09 novembre 2019

Via del riscatto, di Mariolina Venezia



Imma Tataranni e le incognite del futuro.
Sembra proprio un presepe, con tutte le lucine!”.La prossima o il prossimo che se ne usciva così, quanteveriddio, gli sparava. A costo di andarsene in galera, a meno che un giudice di buon senso non le concedesse la legittima difesa.Era dalla mattina che se li sorbiva. La cognata, il fratello di Pietro, la brunetta e un'altra coppia di amici loro, che non la smettevano di sguittire a ogni angolo, di estasiarsi a ogni pernacchia, di ripetere che non avevano mai visto niente del genere ..

C'eravamo persi di vista, col procuratore della Repubblica di Matera Imma Tataranni: avevo letto anni fa “Come piante tra i sassi” e poi, chissà perché, non avevo continuato la conoscenza di questo magistrato di Matera che amava fare le indagini di persona, assieme all'appuntato Caligiuri, bello e impossibile.
Quel magistrato così tenace, che proprio non accettava le prepotenze grandi e piccole e nemmeno i favoritismi, nemmeno quell'impiegata che poteva andarsene a fare shopping nell'orario di lavoro.
Personaggio allo stesso insopportabile, per le persone accanto, ma anche unico e insostituibile.
Complice la serie televisiva (chi dice che le serie TV non servono?) ho deciso di riprendere il filo, partendo da quest'ultimo capitolo, “La via del riscatto”, dove già dal titolo si capisce la profondità del romanzo. Via del riscatto è sia il luogo dove avviene un delitto, un agente immobiliare trovato sparato in un vecchio palazzo che la sua agenzia aveva in gestione.
Ma il riscatto del libro è anche quello di una città, Matera che oggi sta riscoprendo una nuova primavera, dopo essere stata “città della cultura” europea, una nuova vocazione turistica che attrae visitatori da tutta Italia. Come quei fastidiosi parenti, la sorella di Pietro, suo marito, che di fronte al paesaggio dei Sassi non lesinano grida di entusiasmo.
Riscatto nei confronti degli anni in cui nei “sassi” che oggi fanno tanto floklore ci vivevano famiglie con gli animali dentro. Ma torniamo a quel 20 febbraio, quando Imma, stanca dei parenti, sente uno sparo: suggestione derivata dalla sua professione, oppure c'è stato veramente un colpo di pistola?
Cercando l'origine del colpo, Imma si scontra con un'altra donna, nelle viuzze dei quartieri (e teniamo a mente quegli stivali)
Da quel gomitolo smatassato di stradine e scalette qualcuno le piombò addosso. Un paio di stivali di vernice dai tacchi a stiletto, con una punta che nemmeno nei suoi sogni più efferati, le attraversò il campo visivo.[..] Ma chi era? Una turista solitaria, una squillo?

Nessuna suggestione, nessun petardo: quel corpo c'è stato veramente, un colpo di una pistola Beretta che ha ucciso Antonello Ribba, professione agente immobiliare, trovato morto all'interno di Palazzo Sinagra, nella Matera dei “sassi”, nella stanza rossa con dipinti alle pareti che raffigurano i vizi capitali, poco lontano da dove si trovava lei.
Imma riesce ad ottenere dal procuratore capo, uno “cercava di prendere tempo, lo scontro diretto non era nelle sue corde” Imma comincia le sue indagini.
Che non sono semplici, anche perché deve lavorare con quel marcantonio del maresciallo Calogiuri (che non accetta di sentirsi trattato come un “toy boy”, dopo quel bacio ..)
Lei, Imma Tataranni, coniugata, anni quarantacinque con prole. Altezza un metro e mezzo, circonferenza più o meno uguale, colore dei capelli non pervenuto. A detta di molti, un cesso. Lui, Ippazio Caligiuri, celibe, anni ventisette, altezza uno e ottantotto, spalle ben messe, capelli biondi e occhi azzurri, bello da impazzire.

Sul palazzo in via del Riscatto, della famiglia Sinagra, giravano strane voci, presenza di fantasmi. E pure su quella famiglia, tante sono le voci, che arrivano alla procuratrice dalla suocera, dalla proprietaria della boutique e da tutte le persone bene informate.
Il vecchio Sinagra sulla sedia a rotelle, un figlio senza arte né parte, una figlia in India, quel palazzo in vendita, come in vendita anche tante altre casette nei sassi.
Per un'opera di riqualificazione, modo originale per nascondere la solita speculazione immobiliare su cui la Tataranni sta indagando per l'indagine “Sassi puliti”, arrivata pure a processo:
In epoca più recente, - continuò lei senza farsi condizionare, - ecco le grandi lottizzazioni legate al piano casa di Berlusconi. Solo che inizia la crisi. Si fermano? Quando mai! Si approvano ventuno grandi progetti. Chiudono i salottifici, diminuiscono le giovani coppie, ma a Matera si costruisce. Come? Coi soldi delle banche. Tanto, nei consigli di amministrazione girano sempre gli stessi personaggi. Le imprese vendono metà delle case, l'altra metà la tengono come garanzia dei nuovi prestiti. Su questi appartamenti non accatastati, non pagano alcun onere. I contribuenti sì, però, visto che il comune fornisce l'illuminazione, le fogne e i cassonetti”.

Sicuramente Matera non è più quella vista da De Gasperi nel 1953. Non è cambiata l'anima delle persone, però: l'aria altezzosa dei cognomi che contano in città e che girano assieme nei consigli di amministrazione delle finanziarie, delle banche, delle società che hanno intenzione di mettere le mani sui “sassi”, le case dei contadini scavate nel tufo, vendute come case di prestigio.
Matera sembrava una donna che ha sostenuto troppe gravidanze. Di partorire aveva partorito, in effetti. Stronzi, cretini e affari che era meglio non nominare.

Un'indagine difficile in cui Tataranni dovrà scavare nel passato della vittima, un vero e proprio donnaiolo che però alla fine sembrava aver messo la testa a posto e sposato la sua fidanzata.
Nelle sue amicizie del passato e di quelle del presente, compresi i figli della famiglia Sinagra, nel cui passato si nasconde parte dei perché di quel delitto.

Un'indagine difficile perché Imma Tataranni non è solo anzi, non è più, quell'integerrimo magistrato temuto da tutti: ci sono i problemi della figlia, che non è più una bambina e che anzi, sta crescendo forse troppo in fretta. C'è quel marito molto paziente, forse troppo paziente.
C'è quel rapporto complicato con Calogiuri, con quel suo carattere fin troppo troppo “semplice”, ma capace di grandi intuizioni sul lavoro.

Proprio da una frase citata dalla figlia, di Thoreau, arriverà lo spunto per arrivare alla verità, quella verità che forse era sotto gli occhi, se solo ci fosse stato qualcuno capace di coglierla fin da subito.
Bisogna essere in due perché la verità nasca: uno per dirla e l'altro per ascoltarla, ripeteva tra sé e sé la Tataranni mentre metteva in moto la twingo. Ma certe volte, signor Thoreau, pure in tre o in quattro. Perché ognuno ne vede un pezzo, solo uno. E c'è anche chi fa di tutto per non vederla.

Il punto di forza di questo romanzo è la capacità di sapersi mantenere in equilibrio tra ironia (il personaggio Imma, la sua famiglia, il suo vestire) e la lucida analisi di quello che sta diventando la Basilicata e Matera oggi. Il riscatto di cui parla il titolo è ancora lungo da veder arrivare, rimangono i ricordi del passato, ma avendo venduto il silenzio – si dice Imma nelle ultime righe – rimane poco da sperare per un futuro diverso:
Intorno a lei la Basilicata era un sogno che evaporava nell'incertezza del dormiveglia. Un abitato avvolto nella nebbia, una casupola di pietra inguattata nel greto di un fiume, un albero dagli antichi contorcimenti difendevano le ragioni dell'irrealtà dal frastuono che sopraggiungeva, sempre più assordante.Avevano venduto il silenzio, e di tutto quello che sarebbe venuto, ormai, potevano solo farsene una ragione.

La scheda del libro sul sito di Einaudi e il pdf col primo capitolo
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