15 settembre 2008

Blu notte: mafia e politica

Blu notte: mafia e politica
La storia di un mostro che muta, cambia aspetto, che si introduce in un organismo e ne sfrutta le debolezze.
La mafia, che si è innestata nel punto debole del nostro sistema, la politica.

Il lungo rapporto tra mafia e politica (una serve all'altra come il pesce con l'acqua ebbe a dire l'ex boss Nino Giuffrè): una storia iniziata col primo omicidio politico eccellente, quello del marchese Emanuele Notarbatolo il 1/2/1983.

Ucciso dal capomafia di Villabate su commissione dell'onorevole Salvatore Palizzolo.
Perchè? Perchè era un politico (esponente della destra storica) "con cui non si poteva trattare", intransigente a corruzioni e ruberie. Altri politici faranno la stessa fine (Piersanti Mattarella, Giuseppe Insalaco, o magistrati come Rocco Chinnici ..) perchè persone con cui non si può parlare.

Di mafia parla per la prima volta la relazione di Franchetti e Sonnino: "la mafia è una istituzione sociale a se stante .. con stretti rapporti con uomini politici". Sembra scritto oggi.
E di mafia se ne occupa con metodo militari, il prefetto di ferro Cesare Mori, inviato da Mussolini sull'isola per debellare la mafia.

Arriva a fare numerosi arresti, scioglie il fascio di Palemo ma, quando vuole affrontare il capitolo mafia e politica (fascista), viene deposto nel 1929.
Nel 1943 gli alleati sbarcano sull'isola con l'aiuto dei mafiosi siciliani, che ritornano nei loro paesi dal confino.

Di OSS, Cia e dei legami con la mafia Lucarelli ne ha parlato in un altra puntata di Blu notte.
I mafiosi usati, come Salvatore Giuliano, come mano militare dall'esercito separatista. La strage di Portella della Ginestra ...

L'ingresso nella DC.
Ottenuto lo statuto speciale per la Sicilia la mafia sceglie di entrare nelle varie correnti della DC.I personaggi che fanno da legame tra stato e antistato sono Vito Ciancimino, legato alla famiglia dei Corleonesi.
E Salvo Lima, legato ai mafiosi di Stefano Bontade, che nel 1968 entra nella corrente andreottiana della DC.Che Lima avesse legami con la mafia "lo sapevano tutti". Come dei rapporti con i mafiosi dei cugini Salvo, i signori del 10%.Viene nominato parecchie volte dalle relazioni della Commissione Antimafia.
Paolo Sylos Labini, che non voleva lavorare a fianco di quesro personaggio, diede un aut aut a Moro: Moro rispose che "non se la sentiva di sostituire Lima. E' troppo forte e troppo pericoloso".

Negli anni 60 inizia, in seguto alla speculazione edilizia a Palermo ("il sacco di Palermo") la prima guerra di mafia. Una guerra, per la gestione degli appalti edilizi, che lascia sul terreno un centinaio di morti.

Morti non solo tra i mafiosi, come testimonia la strage di Ciaculli del 30/6/1963.
Strage che darà impulso alla nascita della prima Commissione Antimafia e ai primi processi ai boss. Processi che porteranno alla assoluzione dei mafiosi: "la mafia non esiste", si dice a Bari nel 1969, nè sulle strade nè in politica.Eppure esiste il voto mafioso: basterebbe controllare la percentuale di schede nulle o bianche nei seggi attorno a Palermo ..

Nel 1968, Salvo Lima entra nella corrente di Andreotti: con lui entra la mafia di Salemi.Andreotti è stato 7 volte presidente del Consiglio, 8 volte ministro della Difesa: per lui è stata questa l'autorizzazione a procedere ben 27 volte.
Tommaso Buscetta parla, nel 1984, di legami con uomini politici della mafia. Con Falcone non fa il nome di questo uomo "di primo piano". I tempi, dice, non sono ancora maturi.
Buscetta farà il nome di Andreotti, come referente politico di Cosa Nostra, solo nel 1992: dopo che è caduto il muro di Berlino, sono mutati gli equilibri internazionali (l'anticomunismo non è più all'ordine del giorno); ci sono stati gli attentati a Falcone Borsellino (e alle loro scorte).
C'è stata Tangentopoli.
C'è stata la seconda guerra di Mafia: la Mattanza, il colpo di stato interno dei corleonesi.
E Buscetta parla: dei legami di Andreotti con Bontade; con Michele Sindona per il riciclaggio del denaro; del tentativo di bleccare la sentenza del maxi processo; dell'omicidio di Piersanti Mattarella; del rapimento Moro; dell'omicidio di Mino Pecorelli.
Altri pentiti dicono che Andreotti è "punciuto" e parlano del bacio con Riina ...

Ce ne sarebbe abbastanza per decretare la fine politica: nel 1994, arriva il rinvio a giudizio a Palermo.
E inizia il processo del secolo: dopo i tre gradi di giudizio si arriva nel 2004 alla sentenza di Cassazione.
Che non parla di assoluzione, come falsamente si afferma.

Almeno fino alla primavera del 1980, la sentenza parla di continuativi rapporti con la mafia, cui Andreotti diede disponibilità politica.
Per il resto, Andreotti viene assolto con formula dubitativa (ex insufficienza di prove).Andreotti ha incontrato mafiosi; ha avuto rapporti con Michele Sindona; sapeva che Lima, i cugini Salvo e Cianciminoo fossero mafiosi; sapeva dell'omicidio in programma di P.Mattarella ....
Questo è Giulio andreotti.

La guerra allo stato.
Dopo il 1993 cambia lo stato e di riflesso cambia la mafia. Lo Stato inizia una seria opera di opposizione alla mafia: era iniziata negli anni 80 con le nuove leggi di contrasto; con i pentimenti che portarono al maxi.La mafia, i corleonesi, reagiscono con le bombe: le stragi del 1993 hanno una doppia valenza, spiegava il magistrato Scarpinato.Sono un messaggio politico, per la trattativa con lo stato.Sono anche un tentativo terroristico di destabilizzare il paese in vista delle elezioni.
La mafia cerca inizialmente di diventare anche soggetto politico, con i vari movimenti per l'autonomia (la Lega Meridionale di Bagarella), sulla scia di quanto accadeva al nord con la Lega.

D'altronde, in quegli anni il politologo della Lega Miglio sosteneva che "andava istituzionalizzata la mafia".E la stessa cosa pensava la mafia.
Ma in quegli anni muta anche lo scenario politico, con la nascita di nuovi partiti. Come Forza Italia dell'imprenditore Silvio Berlusconi.Dietro il partito ci sono personaggi come Marcello Dell'Utri: siciliano trapiantato a Milano; amico del boss Gaetano Cinà.

Nel 1974 Dell'Utri arriva a Milano, su invito dell'allora costruttore Berlusconi, che sta costruendo Milano 2.
A Milano, Dell'Utri porta con se Vittorio Mangano, come fattore per villa S. Martino a Arcore.Vittorio Mangano, di cui Blu Notte si è già occupata con la "Mafia del nord" lavora nella villa fino al 1976.
Vittorio Mangano, non è una persona normale: frequenta a Milano personaggi come Gerlando Alberti; sospettto di essere mafioso, legato al traffico di droga.

Mangano è stato condannato nel maxi-processo per traffico di stupefacenti e nel 1999-2000 subisce altri 2 ergastoli.Interrogato dai magistrati di Palermo, nel processo a Dell'Utri e Berlusconi ha "eroicamente" resistito, senza fare il nome del suo ex datore di lavoro.
Un eroe?

Capita anche questo, nell'Italia di oggi.Il processo a Dell'Utri, ritenuto dai magistrati di Palermo come il nuovo riferimento per la mafia nel nord, inizia nel 1996: la procura ritiene che Dell'Utri sia organico alla mafia da 30 anni; sia stato usato dalla mafia per infiltrarsi nel tessuto economico del nord; ha avuto relazioni con boss mafiosi, i bontade prima, i corleonesi poi.

Il gruppo Fininvest subì degli attentati, intimidazioni da parte della mafia: una bomba scoppiò sotto la sede a Roma.In una intercettazione tra Dell'Utri e Berlusconi, parlano di "una bomba collocata con grande rispetto, quasi con affetto".La mafia cercava di usare F.I. come nuovo riferimento politico.
Il processo a Dell'Utri, termina in primo grado nel 2004 con la condanna a 9 anni.

I nuovi Vicerè.
Ultimo politico in questa lunga carrellata è Totò cuffaro, ex presidente della Regione Sicilia, condannato per l'inchiesta sulle talpe alla Dia, a 5 anni.
Un ex presidente del Consiglio.L'attuale presidente, il fondatore del suo partito.Un ex presidente di regione.Ma ci sono anche giudici di Cassazione come Corrado Carnevale; agenti dei servizi come Bruno Contrada; altri politici come l'ex DC Mannino.

Un lungo viaggio, in realtà un lungo incubo, che potrebbe essere spezzato se le sentenze in Appello o in Cassazione ribaltassero le condanne di primo grado.
Almeno per Dell'Utri e Cuffaro. E scoprissimo che in realtà era solo un brutto sogno. Tra la Cosa nostra e politica italiana, non esiste nessun rapporto.
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