14 novembre 2019

Venezia - Non è colpa dei no




Colpa dei no mose, degli ambientalisti, della burocrazia, della sinistra che invece di tirar su il Mose (e i mille grandi cantieri che darebbero lustro al paese) si preoccupa dei cambiamenti climatici....

Venezia affonda (e con essa il patrimonio culturale di tutta l'umanità) e ci tocca pure leggere queste cazzate sui giornali.
Come se la vicenza Mose non fosse un episodio di malcostume criminale, di sprechi miliardari, di politici ingordi di cui sappiamo già tutto.

Non c'entra nulla la burocrazia, l'ambientalismo, la sinistra (se per sinistra intendiamo Prodi e Renzi, per esempio) con la tragedia di Venezia: scrive oggi sul Corriere Gian Antonio Stella (e da veneto questa storia forse la sente più di altri colleghi)

Otto miliardi di euro, contando anche i soldi per le opere di contorno, è costato finora il Mose: «Il triplo dei due miliardi e 933 milioni (euro d’oggi) dell’Autostrada del Sole. E come siamo messi? Notizia Ansa prima del disastro di questa notte, datata 31 ottobre: «Non c’è pace per il Mose di Venezia, la grande opera che dovrebbe salvaguardare la città e la laguna dalle alte maree. Dopo l’allungamento dei tempi per la costruzione, lo scandalo legato alle tangenti, ora un nuovo stop alla fase di test delle paratoie (…) Il Consorzio Venezia Nuova ha reso noto oggi che è stato rinviato a un’altra data il sollevamento completo della barriera posata alla bocca di porto di Malamocco. La ragione è dovuta al riscontro, avvenuto durante i sollevamenti parziali delle dighe mobili, il 21 e 24 ottobre scorso, di alcune vibrazioni in alcuni tratti di tubazioni delle linee di scarico. Un comportamento che ha indotto i tecnici del Consorzio allo stop, in attesa di verifiche dettagliate e di interventi di soluzione del problema». E intanto Venezia è andato di nuovo sotto. Col terrore che arrivino altri «effetti di non previste raffiche di vento»…

Chi ha gestito il consorzio Venezia Nuova, chi ha governato quella regione, chi si è seduto sulla poltrona del ministero dei lavori pubblici, quali giornalisti hanno fatto finta di non vedere niente (perché il consorzio Venezia nuova era molto generoso con giornalisti e con scrittori)?
Chi darà ora indietro quei soldi ai veneziani e agli italiani (perché quegli 8 miliardi sono soldi di tutti) per un'opera che non sta funzionando?

Il Mose come l'Ilva, Venezia come Taranto, città stritolate dalla cattiva amministrazione, dal voler rinviare o nascondere i problemi, dalla faciloneria nel proporre soluzioni mirabolanti.
Siamo oggi tutti esperti di pararie mobili come ieri di scudi penali e di altoforni.
E nel frattempo, tra mille polemiche, a Taranto ci si ammala e a Venezia si sprofonda.

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