17 novembre 2019

La misura del tempo, di Gianrico Carofiglio



- Che abbiamo oggi, Pasquale? - chiesi entrando in studio e pensando, nello stesso momento e per l'ennesima volta, che si trattava di un rituale di cui ero stanco. 
- Vediamo … la Colella dovrebbe venire finalmente a pagare. Poi c'è il consulente tecnico del processo Moretti, la questione della lottizzazione; passa a prendersi le carte, ma dice che vuole parlare con lei cinque minuti. E alle sette una cliente nuova. 
- Chi è? 
Pasquale sfogliò, con il consueto lieve sussiego, il blocco a spirale che porta sempre con sé. Ognuno di noi ha qualcosa che lo identifica e in cui, se ne è consapevole, si identifica.[..] 
- Si chiama Delle Foglie ..

Il tempo passato, le persone che appartengono a questo passato, il doversi confrontare con un periodo della propria vita di cui oggi abbiamo perso completamente contezza.
Il passato è una terra straniera – così si intitolava un vecchio romanzo di Carofiglio: e straniera appare oggi Lorenza Delle Foglie, un tempo una bella donna con cui l'allora giovane praticante avvocato Guerrieri aveva avuto una breve ma intensa relazione.
Per alcuni mesi, così tanti anni prima che preferivo non contarli, avevo conosciuto una ragazza che si chiamava Delle Foglie. Era stato in un'epoca lontana nel tempo e lontanissima nella memoria.

Lorenza Delle Foglie è la cliente dell'appuntamento delle sette: nulla a che vedere con la donna bella e piena di luce che, tanti anni prima, l'aveva sedotto.
La donna che ora si trova di fronte è più vicino ai sessanta che ai cinquanta, ha un'idea di una certa trascuratezza, che si evince da quell'odore di sigarette che si porta addosso.
Qualcuno ha scritto che bisognerebbe essere capaci di morire giovani. Nel senso di morire davvero. Nel senso di smettere di fare le cose che fai, quando ti accorgi di avere esaurito la voglia di farlo, o le forze ..
Certi ricordi, se legati a personaggi del nostro passato di cui poi abbiamo interrotto ogni rapporto, dovrebbero forse essere cancellati, affinché non diventino un peso e perché, più avanti si va con gli anni, la percezione del tempo che rimane diventa sempre più breve.
Il tempo accelera con l'età, si dice.

Dopo tutti quegli anni - la loro relazione era cominciata in una primavera del 1987 – Lorenza non è qui per una rimpatriata, per il desiderio di rivederlo: il figlio, Iacopo, è stato condannato in primo grado per un omicidio di cui è certa è innocente.
Perché mentre qualcuno sparava a Cosimo Guaglione, piccolo spacciatore e anche addetto alla sicurezza di una discoteca, il figlio era da lei.
Ma, almeno al processo di primo grado, questa testimonianza non è servita: sia perché deriva da un parente (e ai senti dell'articolo del codice penale etc etc..), sia per la superficialità con cui l'allora avvocato difensore aveva portato avanti la linea della difesa.
Avvocato difensore che apparteneva alla categoria di coloro che pensano che il processo si possa aggiustare con le conoscenze, con le furbizie, piuttosto che facendo bene il proprio mestiere: dopo una breve malattia è morto e ora Lorenza si è rivolta al vecchio amico Guido perché “non sapevo dove sbattere la testa”.

Avrebbe tanti motivi per dire di no: non è il suo campo, del processo se ne è già occupato un altro studio, potrebbero esserci problemi nell'essere pagato, il caso non lo convince .. Ma alla fine accetta e, assieme ai colleghi dello studio, i due investigatori Annapaola e Tancredi e all'avvocato Consuelo, deve costruire ora una linea di difesa che abbia senso.

Il romanzo si sviluppa attorno a due direttrici: il legal thriller, dove si raccontano i meccanismo del processo penale, i meandri della giustizia e le varie tipologie di giudice che si possono incontrare.
In che modo far nascere il “ragionevole dubbio” nella giuria, che l'assistito Iacopo Cardace, non sia un assassino e che invece ci sia un responsabile in giro?
Ci sono alcuni aspetti delle indagini poco chiari, che vengono fuori man mano che quel ragazzo inizia a fidarsi del suo nuovo avvocato.

Un caso difficile, quasi disperato:
«Se non fosse colpevole di quell'omicidio, e non riesco a immaginare come sia possibile, sarebbe un tale concorso di circostanze sfortunate da mettere i brividi»

C'è poi l'altro filone, quello del ricordi, del tempo che è stato, di quella stagione breve ma intensa in cui all'improvviso si è sentito uomo, a fianco di questa donna, Lorenza: una donna più grande di lui, in tutti i sensi, con maggiore esperienza della vita, seducente e brillante, un periodo boheme, passato tra bicchieri di vino, giornate al mare, libri sconosciuti e film russi...
Lorenza 
Ricordo con chiarezza solo l'inizio e la fine.Il resto, nella mia memoria, è disarticolato e scomposto come in quadro di Braque. Non so quali episodi siano accaduti prima e quali dopo. Non con una precisione, almeno. L'inizio è quando conobbi Lorenza, in una sera di marzo del 1987.Mi ero laureato l'anno prima e facevo pratica in uno studio legale.

Ecco, quella donna piena di luce, che addirittura dopo quella prima sera era andata a cercarlo, ora è una donna diversa. Diversa per quella luce che non c'è, per le troppe sigarette, per aver ripetuto gli stessi discorsi, le stesse parole troppe volte, come per auto giustificarsi per non aver scritto quel libro, per non aver realizzato quei sogni che aveva.
E' quella donna, che è sempre Lorenza, che gli chiede di salvare il figlio:
Eppure c'era una nota stonata nelle parole di Lorenza, come se stesse recitando un copione che aveva ripetuto troppe volte. Era un discorso artificiale, privo di verità, anche se i fatti narrati erano, più o meno, realmente accaduti. Lei recitava, e che ci fossi io ad ascoltare non aveva alcuna importanza.

Si muove tra passato e presente, tra i ricordi di quella breve stagione, intensa e un po' alla bohemien, e il presente di un processo quasi disperato, per cercare delle crepe tra le carte dell'accusa. Le pagine dedicate al tempo, alla sua misura, alla velocità che cambia con gli anni si alternano con quelle da legal thriller, dove Carofiglio spiega le tecniche da usare per far sorgere un dubbio nei giurati, per quel “ragionevole dubbio” che esista un'altra possibilità per quel delitto, un alto colpevole non individuato.
Perché i poliziotti della Mobile in effetti si sono fermati di fronte a quel colpevole perfetto, Iacopo: piccolo spacciatore, al telefono aveva avuto un alterco col morto, era stato visto nei pressi di un bar vicino alla sua casa ..

Vedete, quando ci si pone rispetto ad una realtà da interpretare con una ipotesi univoca, che sin dall'inizio non ammette possibilità diverse, si produce un fenomeno che gli psicologi chiamano «tunnel cognitivo». Significa che l'ipotesi diventa il criterio non solo di interpretazione dei dati, ma di una vera e propria percezione della realtà.

L'avvocato Carofiglio lo spiega anche ad una lezione di fronte a giovani magistrati: mai innamorarsi di una teoria, mai fermarsi alla soluzione più comoda di fronte ad una indagine.
Lorenza 
Finì così, senza una fine.Se guardo indietro, se guardo il grande disegno dove sono rappresentate le mie azioni, le mie emozioni (anche e soprattutto quelle di cui sono consapevole), le mi ambigue vittorie e le mie chiarissime sconfitte, mi rendo conto di varie faglie, esiti di cataclismi sotterranei della coscienza. Una di queste si colloca in quel periodo del 1987. Ci entrai ragazzo e ne uscii, senza saperlo, uomo.

Come la sua “storia” con Lorenza, anche il processo vedrà una sua fine, i giurati arriveranno ad una decisione a cui non mancherà però un colpo di scena finale.
Colpo di scena che, seppur benevolo per Guerrieri, gli lascerà dentro una sensazione amara, forse addolcita dall'imminente schiarire del cielo per la primavera.

Di cosa ci vuol parlare Carofiglio in questo romanzo, dove non mancano le continue citazioni di libri (come il suo personaggio, a volte sa essere un po' troppo pesante e fastidioso – ma lo amiamo lo stesso)?

Ci parla di noi, di come misuriamo il tempo e il suo scorrere, del peso dei ricordi del passato e di come, con lo scorrere, questi assumano la forma di una terra lontana.. Infine, l'insegnamento più importante, come rallentare il suo scorrere: non smettere mai di stupirsi, mantenersi con la mente aperta agli altri, a nuove opportunità, uscire dal bozzolo di cinismo che per pigrizia ci siamo costruiti attorno
Come si sconfigge la velocità del tempo: cercando di evitare di percorrere il solito stretto sentiero delle vecchie abitudini, “forse potrebbe essere proprio lo stupore – se fossimo capaci di impararlo – l'antidoto al tempo che accelera in questo modo insopportabile. [..] Il tempo scorre veloce quando si invecchia perché, di regola, si ripete sempre uguale. Le possibilità di scegliere si riducono, le vie sbarrate si moltiplicano, fino a quando tutto pare ridursi ad un unico, piccolo sentiero.”

La scheda del libro sul sito di Einaudi e il PDF col primo capitolo
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