28 giugno 2019

Sulla pelle dei migranti




Ma non vi viene da ridere quando Salvini si rivolge al capitano della Sea watch3 chiamandola sbruffoncella che fa politica sulla pelle dei migranti, pagata chissà da chi?
Non capisce, il ministro capitano, che sta parlando di se stesso in prima persona?

E, poi, a mente fredda, non vi viene un po' di rabbia a pensare che sono giorni in cui la discussione politica è bloccata da questi 42 migranti, su una nave, per una battaglia solamente politica?
La nave Sea watch e il suo capitano, o capitana, hanno scelto di non rispettare le leggi, di andare a salvare quei migranti in acque di competenza libica e di portarli qui.
A delle leggi ingiuste si è scelto di rispettare solo la legge del mare, quella che dice che prima si pensa alle vite da salvare.
Ma questo suona come una sfida a Salvini, che non aspetta altro: continuare a fare campagna elettorale sulla pelle dei migranti.

Andava trovata una soluzione politica (seria, dai corridoi umanitari, ad investimenti europei in Africa, al bando delle armi..) in Europa: quell'Europa che Salvini e la Lega hanno sempre disertato quando si doveva parlare dell'accordi di Dublino.

Guardate i titoli dei giornali, oggi: la discussione andrà avanti, serve a tutti, tutti ne traggono profitto.
Tranne quelle 42 persone rimaste sulla nave.
Tranne le migliaia di italiani che ogni anno vanno via dall'Italia in cerca di una migliore sorte.
Tranne quelle altre centinaia di profughi che continuano a sbarcare con le barche a Lampedusa e negli altri porti (e di cui Salvini sembra non occuparsene).

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