20 novembre 2019

Anime perse

L'anima di un governo come si misura?
Dall'esposizione di rosari e santini?
Dall'esposizione mediatica dei vari leader, ministri?
Oppure dal consenso, se piace agli italiani l'anima c'è altrimenti, all'inferno?

Una volta si usava il termometro politico per indicare l'anima: governo di sinistra (si occupa degli ultimi, garantisce a tutti i servizi dello Stato), da un governo di destra (il decoro, l'ordine e la disciplina, la tutela dello status quo ovvero un paese diviso in ricchi e poveri).
Ora, che un governo di coalizione, partito in pompa magna in agosto (evviva non c'è più Salvini!) di cui oggi si scopre non avere un'identità, mi sembra il minimo.
Stanno assieme per convenienza: Renzi deve prepararsi alle prossime elezioni, un po' fuori un po' dentro, il m5s di anime ne ha fin troppe per averne una, Zingaretti e il PD si stanno attaccando alle sardine.

Abbiamo tutti i tavoli di crisi aperti: vogliamo riprendere in mano la politica industriale del paese oppure continuiamo con cassa integrazione, incentivi, promesse di sgravi?
Cosa vogliamo fare a Taranto, a Venezia, nelle zone finite sott'acqua nel paese?
Se vogliamo ancora spendere male i soldi pubblici (ieri sera si discuteva alla Camera degli F35, a proposito di miliardi persi).
Se vogliamo andare avanti con questi livelli di evasione, di corruzione (perché di fatto, questo chiedono i no tax).
Se vogliamo andare avanti con questa ipocrisia di una economia privata che campa grazie a soldi pubblici (quelli del piano choc di Renzi) dove lo stato non deve mettere bocca negli investimenti e nella conduzione delle aziende (vedi vicenda Arcelor Mittal e le polemiche faziose sull'immunità e sull'intervento doveroso della procura di Milano).

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