significa che 12 milioni di persone su 41 milioni vivono grazie a un reddito in linea con quello di cittadinanza. Buste paga leggere, poche ore, contratti stagionali e part-time. Lavori poveri, insomma.
Chissà cosa ne pensa proprio quel terzo degli italiani di questi articoli di giornali?

Gli elettori si ricordano

Si è votato in Abruzzo, domenica in Sardegna, prossimamente in Basilicata.
Pensavamo di aver archiviato tutto, in quest'epoca tutta social, post ideologica, dove la destra e la sinistra erano finite.
E invece, oltre allo scoprire che la destra esiste, si scopre una cosa nuova che forse è sfuggita ai partiti: gli elettori possono avere anche memoria di quanto era stato promesso un tempo.
E qui mi riferisco in primis al movimento (fu) 5 stelle, al suo capo politico sempre ridente e sicuro, al presidente del Consiglio (o della Repubblica) che da consigli, rassicura, tranquillizza.
forse un giorno capiranno che non basta promettere, prima o poi le persone chiederanno anche conto.
Ma lo stesso discorso si applica alla coalizione (di cui non sono chiari i confini) di centro sinistra: senza memoria ripeteranno gli stessi errori, non si risponde al grillismo con un altro grillismo uguale e contrario. O sposando idee di destra come la separazione delle carriere dei magistrati.

C'è ancora tempo per maggio, per darsi una vera identità, non liquida, non sfuocata, diciamo anche una linea di partito, che non sia fatta dalle solite frasi fatte.
Più Europa, più popolo, più cantieri. 
O più armi per tutti.

25 febbraio 2019

La condanna del sud - da Marzo per gli agnelli (Mimmo Gangemi)

Pochi scrittori sanno raccontare il sud e, in particolare, il sud costretto a vivere a stretto contatto con la mafia, come Mimmo Gangemi.
La consuetudine e, purtroppo, l'abitudine alla mafiosità, allo ndranghetismo.
Al doversi rivolgere a quel don per un problema e non ai carabinieri.
Al dover chinare il capo se ti arriva una richiesta da quella persona vicina agli uomini d'onore.

Al dover rinunciare a tutta quella bellezza che Dio, o il fato magnanimo, ha regalato alla Calabria. Che poi tanto magnanimo non è stato quando si è trattato di scegliere la classe dirigente di questa regione.
«Bello, sì. Ma a che serve?» rispose Giorgio. E rimuginò tra sé che da lì si riconosceva il degrado, l’inciviltà, l’inettitudine. Li avessero avuti altrove posti così, miniere d’oro e benessere per tutti. Invece, solo i paesani a saziarsi gli occhi.
Era pure diventato un immondezzaio quel miracolo della natura dove il monte - con i castagli, le querce, i pini - e il mare convivevano in armonia.
Cosimo arrivò nella stradella e gli porse la mano. Il figlio restò su e si mise a piantare un paletto in ferro a colpi di mazza.
«Qua turisti non ne arriveranno mai» disse Marro proseguendo sul filo della condanna.
E allargandola a Cosimo. Gente come Cosimo li teneva lontani. E aveva guastato la città, impedito che progredisse. Ce l’aveva in pugno. La schiacciava in una morsa da cui schizzava il peggio. Politici compresi. Organici, asserviti. Al meglio, succubi. E di un'ignoranza ..
Durante i consigli comunali veniva da scrosciare un applauso appena azzeccavano un congiuntivo.
 
[Marzo per gli agnelli  - Mimmo Gangemi]
No, la condanna del sud non è colpa del caso o di un Dio capriccioso.
E' colpa anche della rassegnazione di chi vede passare governi, quelli regionali e quelli a Roma, e poi non vede cambiare niente.

Il nuovo miracolo italiano

Il più grande miracolo di Salvini (e del suo partito) è quello di riuscire ancora a presentarsi come un partito nuovo.
Come un partito del popolo. Quale popolo? 
Come un partito del law and order. E non quelli della giustizia fai da te e dei condoni.
Come un partito sovranista. E non quei razzisti di sempre.
E costringere gli altri ad inseguirlo nelle sue sparate. Pure quelli che dovrebbero fargli opposizione.

Il popolo, il territorio.
In Veneto e Lombardia la Lega ha fatto scempio del territorio, non si sono accorti che la ndrangheta entrava nel tessuto della società, si sono fatti beccare con le mani nella marmellata nelle varie rimborsopoli.
E la pacchia va avanti.

24 febbraio 2019

Presadiretta – Europa all'ultimo voto

Una puntata interamente dedicata alle prossime elezioni europee: cosa succederà se vinceranno le forze sovraniste?
C'è modo di salvare ancora l'Europa?

Nell'anteprima Riccardo Iacona ha ricordato il giovane giornalista Antonio Megalizzi, ucciso l'anno scorso a Strasburgo da un terrorista islamico: lavorava in una radio che raccontava ai ragazzi cosa fosse l'Europa, per questo motivo la puntata di ieri è stata dedicata ad Antonio.

La sua radio, Europhonica, aveva il compito di spiegare ai giovani cosa succede nei palazzi dell'Unione Europea: non a tutti piace questa Europa ma è imprescindibile, non si torna indietro.
Antonio, Andrea e gli altri ragazzi amavano il loro lavoro di giornalista: oggi al nome di Megalizzi è dedicata una sala della sede UE a Strasburgo: i colleghi ora hanno uno stimolo in più per fare il loro lavoro, spiegare cosa sia l'Europa, come funziona, che decisioni vengono prese.

Europa ultimo voto.
Cosa succederà dopo il prossimo voto? Terminerà l'Europa così come l'abbiamo conosciuta?
Il sondaggio di Eurobarometro uscito nel 2018 indica che gli italiani sono i più scettici: solo il 23% degli intervistati voterebbe no all'uscita dall'Europa.
Ma molti degli italiani non sono informati, molti hanno dei dubbi sull'Europa: i più favorevoli ad abbandonare l'Europa sono persone con meno istruzione, con meno informazioni per comprendere.
Oggi nessun paese nella UE pensa di abbandonare l'Europa – raccontano le persone di Eurobarometro, perché la Brexit è stata come un vaccino.

I ragazzi sono i più europeisti in Italia: a Pisa si è formata l'associazione della gioventù federalista europea, che spingono per una Europa libera e federale.
I giovani dell'Erasmus hanno conosciuto l'Europa andando a studiare all'estero: all'università di Tor Sapienza, ad Ingegneria fanno lezioni in inglese perché ci sono molti studenti stranieri.
Ma ci sono anche insegnanti stranieri che lavorano qui, in ingegneria informatica: studenti e ricercatori che possono studiare e lavorare grazie a fondi di ricerca europei.

Lo racconta il prof Leonardi che ha ricevuto dall'Europa 2 milioni per il suo studio: soldi che gli consentiranno di attirare altri ricercatori che lo aiuteranno nel suo lavoro. E a non andarsene dall'Italia, paese che destina pochissimi soldi alla ricerca, alla scienza, all'università.

Un altro sondaggio più recente di Eurobarometro chiedeva alle persone se per loro l'Europa è un bene o un male: una buona percentuale considera l'Europa un bene, ma solo il 22% pensa che solo stando uniti faccia bene alla nostra economia.
Ovvero, molti pensano che se uscissimo la nostra economia ne gioverebbe: molti italiani sono “arrabbiati” con l'Europa, e anche molti europei.
Sono persone che hanno perso lavoro, perso potere d'acquisto grazie ai nuovi monopoli, ai cambiamenti nel mondo del lavoro.
L'Europa dell'est che non ha l'euro cresce più dell'altra Europa: o decidiamo di integrarci di più, oppure le persone potrebbero pensare che sia meglio tornare alla lira.
Che fare allora?
Un solo ministro dell'economia europea, un solo debito, l'elezione del presidente della commissione europea: lo racconta il giornalista Sommella, autore di un libro che si chiama “Gli arrabbiati”, appunto.

Lombardia e Veneto sono due regioni tra le più ricche, esportano verso i paesi del nord: sono due delle regioni che più vorrebbero uscire dall'Europa.
Elena Stramentinoli è andata a sentire cosa pensa la gente in queste regioni: per esempio gli allevatori arrabbiati con l'Italia e l'Europa perché non li ha difesi e oggi molti di loro hanno dovuto smettere la loro attività.
Il PIL del Veneto è 164miliardi di euro, il 9,3% del pil nazionale: il 13,7% dell'export nazionale è veneto, di aziende venete.
Come il Prosecco veneto: nel 2017 hanno prodotto 640ml di bottiglie, esportate in Europa, ma qui molti pensano che dell'Europa se ne possa fare a meno.
Perché l'Europa è solo quella delle regole.

Ci sono imprenditori che parlano di “hotel Europa”, come Giancarlo Pivato, che è anche consigliere della Lega: l'Europa dove ci sono persone che vivono nella suite e altri che vivono ai piani bassi.
Qui gli imprenditori si sentono penalizzati dall'Europa, che si è concentrata sulle grandi aziende: siamo al punto di rottura, si potrebbe tornare alla moneta nazionale, ma sarà difficile.
L'euro forte ci penalizza, dunque o l'Italia esce dall'euro o il Veneto esce dall'Italia: lo dicono in tanti, imprenditori e anche persone legate alla Lega di Salvini.

Brazzale è un imprenditore che esporta in Repubblica Ceca: in quello stato hanno mantenuto la loro moneta. Brazzale produce formaggio con latte che arriva da quello Stato: prima i Veneti, ma col latte straniero.
Brazzale è uno dei tanti veneti, dei tanti leghisti che parlano di una Europa di piccole patrie: alle elezioni in Veneto lo scorso 4 marzo ha preso il 33%, diventando il primo partito.
La Lega ha vinto col suo muro contro muro contro l'Europa: basta regole, basta sprechi in Europa.

Ma ci sono anche imprenditori Veneti favorevoli all'Europa: presidente i membri dell'associazione Confartigianato. Sono piccoli imprenditori che dicono sì all'Europa, magari non a questa Europa, perché l'Italia è stata lasciata sola sulla questione dei migranti.
Favorevoli all'Europa e anche all'Euro, quelli di Confartigianato: la moneta unica ha favorito gli scambi.

Un'Europa migliore, con una stessa fiscalità, stesse leggi, in modo che le imprese possano partite dallo stesso livello: questi imprenditori pensano di non essere ben rappresentati in Europa, di non avere un presidio a Strasburgo.

A Milano, gli imprenditori del Si all'Europa, riuniti nella sigla “Quelli del Sì”, parlano in difesa della moneta comune, di Europa.
Anche la Lombardia, assieme al Veneto, ha un'economia in crescita grazie all'export, cresciuto del 28%: a trainare questo export le startup che hanno puntato tutto sulle nuove tecnologie, sui social.

Le nuove startup sono guidate da persone cresciute con l'Erasmus, con l'Europa unita: anche loro chiedono stesse politiche del lavoro, politiche sanitarie, politiche fiscali.

Gli imprenditori milanesi sono preoccupati per il futuro dell'Europa, dopo le elezioni di maggio: già oggi si interrotto il processo di unificazione e ora si parla con troppa disinvoltura di tornare alla lira.
I giovani imprenditori di Confindustria hanno lanciato anche loro il grido d'allarme: abbiamo bisogno di una Europa ancora più forte, se dobbiamo competere contro Cina e Stati Uniti.
Dopo le elezioni rischieremo di avere altri conflitti tra Stati e pure di avere problemi sui fondi europei: dobbiamo portare i giovani e i cittadini a votare, perché si deciderà sul loro futuro.

Il primo sondaggio sulle elezioni europee indica la Lega come primo partito, al 32%, subito dietro il M5S al 27,5%, terzo classificato il PD col 17,3% (alle scorse elezioni era al 40%).
Primo gruppo non sarà più quello dei popolari che dovranno allearsi col partito di Horban, ci sarà poi una crescita dei sovranisti, da Le Pen a Salvini.
Salvini è riuscito a crearsi una rete di alleanze, in Europa, dalla Francia alla Polonia: la giornalista di Presa diretta è andata a vedere cosa succede in questo paese.

La Polonia dell'estrema destra.

Il sindaco di Danzica Adamowiczè stato ucciso il mese scorso per mano di una persona appena uscito di prigione e in cura per disturbi psichici: è una morte che deriva dal clima di odio creato dalla maggioranza di governo, del partito “Diritto e giustizia”.
Dal 2005 al governo, hanno portato avanti delle riforme illiberali: le prime hanno riguardato la stampa, vietando la pubblicità alle aziende pubbliche sui giornali critici col governo.
Poi licenziando giornalisti scomodi dalla TV pubblica.

Poi la riforma della Corte Suprema, con cui sono andati in pensione 27 giudici su 74, sostituiti da giudici vicini al governo: molte persone sono scese in strada per dimostrare, senza essere ascoltate.
C'è la separazione dei poteri, ma il governo vuole togliere potere alla magistratura, portandola sotto il suo controllo: coi procedimenti disciplinari contro i giudici che si ribellano, il procedimento disciplinare può essere ordinato dal ministero della giustizia o dal presidente.
Di fronte al tribunale disciplinare i giudici devono spiegare perché protestano: l'Europa ha aperto una procedura di infrazione contro la Polonia, ordinando di sospendere questa legge.

Anche Amnesty Int. ha aperto un fascicolo contro la Polonia: la polizia presidia tutte le iniziative contro il governo, scheda le persone, le perseguita, arrivando anche a picchiare i manifestanti.

A Cracovia c'è un'associazione di donne che si sono attivate contro la riforma del governo contro la legge sull'aborto: il governo vuole portare le donne al medioevo, dicono.

Gli alleati di Visegrad di Salvini hanno qualche problema di democrazia: il comitato di KOD è un movimento di protesta civile dal basso, sono considerati la vera opposizione al governo.
La loro parola d'ordine è Costituzione: il governo fa di tutto per trattare come delinquenti gli oppositori – dicono. Sono consapevoli che alle prossime elezioni c'è il rischio di tornare indietro rispetto all'Europa unita, al progetto di integrazione che avevano in mente i fondatori.
Anche in Polonia la destra ha usato il tema dell'immigrazione e della paura per gli immigrati, in campagna elettorale: eppure la Polonia deve tutto all'Europa.
Se la sua economia è in crescita, se i disoccupati sono diminuiti è grazie ai fondi europei: alla Polonia conviene stare nell'Europa, non sono sciocchi i sovranisti.
Sono arrivati 82 miliardi di euro, più altri 20 miliardi e 12 per l'agricoltura: 202 miliardi in sedici anni che hanno consentito di costruire quartieri, strade, riqualificare palazzi.
Hanno accolto Ucraini ma non accoglieranno immigrati musulmani, perché ritengono che non si vogliano integrare: l'Europa, dice il partito al governo, dovrebbe chiudere la porta ad immigrati non cattolici.
La Polonia e gli altri paesi di Visegrad, non hanno accolti rifugiati e richiedenti asilo: in questa visione razzista si è anche accodata un pezzo della chiesa cattolica.
La Polonia è considerata un bastione dell'Europa, difensori delle radici cristiane: il partito Diritto e Giustizia attacca l'Europa quando si parla di politiche migratorie, quando si parla di accogliere migranti. Ma i soldi europei si, quelli li accolgono.

Ma le formazioni anti europeiste sono diverse in Polonia: ci sono anche i grillini polacchi, Kukiz 15, che parlano di una Europa dove ciascun paese può decidere da solo, nessuna imposizione dall'esterno, dalle elite che decidono per tutti.

Korwin è un partito fondato da un ex sindacalista dell'ala liberale: anche loro sono contrari all'Europa, si dovrebbe tornare alla Belle Epoque, dicono, senza barriere e dazi.

Poi ci sono i fascisti: alla festa per l'indipendenza della Polonia hanno fatto la loro apparizione, in una manifestazione dove gli slogan erano “Dio, onore, patria”.
A sfilare assieme ai fascisti, anche Forza Nuova: si considerano patrioti perché difendono la Polonia dall'agenda liberalista, dagli anticristiani, da chi attacca i valori cristiani.
Sono felici gli estremisti polacchi di quanto sta succedendo in Italia: basta col multiculturalismo, basta con l'immigrazione, basta con l'accoglienza.

In Polonia oggi abbiamo tutti gli elementi per una dittatura – dice il vescovo emerito Pieromek nella sua ultima intervista prima di morire: un uomo solo può comandare, non rispetta nessuna regola, attacca i deboli, ogni passo di questo governo è frutto dell'ignoranza.
L'intervista a Romano Prodi

Il nostro destino verrà segnato da queste elezioni – comincia così Prodi la sua intervista.
L'Italia divisa è sparita dalla scena dopo il Rinascimento, dopo la scoperta dell'America. Oggi siamo al secondo Rinascimento, che arriva con le grandi multinazionali: se siamo divisi e piccoli spariremo di nuovo.

L'Europa non funziona bene, perché l'abbiamo fatta a metà: i sovranisti la vogliono debole, senza moneta e senza esercito, sarebbe una finta unificazione, diventerebbe solo l'Europa dei mercanti.

Dopo le elezioni ci sarà un nuovo europarlamento: i sovranisti non possono stare assieme, quando si farà politica concreta. Gli ungheresi non si prenderanno i migranti italiani, come vorrebbe Salvini.
Si dovrebbe implementare il processo di unificazione: purtroppo solo con le guerre si procede con l'unificazione in fretta, ora si deve procedere con la democrazia.

La critica all'austerità: questa austerità ha prodotto disuguaglianze che poi hanno creato l'astio contro l'Europa. Abbiamo soldi per far ripartire i paesi, ma si deve mobilitare la politica.

Nel giorno della festa dell'Europa, il 21 marzo, Prodi chiede agli italiani di mettere fuori le bandiere dell'Europa, come fu fatto ai tempi dell'Iraq hanno esposto la bandiera della pace.

La concorrenza sleale tra i paesi dell'unione.

L'Irlanda nel 2009 era un paese in crisi: nel 2010 chiese un aiuto dall'Europa e dal 2012 il PIL è in crescita, dovuto alle scelte fiscali fatte dal paese per attrarre le multinazionali.
In Irlanda ci sono aliquote vantaggiose per le corporation.

Lo stesso fanno altri paesi europei, veri paradisi fiscali come le Bermude, Lussembrugo e Cipro.
C'è una corsa per proporre regimi fiscali privilegiati: nei paesi del G20 è partita la gara al ribasso sulle tasse, che ci porterà al crollo globale dell'economia.
La corsa al ribasso non porta benefici alla lunga alle economie dei paesi: a guadagnare ci sono solo le multinazionali, che hanno visto schizzare i loro introiti, il prezzo poi lo paghiamo noi quando vediamo diminuire le spese per il welfare, per l'istruzione, per le cure.
Il prezzo poi lo pagano le piccole e medie imprese che sono svantaggiate rispetto a Google, Amazon e altri.

Gli accordi con le multinazionali sono segreti, si chiamano patent box, tax ruling: tutto legale, sebbene sia tutto segreto, sleale.
Si concentra la ricchezza in sempre meno persone: con la tassazione si dovrebbe ridistribuire la ricchezza di questi big dell'industria, ma grazie agli accordi sulle tasse, si creano monopoli, giganti economici che poi possono competere con gli stati stessi.

Grazie al Luxleaks abbiamo scoperto che 31 aziende italiane avevano portato la sede in Lussemburgo per pagare il minimo delle tasse: la persona che ha permesso di rivelare questo scandalo, Deltour, è stato processato, per violazione dei dati, ma alla fine è stato assolto.
L'Italia è il quarto paese in Europa per accordi con le multinazionali: i paesi si fanno una concorrenza spietata per questi accordi, una concorrenza fratricida, una guerra tra furbi che ha creato un danno enorme alle persone.

L'Europa unita dovrebbe essere un'Europa senza dumping fiscale, che scardina gli schemi elusivi delle multinazionali: le tasse si pagano dove si fanno i profitti, questa dovrebbe essere la direttiva europea.
Ma i governi sono gelosi, si fanno la guerra tra di loro e così le multinazionali continuano a crescere, grazie anche al lavoro di consulenti che hanno aiutato i ricchi a diventare sempre più ricchi, mentre si imponeva ai paesi del sud l'austerità.

La contesa dei pensionati.
Ci contendiamo anche i pensionati in Europa: l'agenzia pensionati portoghesi aiuta le persone in pensione ad andare in quel paese, dove non pagheranno tasse per dieci anni.
Venite a vivere in Portogallo, non pagherete tasse!
Ad oggi sono 1900 i pensionati che percepiscono la pensione dall'Inps ma vivono in Portogallo: uno di questi è il giornalista Fabrizio Del Noce.
Ex giornalista ed ex deputato di Forza Italia che ora parla di bel clima, bel paese.
Ma anche con tanti vantaggi fiscali. Sempre nel rispetto delle leggi …

Sono oltre ventimila i pensionati arrivati da tutta l'Europa, anche grazie a loro il paese è uscito dalla crisi, il PIL è cresciuto: ora il Portogallo è una meta gettonata per i turisti, non solo pensionati.
Ma anche l'Italia farà dumping pensionistico: nell'ultima manovra si concede una flat tax ai pensionati che arrivano dall'estero e andranno a vivere in zone svantaggiate.
Tutto fa brodo.

Quando la gente ha problemi a vivere, ad avere una casa, si crea del malcontento, una insoddisfazione che oggi si sfoga contro l'Europa.
Riuscirà a cambiare l'Europa? La cambieranno solo le persone che andremo ad eleggere all'Europarlamento.

La prossima puntata sarà dedicata ai roghi nei siti di stoccaggio rifiuti al nord: il nord è la nuova terra dei fuochi?

23 febbraio 2019

La Volpe, di Frederick Forsyth



Nessuno li vide. E nessuno li sentì. Come da copione.I soldati delle Forze Speciali, in uniformi total black, avanzarono furtivi nelle tenebre diretti alla casa che rappresentava il loro obiettivo.Nella maggior parte dei centri abitati c’è sempre un po’ di luce, anche nel cuore della notte, ma lì si trovavano alla periferia di una città inglese di provincia e l’intera illuminazione pubblica veniva spenta intorno all’una. Non c’era neppure una lampadina accesa a infrangere l’oscurità. Quella era l’ora più buia, le due del mattino.Una volpe solitaria rimase a guardarli mentre passavano ma l’istinto le suggerì di non interferire con quei compagni predatori.Sulla strada incontrarono soltanto due esseri umani, entrambi a piedi, entrambi ubriachi dopo aver fatto baldoria fino a tardi con gli amici. I soldati si appiattirono rapidi tra i cespugli, mimetizzandosi completamente, finché quei tizi non si allontanarono a passo incerto verso le loro abitazioni.  

Cosa ci fanno dei soldati delle forze speciali inglesi e americane, in una cittadina della periferia londinese? A quale pericoloso terrorista stanno dando la caccia? Qual è la minaccia che devono sventare?
Per scoprirlo, Frederick Forsyth parte da un po' più lontano, da quel 11 settembre che ha cambiato per sempre la percezione del terrorismo che avevamo nel mondo occidentale.
Dall'11 settembre la spesa per la sicurezza per la raccolta dei dati (da tutte le possibili fonti) nei paesi occidentali è esplosa come anche è esplosa la massa di dati custoditi, non più archivi cartacei, ma in enormi data center con supercomputer e protetti da firewall sofisticati.

Si pensa che il defezionista e traditore Edward Snowden, fuggito a Mosca, abbia portato con sé più di un milione e mezzo di rapporti su una chiavetta abbastanza piccola da poter essere inserita nell’ano prima dei controlli alla frontiera. “Ai nostri tempi”, come direbbero i veterani, ci sarebbe voluta una colonna di camion, e una colonna di camion che esce da un cancello difficilmente passa inosservata.

Le battaglie della nuova guerra fredda, tra paesi occidentali e Russia, Iran o Corea, si combattono con armi diverse: si parla di cyberterrorismo, di virus e malware usati come armi per distruggere i sistemi informativi dei paesi nemici, per rubare dei dati o peggio ancora. In un mondo governato da computer, dove la gestione di ospedali, reti elettriche, strutture militari è in mano ad algoritmi e non più a persone, intrufolarsi in un sistema informatico può essere estremamente pericoloso.
Ecco perché gli americani si sono allertati dopo essersi accorti che qualcuno era entrato nella struttura super segreta e super controllata di Fort Meade, il fortino della NSA, l'agenzia di sicurezza americana.
Un hacker abilissimo, se è riuscito a penetrare i loro firewall, ma anche uno strano hacker: non solo non ha lasciato tracce dietro di sé, ma non ha nemmeno portato via nulla.
Un hacker che viene rintracciato in Inghilterra grazie al lavoro del Government Communication HeadQuarters, l'agenzia inglese per la sicurezza dove lavora il dottor Hendricks

Anche le volpi commettono errori. Non molti, giusto uno ogni tanto. Quella che Hendricks aveva individuato era una parte di un IP che completava l’impronta parziale scoperta nel database degli alleati. Insieme le due metà formavano un intero. Seguirono quella pista e, con grande imbarazzo dei rappresentanti britannici, scoprirono che portava in Inghilterra.Per gli americani si trattava della prova che il Regno Unito aveva subito un qualche tipo di intrusione a opera di sabotatori stranieri incredibilmente preparati, forse mercenari che operavano per conto di un governo ostile, verosimilmente armati. Occorreva quindi compiere un’irruzione in forze.I britannici, invece, visto che l’hacker sembrava risiedere in una casetta di un tranquillo quartiere di periferia di Luton, nella contea di Bedfordshire

Questo spiega l'azione dei commando e anche la telefonata del primo ministro Marjory Graham al suo consigliere per la sicurezza, un ex parà ma soprattutto ex agente dell'MI6, Adrian Weston.
Una vita passata a combattere i servizi segreti russi, il KGB nei paesi oltre la Cortina di Ferro affinché si occupasse della caccia a questo hacker abilissimo, chiamato “La volpe”.
Ma quando i soldati delle forze speciali fanno irruzione nella casa di Luton si trovano davanti una sorpresa:
Non trovarono stranieri, né mercenari o killer. Soltanto una famiglia di quattro persone che dormivano pesantemente. Un commercialista, già identificato come Harold Jennings, sua moglie Sue, e i suoi due figli, Luke di diciotto anni e Marcus di tredici. 
Per questo alle tre del mattino il sergente del SAS aveva pronunciato stupefatto la frase: «Non crederete mai...».

La Volpe è in realtà un ragazzo di diciotto anni con problemi di autismo, incapace di comunicare col mondo esterno ma abilissimo nel muoversi all'interno della rete.
Che fare ora di questo ragazzo? Sbatterlo in cella per tutta la vita come vorrebbe l'irascibile inquilino della Casa Bianca, col rischio di infilarsi in una causa decennale per lo scontro con gli avvocati della difesa?
Ad Adrian Weston viene in mente una soluzione congeniale per tutti: usare le abilità di Luke per controbattere agli attacchi informatici dei nemici dell'Inghilterra, perché la “guerra fredda” non è mai finita, si è solo interrotta dopo gli anni di Gorbaciov.

In Russia per esempio c'è un presidente, un ex agente dagli occhi di ghiaccio, un passato nei servizi russi, cresciuto all'ombra di Eltsin che ha basato il suo potere sul controllo della polizia, degli oligarchi che possiedono le ricchezze del paese e alla mafia russa.
Mentre Eltsin sprofondava sempre di più nel suo stupore alcolico, notò nella sua ombra un ex bullo della polizia segreta, un piccoletto dagli occhi gelidi che nutriva un'insana passione per foto omoerotiche di sé stesso

L'Iran degli Ayatollah, che ha preso in giro l'occidente promettendo che avrebbe smantellato il suo programma nucleare.

E poi la Corea del nord, il paese governato, anzi, mal governato dalla dinastia dei Kim, dove dietro l'apparenza di felicità, di pulizia, si nasconde una profonda povertà che l'occidente non può vedere.
Alla base della sconcertante docilità dei nordcoreani c'era la totale ignoranza di quanto accadeva nel mondo esterno. L'isolamento del paese da qualunque cosa era, a suo dire, totale. Non avevano radio da cui ascoltare trasmissioni straniere, né TV, né IPAD. Dal mattino alla sera e dalla sera al mattino erano bombardati dalla propaganda filogovernativa.

Sir Adrian decide di trasformare Luke in una nuova arma al servizio di sua maestà, per un'operazione dal nome “Cavallo di Troia”, scelta paradossale poiché ricorda le gesta dell'astuto Ulisse, per una sfida in cui si affrontano le più moderne tecnologie informatiche.

Luke e la sua famiglia vengono trasferiti in una casa di campagna, lontano da occhi indiscreti: qui potrà usare la sua abilità nel violare le difese informatiche per sfidare questi paesi, Russia, Iran e Corea appunto. Ma sarà una sfida pericolosa: dall'altra parte della Cortina c'è un altro uomo, anche lui cresciuto negli anni della guerra fredda a dar la caccia alle spie, a capo del servizio russo estero, SRV, erede del vecchio KGB.
Si chiama Yevgeni Krilov: quella tra Krilov e Winston sarà una vera e propria partita a scacchi, dove ogni mossa deve essere preparata bene, pensando alle strategie dell'avversario, cercando di immedesimarsi nell'altra persona.
Una sfida che lascerà dietro anche una serie di cadaveri: perché il presidente russo è stato categorico, quell'arma, quel ragazzo a cui nessun codice d'accesso sembra resistere, deve morire.
«Cosa vuole?» chiese Krilov alla figura incorniciata alla finestra.L'uomo si voltò, attraversò la stanza a grandi passi e posò le mani sulle spalle della spia seduca che, alzando lo sguardo, incrociò quei due occhi gelidi e furenti.«Voglio che finisca, Yevgeni Sergeivich, voglio che finisca. Non mi interessa come fai, di chi ti servi. E' la tua ultima occasione. L'ultima.»Krilov aveva ricevuto i suoi ordini. E anche l'ultimatum.

Anche in quest'ultimo romanzo, Forsyth si dimostra il maestro del genere spy thriller: possiamo leggere “La Volpe” come un romanzo di cappa e spada, di ricatti, spie, azioni di commando e sabotaggi.
Ma ci sono tanti rimandi all'attualità che fanno sorgere tante domande, sulle guerre sotterranee che avvengono nel mondo d'oggi e di cui non siamo a conoscenza.
Oppure di cui conosciamo la punta dell'Iceberg.
L'avvelenamento dell'ex spia Skripal.
L'abbattimento dell'aereo Malese sui cieli dell'Ucraina nel 2014.

Forsyth ci racconta anche delle fragilità delle dittature, in cui prima o poi si arriva al “momento Ceausescu”; e della corrispettiva fragilità delle democrazie, vulnerabili ai ricatti energetici (nel romanzo si parla dei gasdotti russi usati per condizionare le economie dei paesi occidentali), agli attacchi della cyber guerra.
All'insana passione che abbiamo, noi occidentali, per le dittature, dimenticandoci degli errori che Francia e Inghilterra commisero negli anni '30 quando sottovalutarono quel cancelliere tedesco coi baffetti.

Altri spunti
- La guerra al cyberterrorismo

La scheda del libro sul sito di Mondadori
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

22 febbraio 2019

Il caso Spotlight in TV

Ieri sera in prima serata è stato trasmesso il film Il caso Spotlight: il racconto dell'inchiesta dei giornalisti del Boston Globe sui casi di pedofilia a Boston e nelle altre diocesi americane.
Le violenze subite da bambini proveniente da famiglie disagiate (dunque meno disposte a denunciare), le coperture da parte della diocesi, i preti che venivano allontanati e spostati di sede e le famiglie convinte al silenzio in cambio di risarcimenti in denaro.

E' sicuramente un caso che la messa in onda di questo film sia avvenuta in questo momento, in cui Bergoglio e la Chiesa devono fare i conti proprio con vicende come queste, oltre che con la propria coscienza.
Oggi si può parlare della pedofilia nella Chiesa, delle omertà, delle coperture, forse perché c'è un papa come Bergoglio, i cui nemici usano proprio l'arma della pedofilia per fargli una guerra interna.
Anni fa non era così: quando Michele Santoro portò in prima serata il tema delle molestie sessuali da parte di predatori in tonaca (mostrando spezzoni del documentario della BBC "Sex crimes"), si sollevarono accuse e polemiche contro la trasmissione che veniva accusata di alzare un polverone, di fare tv spazzatura.

Erano storie che non andavano raccontate, che andavano tenute sotto silenzio.
Il caso Spotlight racconta di quanto fosse sottostimato il problema dei preti pedofili (87 preti nella sola diocesi di Boston), di come molte di queste storie fossero note da anni senza che nessuno facesse niente, degli avvocati che ci lucravano sopra coi risarcimenti.

"Se serve una comunità per crescere un bambino, serve una comunità per abusarne" è una citazione dal film, da parte di un avvocato (Mitchell Garabedian) che aveva cercato di portare in tribunale questi casi.

Serve una comunità per coprire, dunque: vittime che non vengono invogliate a denunciare, una curia che fa muro, giudici che tengono fascicoli nei cassetti, giornalisti che non raccontano queste storie.

Ecco, anche questo è sicuramente un caso, ma il film racconta di quanto sia difficile fare il mestiere del giornalista quando di fronte ti trovi una lobby potente, quando viene attaccato, vilipeso denunciato per quello che scrivi.
In Italia ne sappiamo qualcosa: siamo il paese della giustizia ad orologeria, del fango mediatico (che viene tirato fuori a seconda della convenienza politica del momento), dei giornalisti "puttane" (Di Battista) o prostitute (R. Puglisi).
Giornalisti pagati a cottimo, giornalisti precari, giornalisti su cui pende il reato di diffamazione vecchio di 50 anni.

21 febbraio 2019

La libertà in Corea del nord – da La Volpe (F. Forsyth)

Dopo la Russia, la Corea del nord, altro paese dove vige una feroce dittatura e dove la vita delle persone è costantemente monitorata da una polizia segreta.

Nel suo romanzo, Frederick Forsyth ci racconta di come il regime è riuscito a controllare questo paese di 20 ml di abitanti.


Alla base della sconcertante docilità dei nordcoreani c'era la totale ignoranza di quanto accadeva nel mondo esterno. L'isolamento del paese da qualunque cosa era, a suo dire, totale. Non avevano radio da cui ascoltare trasmissioni straniere, né TV, né IPAD. Dal mattino alla sera e dalla sera al mattino erano bombardati dalla propaganda filogovernativa. Privati di un metro di paragone, erano convinti che le loro esistenze fossero normali, e non potevano invece rendersi conto di quanto fossero grottesche e distorte.Su ventitré milioni di abitanti, uno soltanto era composto da privilegiati di Stato che vivevano ragionevolmente bene. Costoro non pativano le periodiche carestie che producevano cumuli di cadaveri nelle strade perché i sopravvissuti erano troppo deboli per seppellire i morti.Era il prezzo che il popolo pagava per la sua assoluta, totale lealtà alla dinastia dei Kim. Il venti per cento circa dei cittadini, bambini compresi, era costituito da informatori, spalleggiati da circa un milione di uomini della polizia segreta, sempre pronti a cogliere il minimo sospetto di eversione o disobbedienza.Sarebbero potuti cambiare – sarebbero cambiati – se qualcuno avesse potuto spiegare loro quant'era bella la vita in libertà. Il suo dovere era cercare di informarli.[..]Sir Adrian si ricordò della storia che aveva sentito a proposito del defunto Kim Jong-il e del suo segreto timore di un “momento Ceausescu”, quando il popolo smette di acclamarti e, uno dopo l'altro, i cittadini cominciano a fischiarti.[La volpe, Frederick Forsyth]


Altri spunti- La guerra al cyberterrorismo- I tre pilastri del potere in Russia

Lavorano tutti per lui

Sembra che stiano tutti lavorando per lui, il capitano.
Per far si che Salvini diventi il nuovo uomo forte per quei 60 milioni di italiani esperti di calcio, di TAV, di grandi opere, di codice penale e di diritto.

Per esempio in Sardegna diamo per scontato che a vincere le elezioni (magari con un'astensione che dovrebbe preoccupare tutti) sarà il trota sardo, Solinas.
M5S disperso e il PD non pervenuto (a sostegno dei loro candidati).

Sulla vicenda Renzi (nel senso dei genitori dell'ex segretario) i pasdaran renziani sono indistinguibili dai loro precedessori berlusconiani. Perché votare la copia quando posso scegliere l'originale?
Oggi a parlare di colpo di Stato sono rimasti i renziani e i Berlusconiani (lo avete sentito ieri sera ad Otto e mezzo?). 
In un paese sempre più povero, con troppe disuguaglianze, che sta invecchiando male è altro veleno gettato nei pozzi.

Silenzio sulla riforma costituzionale che si cela dietro l'autonomia regionale, che non va discussa in aula (mentre invece il Pd presenta una sua mozione sul TAV in Val di Susa che va fatto perché va fatto).
A proposito del TAV, il Pd oggi parla di voto di scambio: il m5s ha salvato Salvini (e le poltrone) in cambio del blocco del TAV ("grido d'allarme degli industriali" .. sembrano le pagine del libro Cuore).
In realtà si tratta solo di un rinvio, di prendere tempo, in modo che la base grillina non si incazzi troppo.
Il m5s ha ottenuto un posto per il "suo" Tridico all'inps, al posto di Boeri, ma avrà come vicepresidente un leghista e bisognerà capire quali reali poteri avrà nel cda.

Il m5s ha dovuto accettare altri paletti al reddito di cittadinanza che di fatto discriminano gli immigrati: sulla falsariga di quanto successo a Lodi, per gli immigrati poveri non basterà l'isee ma altra documentazione dal paese d'origine.



La notizia del rapimento della figlia dell'ex ambasciatore coreano a Roma campeggia solo su il giornale (che fa pressing per un ritorno all'ovile del capitano). Qualcuno chiederà conto di quanto successo in Parlamento al ministro della sicurezza?
Chissà.

20 febbraio 2019

Garantisti o colpevolisti?



Non deve essere facile decidere come raccontare oggi la vicenda dei genitori di Renzi e di Salvini, per i giornali della destra.
Sempre garantisti col loro leader (e con gli affini, a breve conosceremo anche la sorte giudiziaria del Celeste Formigoni) e forcaioli coi nemici (vedi come hanno trattato il sindaco Raggi).

Meglio buttarla sul garantismo devono avere pensato, non si sa mai.
Meglio tirare in ballo (come i renziani della seconda generazione) il solito complotto della magistratura, Renzi come Craxi o Berlusconi.
Complotto per colpire il potente in crisi, per nascondere i problemi del paese (che pure ci sono e dovrebbero preoccupare tutti).

Peccato che poi siamo sempre qui a parlare delle stesse cose, nonostante la produzione industriale sia in calo, come il PIL, i dati dell'occupazione non ispirino ottimismo.
Le grandi opere come medicina per tutti i mali.
La caccia ai clandestini.
Il sovranismo de noantri a colpi di musica italiana.



Da ieri abbiamo un'opposizione in più, in Parlamento.
Quella dei 5 stelle che cercheranno di non farsi mangiare vivi dalla Lega di Salvini.
Le delega del voto alla piattaforma Rousseau e il gesto delle manette non aiuteranno certo a convincere gli elettori.

Per fortuna che in questo paese esiste ancora un pezzo di informazione libera: quella che ci ha informato sullo scandalo dei diamanti (ben prima che Consob facesse qualcosa), del giglio magico, dei 49 milioni della Lega e che quando scrive pensa al lettore e non alla convenienza della notizia.

19 febbraio 2019

Il vecchio lessico


Un golpe della magistratura.
Salvini va sconfitto politicamente e non coi magistrati.
Se non avessi fatto politica i miei genitori sarebbero in pensione felici.
Pago la colpa di aver fatto politica e di aver voluto cambiare il paese.

Nel giorno in cui il m5s si consegna mani e piedi a Salvini, suicidandosi politicamente, ci tocca risentire tutto il vecchio lessico garantista che pensavamo di aver messo in soffitta.
Rieccoli.
Anche di Berlusconi si diceva che non andava sconfitto con la magistratura, come se l'accesso alla politica desse carta bianca a frodare il fisco e prendersi sentenze.
Ancora un altro golpe, dopo tangentopoli, dopo quelli a Silvio, ora tocca a Renzi (e pure Salvini, dopo la prima sentenza dei giudici di Genova che chiedevano la confisca dei 49 ml aveva parlato di attacco dalla magistratura).
Per quanti giorni saremo costretti a riascoltare le stesse parole dal sapore vecchio?

18 febbraio 2019

I tre pilastri del potere in Russia - da La Volpe, di F. Forsyth

L'ultimo romanzo di Frederick Forsyth è ambientato nell'età di oggi: la guerra fredda è finita, ufficialmente, ma Inghilterra (e America) devono comunqnue guardarsi dal vecchio nemico, la Russia guidata dall'uomo dagli occhi di ghiaccio, il presidente della federazione russa.
Non viene mai nominato, ma si capisce subito a chi si riferisce, quando parla di lui chiamandolo Vozhd.

Come ha costruito il suo potere, questo ex funzionario del KGB russo?
Forsyth torna al suo mestiere di giornalista (negli anni '60) aveva lavorato alla Reuters a Parigi, e ce lo spiega:
Durante gli anni del governo Eltsin, l'attuale capo aveva assistito alla sistematica spoliazione della sua terra natia, derubata di tutte le risorse minerarie e naturali e consegnata da funzionari corrotti nelle mani di opportunisti e malavitosi.Allora però non aveva modo di impedirlo. Ottenuta la presidenza, invece, aveva imparato a conoscere e comprendere i tre pilastri del potere in Russia, che non erano cambiati dai tempi degli zar.Al diavolo la democrazia. Era una finzione, una farsa, e comunque il popolo non la voleva per davvero. Se riuscivi a creare un'alleanza tra il governo, con la sua polizia segreta, i detentori della ricchezza e la criminalità organizzata potevi governare il paese per sempre. E lui lo fece.Controllando l'FSB, la nuova polizia segreta, eri in grado di far arrestare, incriminare, processare e condannare  chiunque to ostacolasse. Questo tipo di potere ti garantiva la vittoria in qualunque elezione, truccandola se necessario; e significava che i media avrebbero fatto e pubblicato quel che gli veniva ordinato, mentre la Duma, il parlamento, avrebbe approvato qualsiasi legge in tuo favore. Aggiungici le forze armate, la polizia e la magistratura, e il paese era tuo.
In quanto al secondo pilastro, mettere la mani sulle grandi ricchezze era facile. l'ex agente della polizia segreta poteva anche essersi indignato spogliato dalle proprie risorse, ma non ebbe alcuna esitazione a unirsi all'mergente rete di oligarchi miliardari. Yevgeni Krilov [capo FSB nel romanzo] era consapevole di trovarsi al cospetto dell'uomo più ricco della Russia e forse del pianeta. Nessuno all'interno della nazione concludeva un affare, fosse anche per un rublo, senza pagare una percentuale al capo supremo, magari attraverso una complicata rete di prestanome e società di comodo.
Il terzo pilastro, infine, era quello rappresentato dagli spiegati "ladri nella legge", che esistevano fin dai tempi degli zar e avevano gestito su tutto il territorio con grande succesos i campi di lavoro, i terribili Gulag. Nell'era del post comunismo, la società parallela dei Vory v Zakone si era diffusa nella maggior parte delle metropoli del mondo, in particolare a New York e a Londra, dove avevano aperto grandi e redditizie succursali. Certi soggetti risultavano molto utili per svolgere il lavoro sporco, una disciplinata somministrazione di di violenza dove e quando era necessaria.[La Volpe, di Frederick Forsyth]

Altri spunti di lettura:
- La guerra al cyberterrorismo

La paura del web

Oggi sono tutti preoccupati oggi perché la decisione su come votare in Senato sul caso "Salvini" sarà affidata al web
Certo, questo è indice di paura e di immaturità di un movimento che non è capace di prendersi le sue decisioni da solo (in ogni caso la scelta degli iscritti a Rousseau non è vincolante).
Ma ricordo a tutti che stiamo andando verso una sistema federale (su sanità, trasporti, scuola..) senza una discussione parlamentare.
Che tutta la politica fatta ieri e oggi sull'immigrazione si è basata sulla percezione del pericolo, dell'invasione di stranieri, clandestini. Percezione forzata da quelle fake news che girano proprio sul web.

Vedremo se oggi il movimento sceglierà di morire per Danzica, pardon, per tenere in piedi questo governo e tenersi le poltrone.
Mi piacerebbe vedere una bella discussione in questo paese sul modello scuola, sanità, energetico, dei trasporti, che i vari partiti hanno in mente.