Nessuno io mi chiamo; nessuno è il nome che mi danno il padre e la madre e inoltre tutti gli amici
22 settembre 2005
Il giro di boa di Andrea Camilleri
Traffico di esseri umani, l'atteggiamento verso gli immigrati, gli attuali (nel 2003) fatti politici italiani: in uno dei libri più politici di Camilleri, Montalbano deve affrontare la sua indagine più dura. L'autore esprime tutto il suo risentimento verso una classe politica, verso un sistema che considera marcio: tutto questo fa sentire Montalbano un uomo isolato.
Questa sensazione emerge con prepotenza fin dalle prime pagine, dove con poche frasi, viene fuori la rabbia di Montalbano, un senso di impotenza contro una parte dello stato di cui anche lui fa parte:
“Nottata fitusa, 'nfami, tutta un arramazzarsi, un votati e rivotati, un addrumisciti e un arrisbigliati, un susiti e un curcati. E non per colpa di una mangiatina eccessiva di purpi a strascinasali o di sarde a beccafico fatta la sira avanti, perchè almeno una scascione di quell'affannata insonnia ci sarebbe stata, invece, nossignore, manco questa soddisfazione poteva pigliarsi, la sira avanti aviva avuto lo stomaco accussì stritto che non ci sarebbe passato manco un filo d'erba. Si era trattato di pinseri nivuri che l'avevano assugliato doppo avere sentito una notizia del telegiornale nazionale.”
Cosa ha turbato a tal punto Montalbano? La notizia, data dal TG con assoluta tranquillità, che la polizia stessa aveva introdotto due bottiglie molotov alla scuola Diaz, durante il G8 a Grenova nel 2001, per giustificare l'irruzione.
Montalbano decide dapprima di presentare le dimissioni ma poi, dopo essersi imbattuto in un cadavere in mare, rinuncia e inizia una personale indagine sul morto: chi era? Da dove veniva il corpo?
Il morto è la sfida per andare avanti, per non lasciare che anche questo rimanga un altro caso da archiviare, senza giustizia.
Il libro affronta il tema dell'immigrazione clandestina, prendendo di punta la legge Bossi Fini, chiamata qui Cozzi Pini, ma non importa il nome: una legge sbagliata perchè gli autori “si illudevano di fermare una migrazione epocale con provvedimenti di polizia e con decreti legge.”
Una legge sintomo di una società distorta: “quella gente che arrivava da tutte le parti più povere e devastate aveva in sé tanta forza, tanta disperazione da far girare i cardini della storia in senso contrario. Con buona pace di Cozzi, Pini, Falpalà e soci. I quali erano causa ed effetto do un mondo fatto di terroristi che ammazzavano tremila americani in un botto solo, di americani che consideravano centinara e centinara di morti civili come effetto collaterale dei loro bombardamenti, di automobilisti che srafazzavano pirsone e non si fermavano a soccorrerle ... di bilanci falsi che a norma di nuove regole non erano da considerarsi falsi, di gente che avrebbe dovuto da anni trovarsi in galera e invece non solo era libera, ma faciva e dettava leggi.”
Uno dei momento più toccanti del libro è l'incontro di Montalbano e un ragazzino, appena sbarcato da un barcone di clandestini: questi sfugge alla madre e si rifugia in un deposito. Montalbano lo insegue “Poi [Montalbano] vitti lentamente apparire le mano, le vrazza, la testa, il petto. Il resto del corpo restava cummugliato dalla cascia. Il picciliddro stava con le mano in alto, in segno di resa, l'occhi sbaraccati dal terrore, ma si sforzava di non chiangiri, di non dimostrare debolezza. Ma da quale angolo di 'nfernu viniva – si spiò improvvisamente Montalbano – se già alla so età aveva imparato quel terribile gesto delle mano isate che certamente non aviva visto fare né al cinema né alla televisione?Ebbe una pronta risposta, pirchì tutto 'nzemmula nella so testa ci fu come un lampo, un vero e proprio flash. E dintra a quel lampo, nella so durata, scomparsero la cascia, il vicolo, il porto, Vigata stessa, tutto scomparse e doppo arricomparse ricomposto nella grannizza e nel bianco e nero di una vecchia fotografia, vista tanti anni prima ma scattata ancora prima, in guerra, avanti che lui nascesse, e che mostrava un picciliddro ebreo, o polacco, con le mani in alto, l'istessi precisi occhi sbaraccati, l'istissa pricisa volontà di non mittirisi a chiangiri, mentri un soldato gli puntava contro un fucile”.
È una foto scattata dalle SS, dopo la distruzione del ghetto di Varsavia, un bambino, un soldato, la mani in alto. Perchè oggi come allora, le prime vittime di tutte le guerre, sono sempre loro i picciliddri, i bambini.
Grazie a questo picciliddro, senza nome, Montalbano trova la forza per combattere la sua battaglia contro l'organizzazione criminale che sta dietro agli sbarchi dei clandestini: un traffico di esseri umani, usati come pezzi di ricambio per i trapianti di organi, per la prostituzione e la pedofilia, il racket dell'accattonaggio. Una battaglia in nome “di un piccolo guerriero che aveva combattuto fino a che aveva potuto, ma non c'è l'aveva fatta”.
I link su bol e ibs.
I link sul sito della Rai e il commento del corriere.
Technorati: Andrea Camilleri, Montalbano
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