Dopo la felice esperienza di Magritte ("L'impero delle luci") nel 2006, l'appuntamento di quest'anno con la mostra di Villa Olmo è con gli impressionisti:
"Gli Impressionisti, i Simbolisti e le Avanguardie".
La mostra si concluderà il 15 luglio.
Una raccolta di 120 opere provenienti dalla collezione del Museo Nazionale di Belgrado, curata da Sergio Gaddi, Assessore alla cultura del Comune di Como, Tatjana Bosnjak e Dragana Kovacic, conservatrici del Museo Nazionale di Belgrado e Giovanni Gentili, storico dell’arte.
Se i nomi presenti nella collezioni sono importanti, purtroppo il numero di opere (tra tele, opere preparatorie, disegni) e la loro scelta non sono sufficienti a dare un'idea complessiva di Renoir, Picasso, Degas, Gauguin, Chagall ...
La mostra riesce a dare un'idea però della rivoluzione che portarono avanti gli impressionisti: disegnare "on plein air", all'aria aperta, la libertà di scelta dei soggetti (non più solo personaggi mitologici o dalla Bibbia), le scelte cromatiche di usare colori naturali, di non usare il nero per le ombre.
Una rottura rispetto ai canoni accademici e al ruolo tradizionale dell’artista nella società.
Il tratto pittorico che non intende più rappresentare il dettaglio, come fosse una cartolina: la loro voltà sta nel catturare le impressioni di un'immagine.
Dagli impressionisti all'ideazione del manifesto della pittura simbolica: con i simbolisti si ha un passo indietro. Se gli impressionisti si concentrano sull'esteriorità, i simbolisti faranno una ricerca all'interno, nel subconscio, col ritorno di immagini mitologiche, simboli e metafore di un'idea, di un messaggio.
Come il mito di Orfeo, metafora del fallimento del dell'artista.
Dal neo e post-impressionismo, al simbolismo, al sintetismo, il fauvismo, fino alle diverse fasi del cubismo, rappresentato dall'opera di Picasso, "Ritratto di donna", dove il volto della donna viene scomposto in tante forme geometriche.
Il percorso si conclude con la "Composizione II" di Mondrian: con i riquadri che rispettano un gioco di proporzioni, con i colori che sembrano quasi costretti dai contorni neri, vorrebbero esplodere fuori, debordare ..
Non a caso è un'opera composta nel periodo in cui in Europa si stavano sviluppando i regimi dittatoriali.
"Gli Impressionisti, i Simbolisti e le Avanguardie".
La mostra si concluderà il 15 luglio.
Una raccolta di 120 opere provenienti dalla collezione del Museo Nazionale di Belgrado, curata da Sergio Gaddi, Assessore alla cultura del Comune di Como, Tatjana Bosnjak e Dragana Kovacic, conservatrici del Museo Nazionale di Belgrado e Giovanni Gentili, storico dell’arte.
Se i nomi presenti nella collezioni sono importanti, purtroppo il numero di opere (tra tele, opere preparatorie, disegni) e la loro scelta non sono sufficienti a dare un'idea complessiva di Renoir, Picasso, Degas, Gauguin, Chagall ...
La mostra riesce a dare un'idea però della rivoluzione che portarono avanti gli impressionisti: disegnare "on plein air", all'aria aperta, la libertà di scelta dei soggetti (non più solo personaggi mitologici o dalla Bibbia), le scelte cromatiche di usare colori naturali, di non usare il nero per le ombre.
Una rottura rispetto ai canoni accademici e al ruolo tradizionale dell’artista nella società.
Il tratto pittorico che non intende più rappresentare il dettaglio, come fosse una cartolina: la loro voltà sta nel catturare le impressioni di un'immagine.
Dagli impressionisti all'ideazione del manifesto della pittura simbolica: con i simbolisti si ha un passo indietro. Se gli impressionisti si concentrano sull'esteriorità, i simbolisti faranno una ricerca all'interno, nel subconscio, col ritorno di immagini mitologiche, simboli e metafore di un'idea, di un messaggio.
Come il mito di Orfeo, metafora del fallimento del dell'artista.
Dal neo e post-impressionismo, al simbolismo, al sintetismo, il fauvismo, fino alle diverse fasi del cubismo, rappresentato dall'opera di Picasso, "Ritratto di donna", dove il volto della donna viene scomposto in tante forme geometriche.
Il percorso si conclude con la "Composizione II" di Mondrian: con i riquadri che rispettano un gioco di proporzioni, con i colori che sembrano quasi costretti dai contorni neri, vorrebbero esplodere fuori, debordare ..
Non a caso è un'opera composta nel periodo in cui in Europa si stavano sviluppando i regimi dittatoriali.
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