Gli insulti al presidente:
Quelli che son risuonati l’altroieri in piazza Navona non erano “insulti”. Erano critiche. Grillo, insolitamente moderato e perfino
affettuoso, ha detto che “a Napolitano gli voglio bene, ma sonnecchia come Morfeo e firma tutto”, compreso il via libera al lodo Alfano che crea una “banda dei quattro” con licenza di delinquere. Ha sostenuto che Pertini, Scalfaro e Ciampi non l’avrebbero mai firmato (sui primi due ha ragione: non su Ciampi, che firmò il lodo Schifani). E ha ricordato che l’altro giorno, mentre Napoli boccheggia sotto la monnezza, il presidente era a Capri a festeggiare il compleanno con la signora Mastella, reduce dagli arresti domiciliari, e Bassolino, rinviato a giudizio per truffa alla regione che egli stesso presiede.
Tutti dati di fatto che possono essere variamente commentati: non insulti o vilipendi.
Gli insulti alla carfagna:
Poi c’è Sabina. Che ha fatto, di tanto grave, Sabina?
Ha usato fino in fondo il privilegio della satira, che le consente di chiamare le cose con il loro nome senza le tartuferie e le ipocrisie del politically correct, del politichese e del giornalese: ha tradotto in italiano, con le parole più appropriate, quel che emerge da decine di cronache di giornale sulle presunte telefonate di una signorina dedita ad antichissime attività con l’attuale premier, che poi l’ha promossa ministra. Enrico Fierro ha raccolto l’altro giorno, sull’Unità, i pissi-pissi-bao-bao con cui i giornali di ogni orientamento, da Repubblica al Corriere, dal Riformatorio financo al Giornale, han raccontato quelle presunte chiamate (con la “m”). Ci voleva un quotidiano argentino, il “Clarin”, per usare il termine che comunemente descrive queste cose in Italia: “pompini”, naturalmente di Stato.
Gli insulti al papa:
Si dirà: ma Sabina ha pure mandato il papa
all’inferno. Posso garantire che, diversamente da me, lei all’inferno non crede.
Quella era un’incursione artistica in un genere letterario inaugurato, se non ricordo male, da Dante Alighieri. Il quale spedì anticipatamente all’inferno il pontefice di allora, Bonifacio VIII, che non gli piaceva più o meno per le stesse ragioni per cui questo papa non piace a lei e a molti: le continue
intromissioni del Vaticano nella politica. Anche Dante era girotondino?
Scusa sai, ma le stesse identiche parole che hai usato tu le ho lette proprio oggi sul sito di Travaglio. Allora (indipendentemente da quello che è stato detto)chi ha copiato chi?
RispondiEliminaCordialità Laura
Le ho copiate io, ovvio: inutile cercare di uare nuove parole quando qualcuno più in gamba di te, le ha già trovate.
RispondiEliminaSei molto sincero e molto simpatico!
RispondiEliminaTi leggo spessissimo sai? Buona continuazione Laura