04 febbraio 2020

Presadiretta – l'ultima ape

L'olio esausto dopo la frittura e la scomparsa delle api: questi i due argomenti della puntata di Presadiretta.

Liscio come l'olio

Molti di noi l'olio esausto lo buttano nel lavandino: quali sono le conseguenze?
Per legge siamo oobligati a riciclare gli olii esausti che usiamo in cucina: manca l'informazione e molte città non sono attrezzate per la raccolta.
A Roma tocca all'Ama raccogliere l'olio esausto, nelle isole ecologiche e nelle scuole ma purtroppo le scuole segnalate non fanno più la raccolta.
Così le persone lo sversano nelle fogne, con conseguenze importanti sull'inquinamento delle acque: se raccolti gli oli potrebbero essere usati per biodiesel, per esempio.

In assenza dello Stato e delle amministrazioni, ci sono i privati che si organizzano per la raccolta, come la signora Silvia: oggi recuperiamo solo il 25% degli oli esausti, eppure è prezioso, perché per legge il diesel dovrebbe contenerne una parte.

Il biodiesel emette meno co2: l'industria del biodiesel in Italia compra gli oli anche dall'estero, col rischio di qualche abuso.
Per esempio cisterne che arrivano da paesi dell'Unione che non contengono oli di frittura, perché mancano i controlli, nell'area di libero scambio.


Consideriamo gli insetti solo come un fastidio eppure senza gli impollinatori non avremo il cibo che mettiamo in tavola: il 40% di questi insetti sono a rischio per i pesticidi, come i neonicotinoidi, che danneggiano le api.
L'EFSA ha emanato sette anni fa nuove linee guida sui pesticidi ma l'Unione ne ha recepite solo una parte, quelle che (forse) danno meno fastidio alle aziende della chimica.

Presadiretta lancia un allarme sottovalutato dalla pubblica informazione ma non dagli esperti: la scomparsa degli insetti, da cui dipende la crescita della frutta e della verdura di cui ci cibiamo.
Niente caffé, cioccolato, niente frutta e verdura, niente cime di rapa: senza api la natura sarebbe sterile, da loro dipende la produzione di due patti su tre della nostra cucina.
La metafora fatta da Lisa Iotti è quella del panino vuoto: senza api e senza impollinatori avremo solo pane e riso.

Il 40% delle api selvatiche sta scomparendo, ad un ritmo otto volte più veloce di altre specie, in un fenomeno simile a quello dei dinosauri del Cretaceo.
Gli apicoltori per mettere in salvo le api devono spostare le arnie, in luoghi lontani dai pesticidi: i primi allarmi risalgono al 2007-2008 e il problema riguarda tutta l'Europa.

LE api sono intossicate dai pesticidi, perdono il loro orientamento – è il grido d'allarme di un apicoltore bretone, in un video visualizzato da 10ml di persone.
E dopo gli insetti, gli uccelli stanno sparendo: l'ambiente sta diventando tossico per gli animali.

Sono stati analizzati i campioni presi nei terreni dove si è registrata la moria di api? Residui di insetticidi nel miele, anche di sostanze proibite.

La situazione già oggi è grave perché non esiste un mondo senza api: senza api selvatiche non c'è futuro.
A Krefeld in Germania, all'istituto entomologico, hanno raccolto gli insetti per decenni: farfalle, api e centinaia di migliaia di animaletti, nella loro raccolta hanno scoperto come la biomassa degli insetti volanti è crollata di tre quanti in pochi anni ed è un declino non legato ai cambiamenti climatici.
Dopo questo studio, sulle riviste scientifiche scattò l'allarme, perché il rischio di perdere l'impollinazione è peggiore del riscaldamento climatico.
Il lavoro degli impollinatori vale da 15 a 16 miliardi di euro l'anno solo in Europa: dovremo cioè trovare un altro modo per impollinare, se non avessimo più le api o i bombi.

In Cina, per esempio, sono uomini e donne che impollinano gli alberi, manualmente: non è solo un problema di costi ma anche di qualità del prodotto (noi uomini non siamo bravi impollinatori).

C'è un altro aspetto da considerare: gli studi citati da Presadiretta dimostrano come l'impollinazione in città sia migliore rispetto a quella della campagna. Nonostante il cemento, nonostante le auto. Cosa c'è che non va nelle nostre campagne?

A Orleans, al centro di ricerca, hanno analizzato per primi gli studi pubblicati sugli insetticidi delle industrie: i pesticidi distruggono le api, tutti gli invertebrati del suolo e dell'acqua.
Dal 2018 i pesticidi di tipo licotinoidi sono vietati: ma sappiamo che spesso l'industria rimpiazza un prodotto con un altro con la stessa tossicità.

Questi prodotti intaccano il cervello delle api, in particolare il senso dell'olfatto, usato per le comunicazioni all'interno della colonia.
Sono i risultati scoperti nei laboratori di Trento dove hanno condotti questi esperimenti sulle api: le api contaminate dai pesticidi perdono la memoria, perdono la capacità di riconoscere gli odori. Nelle api non trattate, si ricordano di un odore anche per settimane.

Uno dei pesticidi vietati è quello della Bayer, il Thiacloprid, usato anche nei campi attorno a Trento: è vietato, come si è detto, dal 2018, ma può essere usato nelle serre.
Le api è come se fossero drogate, non riescono a scambiarsi le informazioni, le une con le altre, per ritrovare la colonia, per trovare i luoghi dove raccogliere il polline: “è come se non potessero parlare tra di loro”, racconta con dolore il professor Menzel, entomologo.

Le Monde ha pubblicato diversi servizi sull'inquinamento causato dall'industria chimica: ha studiato le carte dello scandalo Monsanto, i Monsanto papers.
C'è una correlazione tra l'uso dei neonicotinoidi e la morte delle api, negati dalle industrie del settore, che tirano in ballo altre cause come l'averroa.
Ma oggi iniziano a morire anche insetti non api, dunque deve esserci un'altra causa, non legata ai loro nemici naturali.
Anche se oggi sono stati proibiti questi prodotti, sono persistenti e continuano a far danni per diversi anni, anche a lungo.

Lisa Iotti ha intervistato i vertici di Bayer, produttrice dei pesticidi citati nel servizio: l'entomologo della Bayer spiega di tener molto alle api, per la produzione del cibo per gli esseri umani.
Ma non c'è nessun legame tra la moria delle api e l'uso di questi prodotti: se li si usa correttamente, i neonicotinoidi non sono tossici.

Gli altri studi sono solo opinioni diverse, racconta l'entomologo della Bayer: allora perché muoiono le api?
E' colpa dell'acaro, la risposta che, com'è detto, non spiega la morte di altri impollinatori non legati agli acari.

Perché le nuove linee guida di EFSA (per approvare le nuove molecole sui pesticidi) non sono state rispettate dalla stessa Unione Europea, che non ha emanato le direttive per tutte queste linee, che richiedevano nuovi test, più stringenti sugli insetti?
E' da 25 anni che sappiamo che i neonicotinoidi sono tossici, ma non abbiamo fatto nulla per limitarne i danni: il problema è solo politico, per il peso delle lobby della chimica a Bruxelles e negli altri paesi.
L'approvazione di queste norme è bloccata in Europa da un ente sconosciuto, Scopaf, che non ha una sede né si conoscono i membri.
Un ente fantasma, che non fa riunioni pubbliche: un altro scandalo dell'Unione Europea.

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