14 ottobre 2019

50 anni da Piazza Fontana - chi gestì le finte indagini contro gli anarchici

Più leggo della strage di piazza Fontana, dal saggio di Enrico Deaglio (La bomba -  Feltrinelli editore), più scopro (o riscopro) attinenze col presente e aspetti che, seppur importanti, sono poco noti.

Per esempio la falsa pista sugli anarchici, considerati i responsabili delle bombe scoppiate nella primavera estate del 1969, prima della bomba del 12 dicembre.
La falsa pista fu costruita a tavolino dall'Ufficio Affari Riservati del Viminale e poi gestita dai vertici della questura milanese.
All'epoca diretta dal questore Marcello Guida, a cui Pertini, all'epoca presidente della Camera, si rifiutò di stringere la mano quando si precipitò subito a Milano, per vedere coi propri occhi la scena della tragedia.
Capì subito che quella era una bomba fascista e d'altronde Guida proprio dal fascismo arrivava: negli anni 30 era direttore del carcere fascista di Ventotene, dove erano rinchiusi gli oppositori del regime.
Guida si era distinto per la durezza del trattamento nei confronti degli anarchici, che venivano pure schedati e rubacchiati.

Questo fino al 25 luglio 1943, quando i detenuti furono lasciati liberi per tornare sulla terraferma:
.. dall'isola, ormai deserta, se ne andò anche Marcello Guida che, in quei mesi molto ambigui, "prestò servizio" a Roma. Facile pensare che le sue conoscenze, le sue schedature, i segreti di quei mille confinati se li sia portati con sé, come patrimonio personale. E infatti, invece di essere condannato ed epurato, Guida si salvò dal carcere con l'amnistia Togliatti, anche perché due dirigenti della Resistenza testimoniarono in suo favore. E poi continuò la sua carriera, come se nulla fosse successo. Così si ritrovò a Torino, questore nella città che iniziò il Sessantotto studentesco e le lotte operaie.Fu molto attivo nella repressione, nei pestaggi degli studenti, negli interventi polizieschi ai picchetti. Guida - lo si sarebbe scoperto solo nel 1970 (è il famoso caso del processo per le schedature Fiat rivelato dall'inchiesta del pretore Raffaele Guariniello) - riceveva un assegno di un milione di euro l'anno "per aiuti negli scioperi" per l'azienda automobilistica: schedare, sorvegliare, far licenziare gli operai alla testa degli scioperi. Diventò anche un eroe padronale, il questore. Ferito da una sassata durante una manifestazione davanti agli stabilimenti di Mirafiori, ebbe come premio il trasferimento nella città medaglia d'oro della Resistenza, dove si insediò nell'autunno del 1969, pochi mesi prima della bomba.
Enrico Deaglio “La bomba – Cinquant'anni di Piazza Fontana”.

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