24 dicembre 2019

Report – le smart city (e la pubblicità dentro instagram)

La pubblicità delle influencer su Instagram

Instagram è la piattaforma dove si concentrano gli affari della influencer più famosa italiana, Chiara Ferragni: questo è il social preferito dai giovani e su di esso si concentra il social marketing, legati ai like raccolti dalle foto.

Ma la pubblicità sui social non è trasparente: il problema è emerso dopo che la Ferragni ha indossato una maglietta di Alitalia firmata da una stilista.
Ora l'influencer mette un hashtag per indicare i post legati ad una pubblicità, ma quanti altri lo fanno?

Il mondo della pubblicità si è accorto dei social e delle influencer, come Paola Turani: il suo profilo è seguito da un milione di persone, attente a cosa fa, cosa mostra.
Nulla è spontaneo, è un lavoro quasi h24, foto dopo foto.

Serve mettere l'indicazione dello sponsor, per esempio sponsored by oppure l'hash #adv: senza si rischia il blocco del post, fino ad erogare delle sanzioni da parte dell'antitrust.

Ad oggi non sono state fatte multe, si è puntato molto sulla moral suasion contro i furbetti di Instagram.

Gli stessi influencer sembrano non essere consapevoli di fare pubblicità a brand, che se non pagano una cena in un ristorante o se hanno una vacanza pagata qualcosa vorrà dire..

Negli Stati Uniti la legge è chiara: qualunque vantaggio ottenuto dall'influencer va dichiarato, non basta la moral suasion.
Dietro questi post, dietro queste foto c'è un giro d'affari importante: succede così che i follower si possano comprare, da parte di aziende interessate dalla pubblicità occulta via social.
I follower possono anche essere presi tramite dei bot: è quello che avrebbe fatto Pierferdinando Casini o meglio il suo staff.

Il mercato degli influencer marketing è cresciuto del 34% nel 2018: sarebbe opportuno venisse regolamentato meglio, come in America.

La maledizione della terra dei fuochi

C'è poi gente che denuncia via Instagram gli sversamenti illegali nella terra dei fuochi, come Angelo Ferrillo.
Chi tollera la maledizione di un territorio in emergenza da almeno 30 anni?

Le città intelligenti di Michele Buono

Affinché le buone idee possano andare avanti serve fare massa, serve mettere assieme territori e persone: come fatto a Nizza, che è agganciata ad altri comuni attorno, come fatto a Chelmnitz col suo tram-treno.
Come potrebbe succedere tra Bari e Taranto, per collegare il porto col capoluogo.

Come hanno già fatto a New York: qui si è messa in gioco una massa critica importante, una classe dirigente lungimirante, per raggiungere obiettivi importanti per un piano energetico che fa diminuire il consumo della c02, che ha creato posti di lavoro, che ha messo assieme banche imprese e privati.

Si è iniziato col mappare il consumo energetico delle palazzine e dei palazzi: per quelli dispendiosi di energia si è previsto di mettere dei pannelli, si sono fatte consulenze per mettere degli orti sul tetto delle case, per avere prodotti a km zero.

Amsterdam Avenue, a NY City: è un signore coi capelli da rasta che si occupa della caldaia del palazzo, ristrutturata all'interno del piano del comune, il NYC Green New Deal: entro il 2030 si vuole ridurre la co2 del 40% e dell'80% entro il 2050.

Edificio per edificio si raccolgono i dati delle emissioni, che si possono monitorare in una mappa: il tutto è finanziato da un prestito a tasso agevolato che si ripaga col tempo.
Il comune e i responsabili del programma di ammodernamento hanno pensato anche alle fasce più deboli, come le persone in Amsterdam Avenue: caldaia nuova, sensori lungo il palazzo, infissi e finestre nuove, luci a basso consumo, valvole per i termosifoni. Perfino il tetto è stato dipinto di argento..

Una volta resi efficienti e dotati di impianti fotovoltaici, i palazzi potrebbero fornire energia a quelli che ne hanno bisogno: in questo modo non si ha più bisogno di enormi centrali inquinanti, pur mantenendo gli stessi consumi.

Secondo il programma di rigenerazione, si possono mettere sui tetti anche orti e alberi, per tenere bassa la temperatura dei palazzi; le piante assorbono poi l'anidride carbonica e colorano lo skyline della città.
Città che si è mossa in controtendenza rispetto al governo federale, perché non c'è tempo da perdere.

Si migliora l'ambiente, si crea lavoro, è un affare per tutte le città che vogliono aderire a questo programma.

In Francia una città come Nizza si è messa assieme alle altre della zona, secondo il principio dell'unione che fa la forza: ora esiste Nizza metropoli della Cosa Azzurra, che mette assieme il mare e le montagne, con l'obiettivo di ridistribuire le ricchezze su un territorio.
I 49 comuni hanno messo assieme i budget per poter fare operazioni più in grande, per ottenere maggiori prestiti dall'Europa: ogni sindaco lavora assieme agli altri, per un obiettivo comune: risolvere assieme i problemi dei rifiuti, dei trasporti, sistemare le strade, per realizzare l'impianto per la depurazione delle acque.

In questa nuova metropoli i turisti usano il sistema integrato dei trasporti per passare dalla montagna al mare: la metropoli in grande attrae investimenti privati, attrae turisti, attrae nuovi centri di ricerca e nuove imprese.

Anche qui si monitorano nel dettaglio il territorio, i consumi energetici, la fluidità dei trasporti.
E se si mettesse assieme Nizza e Genova: l'aeroporto internazionale di Nizza assieme al porto di Genova?

Potremmo creare delle autostrade marittime, far circolare più treni tra le due città, creare un unico territorio. E l'Italia che fa?
Non abbiamo reti, infrastrutture ma soprattutto, non abbiamo visione.

Facciamo una simulazione dell'economia dell'aggregazione anche in Italia allora.
Prendiamo il territorio tra Bari e Taranto, le infrastrutture, le industrie, il commercio per una popolazione di 2 milioni di persone, da mettere in relazione.
Partendo dall'aeroporto aerospaziale a Grottaglie, con la più grande pista in Europa: qui c'è il distretto aerospaziale pugliese, si progettano pezzi di motori di aerei.

A Brindisi si produce il Black Shape, la Ferrari dei cieli.
A Bari si producono satelliti per telecomunicazioni e per il monitoraggio della terra.
Sempre in Puglia si sviluppano e producano satelliti: lo fa la Planetek, una società capace di raccogliere immagini dai satelliti per fare poi delle valutazioni su quanto rilevato.

Ecco, mettiamo tutte queste aziende assieme, mettiamo che siano collegate da una infrastruttura veloce, che leghi assieme il porto di Taranto con Bari.
Per esempio la nuova linea adriatica, che permetterebbe di agganciare il mercato commerciale verso l'Africa e l'Asia.

Serve un collegamento veloce, una sorta di metropolitana veloce tra Bari, Taranto e i centri intermedi: tempi di percorrenza sotto i 30 minuti.

Come fatto a Chelmnitz col tram treno, che collega la città con tutti i centri attorno: cinque linea a raggiera collegano Chelmnitz con la regione.
Un tram nei centri urbani che diventa un treno tra città e città: in questo modo studenti, lavoratori, pendolari possono spostarsi in comodità da un posto all'altro.
Tutto questo ha rivitalizzato sia Chelmnitz che le città attorno, nelle zone rurali.

Immaginiamo cosa potrebbe succedere tra Bari e Taranto: per esempio a Taranto dove si produce l'acciaio, si potrebbe costruire la prima auto italiana a guida autonoma, per esempio quella realizzata dalla Vislab di Parma.

L'auto a guida autonoma è dotata di telecamere di bordo, davanti e a lato, diversamente dall'umano non si distrae e dunque è meno propensa a fare errori.
Auto del genere potrebbero essere messe in comune, sarebbe poco utile possederle: le informazioni raccolte dalle auto potrebbero poi essere analizzate dai satelliti per essere validate ed evitare così attacchi terroristici ..

Vanno messe assieme le realtà frammentate del territorio: auto elettriche che si guidano da sole, colonnine poste lungo il territorio, dove si può prendere o dare energia, quando sono ferme nei depositi a torre (è il progetto Enel X): serve però che tutto il territorio abbia regole comuni, per esempio per la collocazione delle colonnine.

Michele Buono ha fatto, assieme all'economista Minenna, una simulazione: con una raccolta di 100 miliardi tra soldi pubblici e privati si potrebbe mettere assieme tutta questa tecnologia, auto del futuro, un'impresa siderurgica, le colonnine, i satelliti per controllare dall'alto le immagini.

Vanno collegare assieme le due città pugliesi, Bari e Taranto, per creare una nostra via della seta, per intercettare il traffico di merci che vediamo sfilarci davanti tra nord e sud.

Michele Buono è poi volato in Inghilterra: le costruzioni sono realizzate in modo digitale, in blocchi modulari realizzati in modo digitale in aziende di costruzione che poi sono montati in cantiere.

In questo modo i tempi di costruzione sono certi, non ci sono sprechi: questa organizzazione industriale riduce i costi, rende possibili interventi anche in aree rurali.
Anche nel campo dell'edilizia l'unione fa la forza, per realizzare quelle infrastrutture che in Italia mancano, che mancano tra Bari e Taranto.

A realizzare questi progetti sono anche ingegneri italiani, che in Italia questi lavori non potrebbero farli: perché qui da noi gli sprechi, i tempi incerti sono un prezzo che dobbiamo pagare per quella politica che si basa sul clientelismo e che non si preoccupa del bene del paese.

In Italia a a Taranto è andato avanti per anni il ricatto sul lavoro, si è portato avanti un atteggiamento ambiguo con un'azienda privata italiana prima e una multinazionale poi.

1 commento:

Sara ha detto...

Essere arrivata fino ad oggi senza sapere chi è questa Paola-influencer!