05 febbraio 2019

Poveri noi – Presadiretta

Un giudizio sulla manovra del governo da parte del neo segretario della CGIL Landini: le misure saranno efficaci per spazzar via le nuvole della recessione?

E poi, un viaggio dentro il mondo della povertà italiana: la povertà non è uno scandalo in sé?
Il reddito di cittadinanza è la risposta giusta al problema della povertà?

L'intervista a Maurizio Landini

Non è un momento per il mondo del lavoro: qual è lo stato del paese, per quanto riguarda l'occupazione?
Nel mondo dell'edilizia abbiamo perso posti di lavoro, altrettanto nel settore dell'auto. Paghiamo il prezzo per ritardi strutturali, quando siamo cresciuti siamo cresciuti meno, perché si è investito meno in ricerca e sviluppo.

Qui stanno venendo dei nodi al pettine: abbiamo migliaia di persone in cassa integrazione e per loro non c'è il dopo.
In questo paese sono aumentate le disuguaglianze, nel paese tra nord e sud e non c'è una visione del paese e di rilancio degli investimenti.

Dopo trimestri di crescita del PIL, le stime sono in ribasso. Il governo è ottimista perché hanno numeri che non conosciamo?
Forse danno i numeri. Il tema da affrontare è quello della disuguaglianza, servono investimenti e nuovi modelli di sviluppo.
Modelli sostenibili dal punto di vista sociale e ambientale.

Mancava una politica industriale una volta e manca ancora: questa manovra non affronta i nodi più profondi e sabato prossimo i sindacati andranno in piazza a manifestare contro una manovra miope.
Manca la ripresa di investimenti e di visione industriale, non si combatte la corruzione, non si prendono i soldi dove ci sono. Nell'evasione e nella corruzione.
Oggi si è poveri anche lavorando.

Oggi potremmo investire in ospedali e asili chiedendo poi che questi soldi siano scorporati dal debito, cercando anche alleati con altri paesi europei.
Oggi si chiudono i porti quando poi sono di più i giovani che se ne vanno all'estero rispetto ai migranti che arrivano.

Queste critiche le abbiamo fatte ai governi precedenti: non si risolvevano col jobs act e con la facilità del licenziamento.

Questo governo non ascolta quando deve prendere una decisione: abbiamo incontrato Conte due volte, domani incontreremo in commissione il governo per parlare di povertà e porteremo le nostre proposte.

Questo paese ha bisogno di opere nel territorio, dobbiamo riaprire i cantieri, non solo la TAV.

Un pensiero sul reddito di cittadinanza: le risorse del governo sono state spostate sul reddito di cittadinanza e su quota cento. Perché non dovrebbero funzionare?
Ci sono miliardi per combattere la povertà, che è un problema serio. Ma le proposte sono un ibrido, sono un contrasto alla povertà e anche forme di facilitazione di ingresso nel mondo del lavoro. Il lavoro non lo creano i centri per l'impiego, dove si assumono persone precarie.
Non si possono dare incentivi alle aziende che assumono e basta: servirebbe dare soldi alle aziende che assumono e investono anche.

I sindacati rappresentano 12 milioni di persone che vogliono essere ascoltate: il governo deve aprire un tavolo di trattativa e deve comprendere che servono anche le nostre idee, quelle dei lavoratori e quelle dei precari.

Poveri noi

La povertà è veramente un destino che passa di padre in figlio?
Di cosa hanno bisogno le persone povere?

4 settembre 2018: lo sgombero di un edificio a Sesto, a pochi giorni dalla circolare di Salvini in cui si chiedeva di applicare con severità la norma sugli sgomberi.
Persone residenti a Milano, in lista di attesa di una abitazione: il sindaco ha proceduto con lo sgombero immediato, fatto da un battaglione di polizia in assetto anti sommossa.
Gli sgomberati hanno poi occupato uno stabile alla periferia della città di Milano: sono 25 mila le persone senza casa a Milano, tra queste Gianluca che, perso il lavoro, ha perso la casa in affitto.
Ha dormito in tenda per mesi, ha vissuto nella vergogna, nascondendosi, resistendo alla tentazione di rubare.
Il comune ha finanziato diversi progetti per gestire persone e famiglie in difficoltà: oggi la soglia di povertà si sta allargando, coinvolge anche famiglie italiane.
Milano è il primo comune in Italia per investimenti contro la povertà – spiega l'assessore Majorino, ma oggi dovranno affrontare i nuovi senza tetto frutto del decreto Salvini.

Nei dormitori, come quello presso la stazione della metrò di Centrale, ci sono persone che raccontano le loro storie: le storie degli ultimi, che avrebbero voglia di camminare con le loro gambe, non ricevere solo un pasto.
Il reddito di cittadinanza potrebbe essere la risposta al problema della povertà: sono 9 milioni gli italiani in situazione di povertà assoluta e relativa (cioè due persone con un reddito inferiore a mille euro).

La prima cosa di avrebbero bisogno le persone in difficoltà è una casa: servono politiche pubbliche per dare a tutti una casa dignitosa a prezzi calmierati.
A Roma ci sono migliaia di persone che aspettano una casa, in assegnazione, da anni.
Anche chi ha avuto una casa, deve fare i conti con le case occupate, col racket, con la malavita. E l'amministrazione comunale scarica i costi dello sfratto e dello sgombero sul cittadino.

Ogni anno si assegnano 500 edifici pubblici e altrettanti sono occupati: quando accedi ad una casa scopri che sono inagibili, da ristrutturare.
Avere una casa è diventata una guerra tra poveri: i più fortunati vengono dirottati in residence, strutture fatiscenti che costano anche al comune.

L'ex sindaco Marino nel 2013 voleva chiudere i residence, con un risparmio di 12 ml di euro l'anno: saranno sostituiti da altri alloggi privati, che però non sono sufficienti per tutti.
13mila famiglie sono in attesa di una casa
1200 famiglie vivono in un residence
5000 sono le famiglie che occupano uno stabile

L'emergenza abitativa dovrebbe essere inserita nell'agenda dei politici romani: in piazza manifestano contro il comune, come gli sfrattati dalle case pubbliche di Roma, persone che verranno sfrattate per far posto ad altre famiglie in cerca di una casa.

Enrico Puccini, dell'osservatorio casa, ha proposto di razionalizzare gli appartamenti, frazionandoli per le famiglie di oggi, più piccole di una volta.
Un professore di Architettura ha mappato gli edifici abbandonati e inutilizzati (come lo stadio Flaminio) per il progetto CIRCO: realizzare case e servizi, alloggi gratuiti per persone in difficoltà e alloggi da affittare per i turisti.
Cosa ne pensano sindaco e vicesindaco? Ancora aspettano una risposta, manca ancora una politica abitativa a Roma e non solo.
Non si costruiscono case popolari in Italia e nel programma di governo non c'è nulla per quanto riguarda le politiche abitative: si parla solo di sgomberi e di campi rom – racconta il segretario nazionale del sindacato inquilini.
Teresa Paoli è andata a Firenze, vicino la piazza di Santa Croce: nel complesso delle Murate una volta c'erano le suore, poi il carcere. Oggi è un palazzo usato per edilizia popolare: una bella esperienza perché in centro città si danno case per persone bisognose.
Alle Murate l'affitto va da 40 a 200 euro: accoglieranno 70 famiglie. Attraverso l'edilizia popolare si riesce a dare nuova vita a palazzi pubblici abbandonati, risolvendo un problema sociale a carico del comune.

A Firenze hanno recuperato anche un complesso industriale, ristrutturato tenendo conto delle nuove tecnologie, come i pannelli fotovoltaici sul tetto, che consentono un risparmio nella spesa per l'energia elettrica.
Edifici intelligenti con sensori che leggono il calore che passa dalle pareti: un modello abitativo che potrebbe essere applicato anche in altri edifici.

Ma come fare se oggi i soldi non ci sono più nei comuni?
Altre capitali europee stanno muovendosi nella direzione del social housing: il comune di Parigi è il maggior proprietario nella capitale, in Francia si investe nell'edilizia popolare tenendo calmierati i prezzi degli alloggi in centro.

A Ravenna si dice “prima la casa”: il progetto del comune è stato raccontato da Nicola, un ex senzatetto che ora ha una casa, ottenuta grazie al progetto “housing first”. Basta con dormitori nelle stazioni, ai senzatetto si deve dare una casa, per ridare dignità e speranza a queste persone.
In strada sono finite persone passate attraverso diverse difficoltà: difficoltà affettive, fallimenti dell'impresa che conducevano.
Oggi questo progetto è sperimentato in diverse città, dal 2015 è inserito nel piano nazionale povertà: ridando dignità alle persone attraverso il contesto domestico, si dà loro modo di ripartire.
Dietro c'è una cooperativa che fa da garante coi proprietari delle case: ma è un investimento sul capitale umano che ha un ritorno. Le persone in questo progetto hanno cambiato vita e ora riescono a pagare l'affitto come persone qualunque.

Housing first cosa meno rispetto agli investimenti in dormitori, emergenza freddo: sono investimenti che ridanno valore alle persone. Perché non farlo dappertutto?

L'ascensore sociale che si è rotto.

Dopo la casa, la scuola: per uscire dalla povertà, che spesso si tramanda di padre in figlio, servirebbe quell'ascensore sociale che una volta erano le scuole.
Per Don Milano la scuola già negli anni sessanta era un ascensore rotto: chi nasce povero, rimane povero. Tra gli ostacoli alla mobilità sociale sono l'istruzione, il titolo di studio: su cento figli di persone con la licenza elementare, solo 10 prenderanno la laurea. Di cento figli di laureati, in 76 prenderanno la laurea.

A Bari hanno mappato in una banca dati la povertà e la mobilità sociale: i soldi rimangono attaccati alla famiglia, le persone se nascono nel posto sbagliato hanno meno possibilità di uscirne fuori.
Succede allo Zen di Palermo: qui c'è il più alto tasso di dispersione scolastica, il fondo per finanziare le aree a rischio (che dovrebbe essere usato per queste aree) era pari a 23 milioni (dimezzato rispetto agli anni passati) così oggi non ci sono soldi per creare nuove scuole o per sistemarle come scuole moderne.

In questi quartieri il diritto allo studio non è garantito e non per colpa dei insegnanti e presidi: l'assenza di strutture (palestra, campi per calcetto, una biblioteca) è ormai accettata come normale dalle nuove generazioni che sanno che da lì non se ne esce.
Anche al CEP mancano le strutture per i giovani: mancano scuole e manca lo Stato, in questo territorio, dove sono presenti solo le associazioni per aiutare i ragazzi.

A Bari è Save the children che aiuta i bambini e i ragazzi in famiglie in condizioni di povertà: con la dote abitativa si danno contributi per comprare libri e mettersi alla pari coi coetanei più fortunati.

In Italia si investe sulla famiglia pari al 5% del PIL, quando la media europea è pari all'8%: in momenti di crisi si dovrebbe investire ancora di più in scuola, nella povertà educativa, per aiutare i ragazzi che crescono in contesti sfortunati.

Come funziona il reddito di cittadinanza

Il rdc abolirà la povertà racconta il ministro Di Maio: a spiegare la riforma è stato il professor Tridico, padre della riforma.
Si sono messi tante risorse, 7 miliardi quest'anno e 8 a regime: ci sono centri per l'impiego per aiutare il disoccupato a trovare lavoro, i navigator che seguiranno queste persone, il personale per i centri per l'impiego.

Il governo Gentiloni aveva creato il REI per contrastare la povertà: uno strumento che aveva dimostrato tanto problemi, per la carenza di personale nelle agenzie per il lavoro e per assistenti sociali.
Al sud poi, molte persone sono state assunte da agenzie interinali, con contratti a pochi mesi: in Calabria la spesa per l'assistenza sociale è la più bassa nel paese, qui aspettavano una riforma in questo settore dei servizi sociali da anni.
A Reggio ai dipendenti dei servizi sociali del comune veniva chiesto di lavorare gratis: il comune ha ricevuto 7000 richieste per il REI, ma senza assistenti, serve a poco, diventa solo un assegno di poche centinaia di euro senza alcun supporto per trovare un lavoro.

Cosa succederà ora in Calabria col reddito di cittadinanza?
Mission impossible, dice il direttore del centro per l'impiego di Reggio..

Tridico, padre della riforma, è consapevole che la riforma non crea posti di lavoro: sono gli investimenti, quelli che metterà in pista Tria, che li creeranno.
Il lavoro a nero, i furbetti del reddito saranno controllati dall'Inps, sono previste pene molto alte.
I paletti al reddito esistono in altri paesi: la riforma è l'equilibrio migliore che il governo poteva trovare per aiutare le persone a reinserirsi nel mondo del lavoro.

Boeri parla di altre cifre rispetto ai beneficiari: non sappiamo quanti sono i poveri in Italia, si parla di 2,5 o 3 milioni di persone dice Boeri.

Massimo Baldini è un economista che insegna a Modena: la povertà non si risolve dando il posto di lavoro, quando lo si trova e dove c'è.
I poveri e i disoccupati sono sovrapposti, ma ci sono poveri che non possono lavorare, disoccupati che non sono poveri: forse sarebbe stato meglio partire dal REI, estenderlo come platea, mettendo più risorse, anno dopo anno.
Serviva tenere separati i due piani, la lotta alla povertà e le politiche per il lavoro, molte delle famiglie molto povere hanno problemi diversi dalla mancanza del lavoro.

L'esperimento della città senza poveri.

Quando sei povero, trascuri tutto il resto, limita le tue possibilità, la tua visione, le tue capacità cognitive: lo racconta un test di un professore di Princeton.
La povertà è anche una tassa sulla mente: la soluzione a questo problema è dare soldi ai poveri, un reddito minimo per esempio, senza paletti.

Bregman è uno scrittore americano che ha esposto le sue teorie al World Economic Forum: dare a tutti un reddito di base, denaro gratuito in mano alle persone.
Gli esperimenti hanno dimostrato che le persone usano quei soldi per uscire dalla povertà: sono i politici ad essere scettici nel dare denaro gratis ai poveri.
Con un reddito di base le persone lavoravano, i figli venivano incentivati a studiare, le persone non diventavano pigre ma si impegnavano col volontariato, per aiutare gli altri.
Oggi la povertà è un costo: ha un costo per la criminalità, per la polizia, per la giustizia.
Il problema con questo reddito di cittadinanza è che oggi non abbiamo risorse per dare un vero reddito di base anche in Italia – spiega Baldini.
Sui bambini potremmo dare dei soldi ai bambini, incondizionati e tassabili, così una parte tornerà allo Stato: una proposta che potrebbe partire fin da subito.

Nessun commento: