Gli autori di Sante ragioni, una biologa e un professore universitario di Filosofia della Scienza, si sono posti una domanda: in Italia, viviamo ancora in un paese laico?
Formalmente si, verrebbe da rispondere. Abbiamo l'articolo 7 della Costituzione (dove si parla di reciproca indipendenza tra Stato e Chiesa), il Concordato tra Stato e Vaticano firmato nel 1985.
Formalmente si, allora: ma in realtà le cose sono diverse. Uno stato laico è basato su un principio semplice: "come se Dio non esistesse".
Che non significa essere Atei (ossia, non credo all'esistenza di Dio) o anticlericali.
Analizzando tutte le fasi della vita di un cittadino del nostro stato, dalla nascita, all'educazione scolastica, alla vita di relazione (matrimonio e convivenza), fino ad addentrarsi nel complesso terreno della Bioetica, per arrivare alla morte, i due autori mostrano come il livello di laicità del nostro stato (e in conseguenza della nostra vita) sia costantemente messo in discussione.
Si parla del condizionamento religioso portato avanti da quella che viene chiamata "casta ecclesiastica", che condiziona in modo bipartisan le scelte politiche in tema di fecondazione assistita, matrimonio, educazione (con la questione dell'insegnamento sessuale o della teoria di Darwin), e eutanasia.
Tutti temi dove la Chiesa mette sul tavolo i loro valori "non negoziabili", al di fuori di cui non esiste solo il vuoto, l'anarchia e il nichilismo.
A sentire le Sante Ragioni, non esiste altra via oltre la "razionalità della fede", con cui la Chiesa cerca di imporre a tutti la propria concezione morale.
Concezione e morale che viene imposta senza contradditorio da un potere che in realtà, come si spiega nel capitolo sul senso civico della casta ecclesiastica, non è senza peccato per poter scagliare la prima pietra.
La Costituzione stabilisce che tutte le religioni sono uguali, ma una è più uguale delle altre, potendo godere dell' 8 per mille, dell'esenzione Ici, di professori di religione scelti dalla Cei e assunti dallo Stato .....
Dove la libertà religiosa viene ribaltata andando a restringere sempre più la libertà laica di ogni cittadino, anche di altre religioni.
Il libro parte narrando dei casi di Piergiorgio Welby e Giovanni Nuvoli: entrambi chiedevano di poter mettere fine ad una condizione di vita dolorosa cui la loro malattia li aveva costretti.
Quale è il limite tra accanimento terapeutico, difesa della vita e la libertà personale di rifiutare trattamenti terapeutici indesiderati (libertà sancita dalla Costituzione)?
Perchè a Welby sono state negate le esequie religiose, che sono state invece concesse a Nuvoli?
Il libro svela le inconsistenze logiche delle risposte, che mettono in evidenza come in realtà la vera natura delle discriminazioni è politica.
Welby, della libertà di coscienza, del libero arbitrio di ciascuno nello scegliere della propria fine, una battaglia politica.
La risposta alla domanda di fondo, se siamo conpiutamente uno stato laico:
"Resta l'amara speranza, per ora poco fondata, che questo uso politico della religione come ideologia sostitutiva della crisi di ideologie, questa religiosità militante e mediatica che riporta l'assoluto in terra e non ha più timore di definirsi "unica chiesa di Cristo", sia in realtà il segno del rinserrarsi di un'ortodossia in crisi, aggressività difensiva di chi si sente accerchiatoe, in fondo, perdente.
L'Italia in questo senso, è un esperimento. Stiamo tutti partecipando a un grande reality, per capire l'effetto che fa, per capire cosa succede in un paese occidentale avanzato quando una religione organizzata torna a essere soggetto politico centrale. I grandi temi pastorali, gli scenari della planetarizzazione cedono allora il passo al bollettino quotidiano di un'agenzia di consulenza morale nazionale, che di nuovo torna ad infilarsi fra le lenzuola, guidica i comportamenti interpersonali più privati, spiega quando è amore e quando non è amore, decide quando è vita e quando non è vita, entra nei laboratori, stabilisce persino se una teoria è scientifica o meno"
Il link per ordinare il libro su internetbookshop.
Il libro sul blog di Chiarelettere, l'intervista a Telmo Piovani e la sua lettera pubblicata dal blog di Beppe Grillo.
Technorati: Carla Castellacci, Telmo Pievani
tu dici:
RispondiEliminaUno stato laico è basato su un principio semplice: "come se Dio non esistesse"
qui sta il punto: questa è la definizione di uno stato Marxista!
al contrario da uno stato laico ci si aspetta il rispetto sia delle posizioni degli atei che di quelle dei credenti!
direi quindi piuttosto: come se Dio esistesse, ma non sapendo per certo cosa vorrebbe dirci
Si viviamo in un paese laico basta vestirsi bene.De Filippo consigliava un cilindro in testa.Il papa indossa abiti che levano il fiato.Il berlusca abiti finto trasandato di lusso.Il Fini super abbronzato tanto fine settimana sulle nevi.I leghisti fazzolettoni verdi.I giovani di Azione giovane sempre in camicia nera a difendere il bianco papalino.L'altra sera vestito nel mio fiammeggiante abito nero lungo fino a terra impreziosito da pagliette dorate.Tacchi a spillo vertiginosi.Rimmel sugli occhi e fard in quantità.Come una falena ho abbordato l.on.Buttiglione ci siamo dimenticati dei problemi del paese:la famiglia,la libertà, la diversità,la povertà.Abbiamo vissuto la nostra serata diversa un poco anarchica ma tanto liberatoria.
RispondiEliminasto giusto leggendo questo libro.
RispondiEliminaIn uno stato laico, rispettoso di tutte le differenze religiose etniche, sessuali, politiche dei suoi cittadini, non è Dio al centro della politica. E' il cittadino coi suoi diritti e doveri.
RispondiEliminaNel marxismo non lo so, ma nel regime comunista al centro c'era lo stato. Non la persona. Ma quella era una dittatura.