30 gennaio 2020

Il cane di terracotta di Andrea Camilleri



Incipit (che potete trovare anche qui)
«A stimare da come l’alba stava appresentandosi, la iurnata s’annunziava certamente smèusa, fatta cioè ora di botte di sole incaniato, ora di gelidi stizzichii di pioggia, il tutto condito da alzate improvvise di vento. Una di quelle iurnate in cui chi è soggetto al brusco cangiamento di tempo, e nel sangue e nel ciriveddro lo patisce, capace che si mette a svariare continuamente di opinione e di direzione, come fanno quei pezzi di lattone, tagliati a forma di bannèra o di gallo, che sui tetti ruotano in ogni senso ad ogni minima passata di vento.Il commissario Salvo Montalbano apparteneva da sempre a quest’infelice categoria umana e la cosa gli era stata trasmessa per parte di matre, che era cagionevole assai e spesso si serrava nella càmmara di letto, allo scuro, per il malo di testa e allora non bisognava fare rumorata casa casa, camminare a pedi lèggio. Suo patre invece, timpesta o bonazza, sempre la stessa salute manteneva, sempre del medesimo intìfico pinsèro se ne restava, pioggia o sole che fosse.Magari questa volta il commissario non smentì la natura della sua nascita: aveva appena fermato l’auto al decimo chilometro della provinciale Vigàta-Fela, come gli era stato detto di fare, che subito gli venne gana di rimettere in moto e tornarsene in paese, mandando a patrasso l’operazione.

Ho dovuto vincere una certa ritrosia, per riprendere in mano un romanzo del maestro Andrea Camilleri. Ora che non c'è più, che nessun nuovo romanzo con Montalbano o uno dei personaggi partorito dalla sua fantasia vedrà più luce ..

Superata questa paura, ho tirato fuori dalla mia libreria “IL cane di terracotta” per re immergermi in uno dei suoi primi romanzi, con Montalbano che era ancora un intero territorio da scoprire, come quella Sicilia inventata ma allo stesso tempo reale.

Il cane di terracotta racconta di mafia e di un vecchio mafioso che si vuole consegnare allo Stato, ma concedendosi tanticchia di tiatro, per non perdere la faccia.
«A farla breve, questi picciotti che non taliano in faccia a nisciuno, appena si vedono ti difficoltà con una macchina lenta, ti jettano fora strata senza pinsarci due volte e tu ti ritrovi dintra un fosso con l'ossa del collo rotte»

Consegnarsi allo Stato prima che i nuovi mafiosi, quelli che conoscono le lingue e parlano inglese, lo buttino fuori di strada.

Mafioso che viene buttato di strada per davvero, perché c'è del marcio nello stato, in quella parte che con la mafia ha deciso di scendere a patti.
E allora, per sdebitarsi con quel commissario di Vigata che ha saputo capire le cose come stanno, racconta di un deposito di armi ammucciato sulla collina del Crasto. Chiamata così per una leggenda antica.
Ma se la leggenda è antica, le armi nascoste sono tremendamente vere ..

Il cane di terracotta è anche la storia di come la mafia sia capace di nascondersi dietro tante storie: non solo il traffico di armi, l'usura, il pizzo e il commercio di carne umana, per il bordello a cielo aperto gestito da quel Gegè, persona tinta ma anche amico di Montalbano.

Ma Il cane di terracotta è anche un viaggio nel passato, nel labirinto della memoria. Perché quella grotta antica, nella montagnetta al cui interno doveva nascondere un tesoro, nasconde invece il cadavere di due ragazzi giovani, uccisi almeno cinquant'anni fa e composti in modo pietoso in quella grotta sicura.
Sicura e al riparo dai mali del mondo, protetti per sempre da un cane di terracotta, appunta, in quello che sembra un rituale funerario completato da un bummulo di creta e da un ciotola con delle monete dei tempi della seconda guerra mondiale.

Montalbano, che suda freddo all'idea di una conferenza stampa e di una promozione che lo allontanerebbe dal suo commissariato, dove può portare avanti le sue indagini come un cacciatore solitario, con grande dolore per il suo vice Mimì, si perde dentro questo enigma.
Il fatto è che io mi sono addunato, col tempo, d'essere una specie di cacciatore solitario, perdonami la stronzaggine dell'espressione, che è magari sbagliata, perché mi piace cacciare con gli altri ma voglio essere solo a organizzare la caccia. Questa è la condizione indispensabile perché il mio ciriveddru giri nel verso giusto. Un'osservazione intelligente, fatta da un altro, m'avvilisce, mi smonta magari per una jurnata intera ...

Complice anche la convalescenza per un colpo alla pancia, perché certi traffici non si devono scoprire, nell'indagine sui due morti del crasticeddru si butta a capofitto.

Chi erano i due ragazzi morti?
Perché quella morte e perché quella composizione, che richiama antichi racconti, come quello della diciottesima Sura del Corano?
.. La Sura dice che Dio, venendo incontro al desiderio di alcuni giovani che non volevano corrompersi, allontanarsi dalla vera religione, li fece cadere in un sonno profondo all'interno di una caverna.

Un viaggio tra le memorie degli anziani del paese, mediatori arabi e preti spretati ma esperti di simbologia, con a fianco Livia a cui però non riesce a dedicare tutta la sua attenzione.

Perché Montalbano è così: proprio queste indagini all'apparenza senza alcuna utilità, lo appassionano ancor di più.
Non per trovare l'assassino, che forse ora è morto. Ma per trovare una risposta alle sue domande:
.. dell'assassino non gliene importava tanto, quello che l'intrigava era perché qualcuno, l'assassino stesso forte, si fosse dato carico di spostare i cadaveri nella grotta e d'allestire la messinscena della ciotola, del bùmmulo e del cane di terracotta.

Ne Il cane di terracotta troviamo tante storie, tanti personaggi, alcuni dei quali li ritroveremo poi nei successivi gialli con Montalbano (da Fazio ad Augello, da Livia ad Adelina, da Ingrid a Nicolò Zito).
È sì una storia che parla di mafia, per quel delitto che apre il racconto: ma dietro quel delitto c'è una storia d'amore innocente violato e di un amore morboso, violento.
Una storia di morte e di resurrezione, per illudersi che quel sonno, all'interno della grotta, possa nascondere lo scempio della morte.
Trasì nella càmmara di letto. Il vecchio si stava godendo un sonno sereno, il respiro lèggio, l'ariata distesa, calma. Viaggiava nel paese del sonno senza più ingombro di bagaglio. Poteva dormire a lungo, tanto sul comodino c'erano il portafoglio coi soldi e un bicchiere d'acqua. Si ricordò del cane di peluche che aveva comprato a Livia a Pantelleria. Lo trovò sopra il comò, nascosto dietro una scatola. Lo pigliò, lo mise a terra, ai piedi del letto. Poi chiuse adascio adascio la porta alle sue spalle.

La scheda del libro sul sito di Sellerio editore e la pagina dedicata al libro sul sito di Vigata
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

Nessun commento: