26 giugno 2007

Mucho Mojo di Joe R. Lansdale

Mucho Mojo significa, all'incirca, molta magia.
Ma qui non si parla di magia nera, riti vodoo, maghi e streghe .. le radici del male affondano in un certa cultura cattolica tradizionalista e bigotta del sud dell'america.
Tutto cominciò con l'eredità lasciata Leonard, dallo zio Chester: 100000 dollari e una casa fatiscente, che Leonard e Hap decidono di ristrutturare.
Si trasferiscono nel quartiere nero di Laborde, che altri chiamano solo East Side: qui le cose si mettono subito male.

Sfiorano la rissa con un gruppo di spacciatori che abita in una casa accanto: gente che vende crack a ragazzini di colore, condannandoli ad una vita senza speranze.
Sotto il pavimento della casa trovano le ossa del cadavere di un bambino, dentro una scatola di latta che contiene anche riviste pedo-pornografiche.
Chi era lo zio Chester? Leonard, che è stato cresciuto da lui, non crede alla sua colpevolezza. Convinto della sua innocenza scopre che stava seguendo una sua pista su una serie di assasinii di bambini. Tutti ragazzi di colore.
La pista, che fa saltar fuori altri scheletri, porta dunque in altri quartieri della città.E saranno al solito Hap e Leonard a sciogliere il bando della matassa.

Il secondo capitolo della saga di Hap e Leonard ha tutti gli ingredienti lansdaliani: l'azione, le battute fulminanti di Hap e la filosofia spicciola di Leonard.

Una miscela di sesso, karate e birra, sotto il sole del Texas.

Toccante il finale, dove Hap disteso sotto un cielo di stelle, si trova a pensare ad una notte di molto tempo prima (ma da un altro punto di vista, un milione di anni prima), dove una ragazza gli aveva detto che da lì si riusciva a vedere l'eternità.
"Adesso vedevo l'eternità, ma l'eternità era ormai vuota".

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