26 ottobre 2005

La ndrangheta

Ieri a Ballarò si parlava di ndrangheta, con Di Pietro, Gasparri e Lumia (DS), Centaro (FI, pres. commissione antimafia)e in collegamento il proc. nazionale della DDA Cisterna.
Anche a
Otto e mezzo di parlava di ndrangheta e dell'omicidio Fortugno, con Prodi.

Vorrei iniziare da questa tramissione dalla delusione che ho provato a sentire le parole di Prodi, parole di circostanza, parole già sentite: "mi ha avvicinato gente dicendomi, ma voi settimana prossima vi ricorderete di noi? Noi non dobbiamo dimenticare la Calabria .... lo stato ... lo stato ...". Come probabile futuro presidente del Consiglio mi aspettavo una presa di posizione più netta e, soprattutto, delle idee più concrete per risolvere il problema.

Perchè la ndrangheta è un problema: una struttura organizzata per famiglie (le ndrine), con un profondo legame per il territorio. La ndrangheta deve la sua fortuna a due aspetti: il primo è la sottovalutazione da parte dello stato, perchè è sempre stata vista come una piccola organizzazione relegata al sud in questa sperduta regione (di cui la maggior parte degli italiani non conosce nemmeno le province). Il secondo è l'affidabilità delle persone legate alla ndrangheta: non ci sono clan, ma famiglie nel vero senso della parola.
Per questo è difficile trovare dei pentiti e avere delle informazioni dall'interno della ndrangheta. Inoltre la parola data, da parte di un esponente della ndrangheta, è legge: la DIA ha scoperto che, in traffici con i trafficanti colombiani, sono state effettuate delle transazioni basate sulla sola parola.
La ndrangheta ha fatto anche da garante per la mafia siciliana.

E' incredibile il senso di proiezione verso l'estero di questa organizzazione: la rivista
Limes, in un suo articolo, mostrava i legami con la Colombia, il Canada, gli Stati Uniti, l'Australia ... e noi siamo ancora qui a dire "lo stato deve essere più presente in Calabria".

Parole dette e ridette .. tante e troppe volte ad ogni morto. Perchè mandare adesso 7000 agenti, e poi tagliare dal bilancio della DIA il 20,04%, con la nuova finanziaria?

Lo stato deve essere presente: ma come? a Locri, nonostante i 23 omicidi (irrisolti), non c'era un pattuglia quella domenica e l'assassino ha potuto tranquillamente sparare in pieno giorno. E non per dare colpe alle forze dell'ordine, anzi.

E che sono stanco di sentire che, pur essendoci la mafia, la ndrangheta, questo non deve impedire gli investimenti al sud: perchè sono finaziamenti alla mafia. Sono investimenti che, ai siciliani, ai calabresi, non servono a nulla. Partiamo dal ponte: Monorchio (infrastrutture SPA) parlava del fatto che tutte le aziende coinvolte nei lavori dovranno essere certificate dall'antimafia. Al che il dottor Callipo, presidente della confindustria della Calabria ha ribattuto "ma in Calabria tutte le aziende sono certificate".

Perchè esistono prestanome, aziende intestate a parenti, amici. Fatta la legge trovato l'inganno. Come ricordava Lumia (DS): la bonifica va fatta adesso, prima che inizino i lavori, altrimenti è troppo tardi. Inizieranno i subappalti, i riciclaggi di denaro sporco ... Perchè se è anche vero che la Impregilo non è mafiosa (come ha detto Gasparri e verrebbe voglia di chiedergli: perchè?), siamo sicuri che le aziede cui subalterrà i lavori lo siano?

Della ndrangheta si conoscono i nomi dei capifamiglie (i Morabito i Cataldo ...), sono state intercettate le telefonate (come quella di Zappia a Rizzutto del clan Bonanno "li hanno bisogni di soldi". E il soggetto era il ponte).
Non sono mai stati scalfitti i patrimoni personali delle famiglie, nonostante le condanne, che ci sono state. Sembra incredibile ma è così.
Chi ha visto Ballarò poteva avere l'impressione che contro questa criminalità non si possa fare altro: non è vero, come ha suggerito Di Pietro
  • bloccare gli appalti alle aziende di cui si ha il sospetto di avere rapporti con la mafia
  • possibilità di fare sequestri preventivi dei beni, per persone sospettate di mafia, finchè non c'è prova di lecita provenienza
  • embargo per le transazioni con i paesi off-shorebasta con i politici, condannati in via definitiva, al parlamento.


Basta con le discussioni sulla mafia, dove si discute ancora sul fatto che ci sono infiltrazioni della mafia sugli appalti (anche al nord), e c'è ancora gente che dice che non è vero, che non tutte le aziende sono mafiose. Che non tutti i siciliani (o i calabresi) sono mafiosi ... lo sappiamo.

Ma andiamo oltre: se in Italia ci fossero stati 23 morti per terrorismo islamico, saremmo tutti in piazza, destra e sinistra. Sarebbero passate leggi marziali. Invece per 23 morti di mafia o di ndrangheta, nulla, il silenzio. C'è la volontà politica di combattere la mafia?
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