Questa è una storia di mafia .. inizia con queste parole il libro inchiesta dei giornalisti Stefano Maria Bianchi e Alberto Nerazzini, sulle musiche di Nicola Piovani. Un film che spiega dei legami tra la nuova mafia, il potere politico e il mondo della sanità. La mafia presentata è quella che ha preso il comando dopo l'arresto di Riina, nel 1993: non è più quella che si esprime con le bombe e le stragi. È la mafia che ha deciso di eclissarsi, di non far parlare più di se (e ci sta riuscendo benissimo), ma di continuare lo stesso a fare affari. Come? Con la sanità ad es: è questa inchiesta mostra come sia stato possibile.
Protagonisti sono tutti medici o persone comunque legate al mondo della sanità: come Michele Aiello, accusato di associazione mafiosa e di essere il prestanome di Bernardo Provenzano , il cui nome era scritto su uno dei “pizzinni” che Riina aveva in tasca al momento dell'arresto. Aiello è proprietario della clinica Villa S. Teresa, specializzata in tumori, ora chiusa dopo il suo arresto. Salvatore Cuffaro, presidente della regione Sicilia (medico anche lui), vicesegretario dell'UDC, è ora sotto processo per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra: avrebbe favorito le cliniche di Aiello nel diventare strutture accreditate dalla regione.
Perchè la sanità, in Sicilia, è un vero business: se in Lombardia ci sono 60 cliniche accreditate, qui ne abbiamo 1700, tra cliniche, ambulatori e centri di medicina nucleare. O come i centri di dialisi: il 90% dei quali è in mano a i privati, come il professore Giammarresi, proprietario del più importante centro di dialisi della regione. Il cui nome compare nelle intercettazioni ambientali del boss Giuseppe Guttadauro (medico) capo del mandamento di Brancaccio, condannato per associazione mafiosa. In queste intercettazioni (senza le quali queste inchieste per mafia non sarebbero nemmeno partite) il boss parla di elezioni regionali (quelle del 2001, nelle quali Toto Cuffaro è stato eletto) e di nomine a ruoli di direttore di cliniche siciliane. Telefonate al medico (anche lui) Domenico Miceli (sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa). Con Salvatore Aragona (medico), condannato definitivamente per concorso esterno in associazione mafiosa, legato al boss Guttadauro.
Il film mostra l'aria che si respira a Bagheria, dove i cartelli antimafia (con la faccia di Provenzano e la scritta Wanted) devono essere appesi di notte, mentre di giorno la gente del quartiere dice “Provenzano? È una persona squisita! I mafiosi, sono persone gentili squisite e di chiesa!”.
I due giornalisti hanno intervistato sia Giammarresi che il dottor Manenti colui che, quando era a capo della Ausl 6 di Bagheria, ha accreditato la clinica di Aiello. Nessuno dei due ha voluto esprimersi sui loro legami con esponenti mafiosi. Di fronte all'osservazione che Aiello avrebbe dichiarato, durante il processo, di avere dato 25000 euro a Manenti, la risposta è stata “mi riservo di non rispondere”.
Ma non esistono solo medici in odore di mafia, in questa storia: Stefano Bianchi ha intervistato anche la figlia del professore Paolo Giaccone, ucciso dalla mafia per aver voluto sottoscrivere una perizia con cui si incastrava il killer Filippo Marchese. “Mio padre non pensava di diventare un eroe, era una persona onesta. Qui si diventa eroi quando si è persone normali, oneste.”
Dopo aver parlato dei comprimari, ecco che il protagonista del film entra in scena: Toto “Vasa vasa “. Il film mostra l'udienza nella quale Angelo Siino “ex ministro dei lavori pubblici di cosa nostra” racconta di fronte ai giudici “Cuffaro mi disse: devo essere il primo degli eletti, mi devi aiutare”. Era il 1991.
Erano gli anni che stavano portando a Mani Pulite, dove la mafia stava perdendo il suo riferimento politico più importante, la DC. Nel film viene riportato, un pezzetto della staffetta tra le trasmissioni Samarcanda e Maurizio Costanzo Show, in occasione della morte di Libero Grassi, dove un giovane Cuffaro reagisce alle accuse di mafia “c'è in atto una volgare aggressione alla migliore classe politica della Sicilia ... il vostro giornalismo mafioso fa più male alla Sicilia che 10 anni di morti di mafia!”.
Il boss Guttadauro e Miceli, e questo lo sappiamo sempre grazie alle intercettazioni, commentando la trasmissione, apprezzano l'atteggiamento di Cuffaro ..
Siino ha anche parlato di una riunione, sempre nel 1991, di Cuffaro col boss Teresi (della famiglia di Villagrazia), con Santino Pullarà, Di Matteo e Nino Gioè. I responsabili della strage di Capaci.
Le immagini del film tornano al presente, al recente congresso dell'UDC del luglio 2005. Partito di cui Cuffaro è vicepresidente e nel quale militano Antonio Borzacchelli, ex maresciallo dei carabinieri, imputato per concussione, Giorgio Riolo, maresciallo dei ROS, accusato in concorso esterno in associazione mafiosa e Giuseppe Ciuro, maresciallo della Guardia di Finanza, esperto di intercettazioni, sotto processo anch'egli per concorso esterno in associazione mafiosa. Come ma i questi nomi? Perché ad un certo punto le intercettazioni terminano: Guttadauro e gli altri boss si accorgono che i magistrati conoscono le loro mosse. C'è una talpa. E le cimici, che magari avrebbero potuto portare all'arresto di Provenzano, vengono “bruciate”.
Al congresso, ci sono tutti, Cuffaro in prima fila: Casini, il presidente del partito, colui che difende la chiesa dalle accuse di intromissione nella cosa pubblica, non ha vergogna di portasi appresso una persona sospettata di contatti con i killer di Falcone. Anzi, ha il coraggio di dire “non dobbiamo fare l'errore di lasciare l'appannaggio della questione morale e della lotta alla mafia alla sinistra”.
Il film si conclude con le immagini di una processione religiosa, con lenzuola e drappi bianchi, “le cliniche sono bianche, i colletti sono bianchi e se la mafia è bianca, come faccio a riconoscerla?”.
I link su Bur, bol e ibs
Technorati: mafia, sanità Sicilia, Salvatore Cuffaro
a me non è piaciuto molto. ma nel deserto dell'informazione. dovrebbe andare in tv. proiettato nelle scuole. manenti oggi è stato sospeso per due mesi dai pubblici uffici.
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