29 marzo 2007

Mai più la verità di Marco Bettini

Una comunità di recupero tossicodipendenti, ricca e fiorente, nella campagna di Ravenna, nei primi anni 90. Una comunità, Mai più, con alti e potenti agganci politici. Tra i fondatori e investitori la moglie di un ministro del governo.

Un primo morto: una ragazza che si suicida, buttandosi dal tetto di una costruzione del complesso. Morto che il giovane commissario Mormino, alla sua prima esperienza da inquirente , archivia come suicidio.

Ma al secondo morto, un caposettore della comunità pestato a morte, ritrovato sepolto nelle paludi alla periferia di Ravenna, Mormino inizia a dare ascolto alle voci che circolano sulla comunità. Raccolte dal suo assistente Foiera: dietro l'apparenza di un luogo di salvazione si parla di sevizie, di pestaggi, di umiliazioni rivolte in pubblico ai ragazzi che che non rispettano le regole della comunità. E il leader, Ernesto Magnani, forse non è quel santone come appare.
Addirittura, si dice che esisterebbe una squadra recupero, dai metodi poco “ortodossi”, dei ragazzi che cercavano di scappare dalla prigionia.

Le indagini diventano subito uno scontro tra due mondi: quello della comunità, che ha le spalle coperte dagli appoggi politici, e quello della magistratura e polizia. Che decide di mettere sotto inchiesta la comunità, i “picchiatori”, nonostante i segnali lanciati tramite i media.

“Perchè questo accanimento giudiziario?”
“Perché volete processare una persona che salva vite umane”.

Mormino e il magistrato che porta avanti le indagini si trovnao di fronte un muro di omertà, alzato dagli ex tossici e dai vertici della struttura.

Temi quanto mai attuali, come la lotta alla dipendenza delle droghe, che nel libro viene descritta in modo dettagliato:

“Nessun'altra droga è paragonabile all'eroina, se lo ricordava bene. Nessun eccitante, nessun ipnotico, nessun narcotico e nessun allucinogeno di cui aveva fatto uso dava quella sensazione. L'eroina coniugava il massimo piacere con il massimo della serenità. Né tremore, né fatica, né angoscia possono turbare l'orgasmo del tossico che si è fatto una pera”.

Ma oltre allo scontro tra comunità e magistrati, Mormino vive un suo personale scontro: perché non solo questa sua prima indagine scalfisce le sicurezze, le idee che aveva sul lavoro di poliziotto; sul basarsi sui fatti piuttosto che su quello che gli ruota attorno. Ma anche perché inizia una relazione con una ex dipendente di “Mai più”, Roberta, molto legata al fondatore, Magnani, cui deve la vita. Come comportarsi con lei? Devo usarla per le mie indagini? Deve rivelarle che dietro la maschera di sant'uomo si nasconde un mondo di ipocrisie e falsità?

Nel precedente libro “Lei è il mio peccato”, Bettini evidenziava i conflitti personali del personaggio e il rapporto che esiste tra polizia e carabinieri, che si dividono il territorio e i casi di competenza, e che alla fine devono arrivare ad una conclusione dell'indagine che consiste soltanto nel «confezionare i fatti in modo che siano digeribili per il pubblico».

Questo si presenta più come “romanzo di formazione”: formazione professionale, prima di tutto
“Non lasciarti mai condizionare da quello che ruota intorno ad un'inchiesta. Cerca la verità dei fatti, e basta. È l'unica cosa che puoi dimostrare, che ti può sostenere, l'unica ragione di fare quello che facciamo. Se cominci a scendere a patti con la realtà, a modificarla come ti torna comodo, non ti resta più niente. Non in questo mestiere, almeno”.

Ma anche formazione personale: le indagini su Magnani metteranno in crisi il rapporto con Roberta. Quanto vale la vita di un un uomo, anche se tossicodipendente? È giusto accettare i metodi “autoritari” di Magnani? Che su 1000 tossici che salvava, ne metteva in pericolo altri 10?

Fin qui il libro: ma come non fare un parallelo la storia di San Patrignano? Il ministro è l'attuale sindaco di Milano, Letizia Moratti. Che a San Patrignano organizzava addirittura le dirette della Rai, in occasione delle feste. Al posto di Ernesto Magnani scriviamo Vincenzo Muccioli, morto dopo un breve periodi di malattia nel 1995.

(leggete prima il libro, altrimenti vi rovino il finale)

Da wikipedia:
Anche per Muccioli si parlò di fatti di violenza avvenuti all’interno della sua comunità, con eccessi sfociati in delitti anche gravi. Muccioli utilizzò un metodo coercitivo per trattenere gli "ospiti" all'interno della Comunità durante le crisi di astinenza e fu oggetto di procedimenti giudiziari aperti al fine di verificare se tali coercizioni configurassero indebite restrizioni della libertà personale dei soggetti interessati. Durante i processi emersero pubblicamente dettagli sull'uso di catene ed altri analoghi metodi di contenzione. Nel 1993 la rivelazione di un ex ospite, Franco Grizzardi, diede nuova linfa alle polemiche: questi sosteneva che un ragazzo napoletano, Roberto Maranzano, dato per disperso dal 1989 dopo essersi allontanato in circostanze mai chiarite dalla Comunità, in realtà era stato ucciso dagli eccessi di un pestaggio subito nella porcilaia della struttura terapeutica .

Il sito di Marco Bettini.
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