13 marzo 2019

Il sospettato, di Georges Simenon



Incipit
Doveva essere fuori di sé, il portiere, se Chave, nonostante la distanza che li separava - una porta, una scala, un corridoio -, potè sentirlo gridare al telefono:«Ma è sul palcoscenico, gliel'ho detto!»E magari fosse stato solo il portiere e per quel telefono insistente, che fin dall'inizio continuava a squillare! .. Ma poi, perché il portiere, invece di sgolarsi in quel modo, non staccava la cornetta?

Sicuramente l'eco degli eventi storici ha influenzato Simenon nella scrittura di questo romanzo caratterizzato da una pressione che si avverte fin dalle prime pagine.
Il sospettato è stato pubblicato nel 1938, l'anno dell'annessione dell'Austria da parte di Hitler e delle leggi razziali in Italia: al centro del romanzo c'è un attentato che un gruppo di anarchici francesi ha organizzato a Parigi. Far esplodere una bomba in una fabbrica di aerei e, per portare a termine questa carneficina, è stato scelto un giovane, il "ragazzino" Robert.
Di questo attentato arriva voce, tramite una lettera anonima, la polizia francese, che si mobilita fin da subito. E anche qualcuno all'interno di questo gruppo, contrario a queste forme di violenza, che avvisa Pierre Chave, anche lui anarchico, anche lui francese, scappato dal suo paese per rifugiarsi in Belgio, a Schaerbeek assieme alla moglie e al figlio.

«.. Pare che Roberto abbia ricevuto l'incarico di far saltare una ..» 
Chave era scattato in piedi, minaccioso. 
«Una cosa?» 
«Una fabbrica, a Corbevoie.. Non mi hanno saputo dire di preciso quale, ma penso che si tratti di una fabbrica di aerei .. E' per questa settimana .. Non so altro ..» 
«Roberto? .. Il "ragazzino"?» 
«Si ...»

Chave, che ora fa il direttore del palcoscenico, scrive ancora qualche ospuscolo che poi viene fatto arrivare a Parigi: conosce molto bene Robert, per averlo ospitato a casa e soprattutto, comprende l'inutilità di questo attentato barbaro, che cerca di fermare andando di persona a Parigi per dissuadere il giovane.

Sa di rischiare molto: non solo è schedato come anarchico, e si ritrova sotto casa un personaggio ambiguo come “Il barone”, che si è portato dietro la polizia.
Chave quando è scappato ha pure disertato dall'esercito, di cui non sopportava più le regole: attraversare la frontiera, sotto la pioggia, cercando di non farsi notare dai doganieri, è molto rischioso.

Il romanzo di Simenon a questo punto, si divide in due: una parte a Schaerbeek, nella casa di Chave, e una parte per le vie parigine.
Da una parte assistiamo ai tentativi della polizia belga, avvisata dai colleghi francesi, di convincere la moglie di Chave, Marie, a farsi dire dove sta il marito.
Avrebbe pianto volentieri, di preoccupazione, di rabbia. Passando davanti allo specchio, tuttavia, non mancò di riavviarsi i capelli e di togliersi il grembiule a quadretti, che gettò in un armadio.

Una donna molto tenace, Marie, pur non sapendo nulla della missione del marito, è consapevole del fatto che Pierre abbia in odio qualsiasi azione violente: quando il commissario le spiega che è imminente un attentato a Parigi, lei risponde
«Meglio così…Se Pierre è davvero a Parigi non ci saranno attentati…».

A Parigi, seguiamo i movimenti di Pierre lungo che vie che costeggiano questa fabbrica, in un quartiere che costeggia la Senna.
Era lì per impedire che una bomba scoppiasse e facesse quasi sicuramente numerose vittime. E invece si fermò sul lungosenna, davanti a una grossa chiatta a motore la cui cabina era illuminata, e si mise a pensare alla gente che, all'interno, si stava vestendo in tutta fretta e prendeva il caffè.

Deve guardarsi le spalle, deve preoccuparsi di ogni sguardo che si soffermi sulla sua figura troppo a lungo: sa che la polizia ha i nomi di tutti gli anarchici, sa anche quanto stia rischiando, in anni di carcere, con una moglie e un figlio malato a casa.
Ma Pierre Chave è un puro idealista, diventato un leader di questo gruppo di anarchici dove tutti lo ascoltavano “perché sapeva parlare meglio di tutti quanti e riusciva a tradurre in frasi incisive quel che loro pensavano in modo confuso”.
Perché Chave non era capace, anche lui, di fermarsi, di fare come gli altri, di vivere senza pensieri, invece di essere assillato senza sosta dalle sue idee che gli toglievano ogni gioia?

Deve a tutti i costi fermare Robert, il giovane Robert, sa che è stato plagiato dal polacco, da K, un misterioso membro del gruppo di origine serba: ma così si troverà stretto in mezzo alla morsa della polizia, che sta sorvegliando tutte le strade attorno alla fabbrica, e anche dagli anarchici dietro la bomba, che non si fidano più di lui.
Era preso in un ingranaggio. A malapena si ricordava come vi fosse caduto dentro, e la recita in teatro, con il tight in grigio e gli scatti d'ira dell'attore francese, gli sembrava lontana.

Si vive una sensazione di perenne tensione e di continuo movimento, in questo romanzo, che dura lo spazio temporale di pochi giorni e con un protagonista che è un uomo con una missione da compiere, guidato da una ostinazione e una volontà ferrea.

La scheda del libro sul sito dell'editore Adelphi
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