Riassunto: l’esecutivo ha votato il rinvio alle Camere del decreto sulla riforma del Tfr (la cosiddetta “liquidazione”) per «un approfondimento» (unità).
Il ministro del Welfare Roberto Maroni uscendo dalla riunione dell’esecutivo ha affermato: «troppe pressioni dal mondo economico e finanziario». A chi si riferiva? Alle compagnie di assicurazioni. Compagnie di assicurazioni (tra cui Mediolanum) che hanno strenuamente bocciato il decreto che fissa le norme per lo smobilizzo del Tfr ai fondi pensione, lamentando una discriminazione delle polizze private a vantaggio dei fondi chiusi.
Quale è il punto di scontro? Il decreto di Maroni consente ai salariati di scegliere se lasciarli nelle casse dell'impresa o investirli in fondi. I padani vogliono che i denari dei lavoratori finiscano esclusivamente ai "fondi-pensione negoziali". Tradotto dal politichese: quelli gestiti da sindacati e imprese. Questo lascerebbe a bocca asciutta le assicurazioni che ambivano al boccone prelibato.
Il Consiglio dei Ministri ha deciso di prendere tempo e di rinviare alle Camere il parere. Maroni ha già chiarito che, senza un sì del governo alla riforma, ci saranno «conseguenze politiche rilevanti». Ancora più esplicita un’altra fonte leghista che, dopo la conferenza stampa di maroni, ha spiegato: «Se entro 30 giorni salta la riforma, salta tutto...».
E Libero, per difendere il suo padrone, piccona Maroni "Chiusa un'anta ne sbatte subito un'altra. La Casa delle libertà aveva appena chiuso nella sua stanzetta Follini, tenuto a bada da Casini, Buttiglione e Giovanardi, ed ecco è Bossi per interposto Maroni a cavalcare il diavolo... Dai Bossi, almeno tu, non fare il Follini"
Technorati: riforma tfr, Roberto Maroni
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Mi raccomando, siate umani