Come definirlo, questo libro? Un romanzo giallo che racconta di una realtà vera, o un'inchiesta sulla realtà scritta in modo romanzato?
Difficile distinguere la linea di demarcazione tra ciò che è invenzione (il personaggio del maresciallo Binda) e ciò che è realtà (le bande di albanesi e il traffico di droga).
Proprio per il background di Colaprico, cronista di nera per Repubblica e autore di altri saggi sulla nostra attualità.
Ma anche di gialli, come quelli scritti con Pietro Valpreda o il bellissimo "Trilogia della città di M."
E allora perchè non approfittare di questa lettura per andare a vedere quello che si nasconde dietro la città definita "la locomotiva d'Italia" e la "capitale morale": ed è una realtà che fa paura.
Colaprico parla di un ritorno al un medioevo, dove i nuovi barbari, le bande degli albanesi che gestiscono il traffico di droga in Italia, hanno sostituito la mafia e la 'ndrangheta e usano la criminalità italiana come propri galoppini.
Protagonista di questo viaggio alla scoperta del lato oscuro di Milano e, in generale, della nuova criminalità italiana e il maresciallo Pietro Binda, che non ne vuole sapere di andare in pensione. Un incontro casuale con un "ladro gentiluomo", Pallonetto, che Binda aveva conosciuto nella sua infanzia negli anni della guerra, è l'inizio di tutta la vicenda.
Dalla memoria di Binda escono i ricordi della guerra: il padre partigiano salvato proprio dal Nibbio, il padre dell'amico, la fucilazione del gappista Giancarlo Puecher, ucciso dai fascisti ad Erba nel 43, la paura dei rastrellamenti, gli aeroplani americani che sorvolavano i cieli per bombardare le strutture industriali di Milano, ma a volte anche strutture civili.
E questi ricordi cupi si sommano alla tristezza per la lontananza del figlio e dal fatto di non essere più capace di riconoscere la città nella quale è vissuto.
Pallonetto chiede a Binda di rintracciargli la fidanzata, una ragazza zingara, rapita da una banda di albanesi. Forse per il debito che Binda sente di avere nei confronti dell'amico, si lancia impulsivamente nella ricerca, non sapendo che queste persone sono in realtà a capo di un'organizzazione che gestisce tutto il traffico di droga dall'est, un traffico di prostituzione, ma soprattutto una banda di spietati assassini, per i quali vige ancora un codice di comportamento tribale di occhio per occhio e dente per dente.
Sarà la sua quinta stagione, una nuova stagione della sua vita:
"Zuppa di cavolo. Cavolo rancido. Con ruggine e pozzanghere. L'aveva identificato, era questo il miscuglio di odori delle scarpe dell'albanese. Cavolo ammuffito, un pò com'era diventato lui, si disse Pietro Binda: era rimasto sordo alla voce dell'esperienza e pagava di tasca sua. Logico, demenziale.
Un dente gli sanguinava, la schiena era a pezzi, le mani indolenzite. Respirava schifezze. E rischiava di rimetterci molto più dei quarantamila euro del debito di Pallonetto.
Ricordò l'energia con la quale si era alzato dal letto, appena tre giorni prima. Grazie a quel tubo della doccia rotto, di coincidenza in coincidenza, aveva incontrato il Robin Hood dei borsaioli innamorato di una ragazza che poteva essere non tanto sua figlia, quanto sua nipote, e aveva mollato la sua inchiesta, aveva chiamato i suoi ex colleghi e ora si sentiva quello che era: molto, molto stupido. Ora - ora- subiva il contrappasso: l'umiliazione e la paura, combinate al suo starsene accucciato tra i sedili di un'auto, alla mercè di persone che non avrebbero esitato a piantargli qualche proiettile nelle gambe, nelle braccia, nelle palle ..."
Ma il titolo è riferito anche alla nuova stagione criminale che sta vivendo la città di Milano, passata dalla criminalità delle tute blu edel boom degli anni 50-60, a quella delle grandi bande criminali, agli anni di piombo, fino a Tangentopoli. Per arrivare ad una quinta stagione:
"E, invece nessun mago, nessun religioso, nessun politico aveva previsto la quinta stagione, la stagione delle città dentro le città. La stagione della mala nottambula e straniera, con le sue storie e codici e vite e casini indecifrabili, inafferabili. La stagione di un terrorismo medioevale, in cui la religione c'entrava poco, c'entravano molto di più le trame di potere che, tessute in paesi scordati troppo a lungo da tutti gli altri, rivendicavano un nuovo scenario, proponevano nuove mistificazioni.
La quinta stagione er anche la stagione delle Plasticopoli: dopo Tangentopoli, Plasticopoli. A vederla in maniera pessimistica e autopunitiva poteva sembrare il degno contrappasso. Eppure, nemmeno Binda aveva mai voluto osservare sino in fondo che stava accadendo sotto il proprio portone.
La quinta stagione era rappresentata dai Barbari. I barbari arrivati ancora una volta, forse l'ultima, la definitiva, alle porte dell'impero: sul piatto della bilancia gettavano non la spada di Brenno, ma le loro pistole automatiche calibro 9. Pronunciavano il rispolverato "Guai ai vinti" a forza di proiettili. Forse stava semplicemente assistendo all'nizio della fine del mondo."
Il libro è frutto di fantasia, ma uno dei personaggi citati, Giancarlo Puecher, viene ricordato da una targa in via Broletto, a Milano, dove si parla della sua "medaglia d'oro al valor militare- fucilato ventenne il 21 dicembre 1943 a Erba- reo di aver amato intensamente la patria e la libertà - Per lo stesso ideale morì di stenti nel campo di Mauthausen il 17 aprile 1945 suo padre notaio Giorgio Puecher".
Padre e figlio morirono per un ideale, cioè non per una cosa che si mangia (o si rimangia). Sui partigiani della Brianza s'è scritto molo poco, ma c'erano: esistevano. [dalle note finali del libro]
Oltre alla meoria di Giancarlo Puecher, questo libro è dedicato al vecchio compagno di scritture di Colaprico: Pietro Valpreda. La sopravvivenza di Binda permette, pur se in minima parte, di far pensare a Valpreda anche come scrittore di gialli, e non solo come la vittima di ingiuste indagini contro gli anarchici.
I link per comprare online il libro: su bol e ibs
Technorati: Piero Colaprico, Giancarlo Puecher, Pietro Valpreda
L'ho letto in un giorno ma senza farmi soffocare dalla voglia di finirlo a tutti i costi. Anzi, avrei voluto che non finisse mai...
RispondiEliminaE' l'ennesimo pezzo di bravura di questo autore così noir, così duro con la società. Così vero.
Giovedì 14 gennaio 2010 alle ore 19.00
RispondiEliminaincontro pubblico con
Piero COLAPRICO
Scrittore e giornalista si occupa di cronaca nera al quotidiano “la Repubblica” dove tiene anche la rubrica delle lettere nelle pagine milanesi.
Ha pubblicato alcuni saggi, sulla criminalità a Milano e su “Tangentopoli” e diversi romanzi gialli, alcuni scritti insieme a Pietro VALPREDA .
“Trilogia della città di M.”, è la raccolta di romanzi dalla quale è tratto lo spettacolo “Qui città di m.” che sarà in scena al “Teatro della cooperativa” di via Hermada 8 dal 13 al 17 del mese.
Presso il
Centro Culturale della Società Edificatrice di Niguarda
Via Hermada 14 20162 Milano
Tel: 02 66114499
centro.culturale@edificatrice-niguarda.it
INGRESSO LIBERO
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