16 ottobre 2019

I due Matteo e lo scenario del Truman show

Ieri sera i due Matteo si sono incontrati nel primo (e temo non ultimo) faccia a faccia nella trasmissione Porta a Porta: i due personaggi del Truman Show politico che si incontrano nel tempio del Truman show giornalistico.
L'informazione dell'effimero che si sceglie i politici, che contribuisce alla loro costruzione, alla costruzione della loro immagine di vincenti, popolari, ineffabili.
Matteo l'uomo del popolo che ad agosto ha fatto saltare il suo governo, l'uomo del rispetto delle leggi che ancora deve spiegare i rapporti della Lega con Arata e con Nicastri, dell'inchiesta sulla presunta corruzione in Russia (il caso Savoini).
E Matteo il fu rottamatore, l'uomo che doveva cambiare il PD, il paese, l'Europa e che verrà ricordato per le promesse non mantenute, per essere passato dal 40% alle europee al partitino Italia Viva che oggi sta imbarcando ex PDL e Forza Italia svelando la vera natura politica.

Daniela Ranieri, come promemoria del personaggio, oggi ci ricorda alcuni suoi post su internet

“La posizione di Zingaretti sull’accordo con 5S è molto ambigua. Noi non possiamo fare l’accordo con chi mette in discussione i vaccini #senzadime” (Renzi, 25.9.2018). “Oggi i giornali rilanciano accordo coi Cinque Stelle. Penso a Di Maio/Gilet Gialli, Di Battista contro Obama, Lezzi sul PIL, Taverna sui vaccini, scie chimiche, vaccini, Olimpiadi, Tav, allunaggio. E ripeto forte e chiaro il mio NO all’accordo con questi #SenzaDiMe” (12.7.2019). “La mia risposta a chi vuole fare accordi con i Cinque Stelle ‘per difendere insieme certi valori’. Perché io sono contrario a questo accordo #SenzadiMe” (17.7.2019). “È Gentiloni che ha fatto passare il messaggio di una triplice richiesta di abiura da parte del Pd ai 5Stelle. Il modo in cui lo spin è stato passato è un modo finalizzato a far saltare tutto” (23.8.2019).No comment. 
“Ma non ci penso proprio ad uscire da un partito che è il mio partito. Poi non starò mai in un partito che fa l’accordo coi Cinque Stelle” (Renzi, 23/7/2019). “Fare un nuovo partito non è una questione all’ordine del giorno. Roba da addetti ai lavori, fantapolitica. Io ho scelto di fare una battaglia culturale dentro la politica italiana. Continuerò a farla da senatore che ha vinto il suo collegio” (2.2019).Come s’è appreso, l’en plein della frottola. 
“Diamo un hashtag: #enricostaisereno. Vai avanti, fai le cose che devi fare. Io mi fido di Letta, è lui che non si fida. Non sto facendo manfrine per togliergli il posto” (16.1.2014).È la ur-fandonia, la sovra-fake news al cui cospetto ogni altra impallidisce. 
“È del tutto evidente che se perdo il referendum, considero fallita la mia esperienza in politica ” (29.12.2015). “Ho già preso il solenne impegno: se perderemo il referendum lascio la politica” (15.1.2016). “Se non passa il referendum, la mia carriera politica finisce. Vado a fare altro” (11.5.2016). “Se perdo il referendum, troveranno un altro premier e un altro segretario” (1.6.2016). “O cambio l’Italia o cambio mestiere” (2.6.2016). “Tre anni fa la #Brexit. La realtà dimostra che tutta la campagna elettorale si basava su #FakeNews: le bugie ti fanno vincere referendum ma poi sono i cittadini a pagare i danni” (Renzi, 24.6.2019).La realtà dimostra che non sempre le bugie ti fanno vincere i referendum.

I due Matteo, più presenti sui social che nel paese reale.
Di cui forse non conoscono la piaga del caporalato (ieri diversi arresti in Puglia), degli imprenditori meschini che sparano ai propri braccianti (immigrati) perché lavorano poco.
Il paese dove un ragazzo entra in una caserma dei carabinieri e, dopo diversi giorni e diversi trasferimenti anche in ospedali, muore.
Il paese dove si fanno le foto opportunity con dittatori, per poi chiedere l'embargo contro la Turchia dopo l'intervento in Siria di Erdogan.
Il paese dove prima gli italiani, ma solo se si tratta dell'invasione degli immigrati islamici (che non c'è), del disco rotto degli sbarchi, dei porti chiusi.
Prima gli italiani ma mai una volta che abbiano fatto qualcosa per le scuole che crollano, per la sanità in crisi, per o giovani senza lavoro, futuro, domani.

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