25 settembre 2008

Arriveranno i fiori del sangue di Stefano Tura

Kosovo, negli anni successivi alla guerra scoppiata nella primavera del 1999. Il paese è occupato della truppe del KFOR, che devono riportare la pace e la tranquillità in un paese dilaniato (oltre che dalle bombe della Nato) dall'odio tra le etnie (i serbi rinchiusi nelle enclave e i kosovari di etnia albanese). Rappresaglie, attentati, pulizia etnica affossano il paese in una spirale di violenza cui nemmeno le truppe mandate dell'ONU riescono a controllare.

Livia Fiume, una giornalista italiana viene uccisa, uno dei tanti casi di violenza; un suo amico chiede all'ispettore di polizia Alvaro Gerace di andare in Kosovo per indagare su quella morte troppo presto archiviata come un incidente. Ma la giornalista stava indagando su un traffico di donne, per prostituzione e traffico di organi. E su una serie di strane morti apparentemente collegate ....

Inizia così, come un noir all'italiana (col solito poliziotto un po' burbero, ma capace di andare a fondo nelle indagine anche se queste sono scomode, toccano equilibri e persone “intoccabili”), questo libro: ma il giallo è un pretesto, una storia da mettere in primo piano, per raccontare lo sfondo del racconto. Della situazione del paese che oggi le cronache ci raccontano essere il tramite del traffico internazionale di droga (circa l'80% di quella proveniente dall'Afghanistan), di prostituzione (per il ricco mercato occidentale e italiano) e di armi (i Casalesi, tanto per fare un esempio, usano armi russe).

“Questo posto fa schifo. Tutti quanti, compresi polizia, carabinieri e militari cercano solo di farsi i fatti loro. Il Kosovo mi sembra una enorme periferia puzzolente, piena di puttane, trafficanti, polizia corrotta e bande....”

E l'ispettore Alvaro Gerace che parla, dopo quello che ha visto nella sua ricerca sulla scomparsa della giornalista Vera Fiume, a fianco dell'interprete/autista Sasko e di un'altra giornalista, Victoria. Scopriranno false Ong, che dietro l'immagine pulita (e col beneplacito delle istituzioni) nascondono delle vere e proprie associazioni criminali in mano alla mafia albanese. Scopriranno il vero volto delle misioni umanitarie.
Povera terra, occupata da militari, amministrata dall'ONU per ricostruire il paese, ma che in realtà sembrano tutti interessati a rubarsi un pezzetto di questa terra, violentata dalla criminalità e dai nazionalisti serbi.
Terra dove si aggira anche questo pericoloso serial killer, l'uomo che approfittando del caos nel paese e anche della protezione dei vertici dell'amministrazione, sfoga i suoi istinti violenti.

“Il Kosovo è un paese astratto, artificiale. La guerra ne ha distrutto i valori, le personalità. Dalle macerie sono usciti uomini annientati, senza un'identità di nazione. Ignoti persino a loro stessi. E in questo contesto di ideali cancellati, sono arrivati altri uomini. Persone che girano armate e in divisa per le strade, tra i mercati, nelle chiese. Presunti portatori di pace che impongono le loro regole con la forza e seminano terrore e odio tra la gente. Giustizieri sanguinari tutelati da un senso di impunità e da una illegalità diffusa. Il terreno ideale per una personalità deviata. Può dare sfogo alle sue pulsioni, può torturare, può uccidere senza timore di doversi confrontare con la giustizia. Pensa quanti crimini di questo tipo vengono commessi in zone di guerra a danno, ad esempio, di prigionieri”.

Un'ultima cosa: c'è una forte componente di violenza in “Arriveranno i fiori del sangue”; violenza sperimentata da Stefano Tura come inviato in zone di guerra. E, in questa storia, non aspettatevi un lieto fine, il buono che vince sul male.
Il buono, il poliziotto che è riuscito a scoprire il marcio delle istituzioni in Kosovo, KFOR, ONU, implicate in traffico d'organi, di prostitute, in traffici con la mafia, è costretto al silenzio. E la metà oscura dei poteri in Kosovo può continuare i propri affari, indisturbata.
Dopo aver letto “Arriveranno i fiori ..” non si potrà continuare a guardare le immagini delle missioni di pace con gli stessi occhi.
E' una violenza accaduta, che accade, a pochi chilometri da casa nostra, che ci riguarda. Possiamo far finta di niente?

Nè su Bol, nè su ibs ho trovato il libro, strano, no?
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