01 marzo 2009

Tre storie dal profondo nero: Mattei, Pasolini e De Mauro

Profondo nero: Mattei, De Mauro, Pasolini. Un'unica pista all'origine delle stragi di stato.

Caro lettore,
prendi fiato: stai per fare un salto nel tempo, una corsa a ritroso nella storia italiana, per scoprire il mistero del complotto che potrebbe avere provocato la morte di Enrico Mattei, il presidente dell'Eni precipitato nel 1962 con il suo aereo nella campagna pavese di Bascapè.
Ma stai per scoprire qualcosa di più.
Che quel complotto sarebbe stato orchestrato “con la copertura di organi per la sicurezza dello stato”, e poi occultato in un intrecciodi omertà e depistaggi pronti a ricompattarsi ogni volta che, nella storia del paese, qualcuno minaccia di rivelarne il segreto.

Per questo motivo sarebbe sparito nel nulla a Palermo il giornalista Mauro De Mauro, eliminato in circostanze misteriose per volontà di un mandante invisibile. Per questo motivo lo scrittore Pier Paolo Pasolini, ucciso ufficialmente in una lite tra “froci”, sarebbe vittima di un agguato studiato a tavolino. Come si legano i tre delitti? Un filo nero come il petrolio avvolge la fine di Mattei, De Mauro e Pasolini.

Questa la prima pagina del libro che, mettendo assieme tre dei misteri d'Italia più enigmatici, racconta di trame di potere, di uno stato dentro lo stato, che vede assieme pezzi dei servizi, esponenti del mondo politico, mafia e logge massoniche.
La solita storia?
E allora chi ha stoppato la rivoluzione impossibile di Mattei? Rendere l'Italia independente dal punto di vista energetico, emanciparla dal giogo delle sette sorelle, allontanarla dagli influssi atlantici. Rendere l'Italia un paese con gli stessi diritti delle altre potenze occidentali, non più un paese a sovranità limitata.

Chi ha messo a tacere la voce del giornalista Mauro De Mauro: scomparso nel nulla; le indagini stoppate dai servizi. Molti di coloro che hanno indagato sono stati uccisi: Boris Giuliano (commissario della Mobile a Palermo), Giuseppe Russo (cap. dei carabinieri), Carlo Alberto Dalla Chiesa (comandante della Legione Carabinieri di Palermo) e il procuratore Scaglione. Quest'ultimo ucciso poco prima di andare a testimoniare su una telefonata tra “Mister X” Don Vito Guarrasi e il commercialista Antonino Buttafuoco in cui si parlava del giornalista scomparso.

Infine, come è morto e perchè il poeta Pier Paolo Pasolini, nella notte tra il 1 e 2 novembre 1975?
C'erano altre persone? E chi ne garantito l'impunità per più di 30 anni?
È morto per aver detto “io so” sul corriere, per aver messo assieme i fatti (le stragi, le violenze), con i gruppi di potere e gli attori degli anni 70 (la DC, la P2)?

Uno racconto sul filo nero del petrolio: come il petrolio che voleva comprare e portare in Italia Mattei. Come il libro che Pasolini voleva scrivere su Eugenio Cefis (il fondatore della Loggia P2, prima di Licio Gelli, secondo una nota dei servizi).
Sono morti perchè volevano denunciare mettere a nudo il sistema “Cefis”, la continuità eversiva di una classe dirigente antidemocratica; che con la morte di Mattei si mette fine ad una svolta economica, sociale italiana, in un intreccio che deve rimanere misterioso fino ai nostri giorni.

“Anche la scomparsa di De Mauro deve restare un mistero, perchè la sua risoluzione minaccia di chiarire, a ritroso, il segreto, il segreto della morte di Mattei. Così come aveva detto Dalla Chiesa, secondo quanto riferisce Elda De Mauro, la morte di Mattei, se è vero che coinvolge lo Stato, non può essere certo decifrata. Perchè contro lo stato, sia pure uno stato assassino, non si può certo andare. È un gioco di scatole cinesi di omertà, che racchiudono altre omertà, un gioco di coperture istituzionali a catena, che è pronto a ricominciare ogni volta che qualcuno decide di sollevare una pietra tombale del silenzio.”

Persone come il giornalista de “L'Ora” Mauro De Mauro. Come il poeta Pier Paolo Pasolini.

Un libro sugli anni 70, sugli anni di piombo, sulla strategia della tensione.
“Sono gli anni di piombo: agguati, sparatorie, stupri, sequestri, stragi di Stato, scontri di piazza, carabinieri e uomini dei servizi infiltrati nelle cellule studentesche, nei gruppi armati, per investigare, per osservare, ma anche, all'occasione, per finanziare, o peggio, orientare le azioni armate. È la strategia della tensione. Il lavoro sporco dello Stato. Il lavoro occulto degli apparati che agiscono all'ombra delle istituzioni e mettono la democrazia in pericolo con l'obbiettivo di poter poi legittimare se stessi come unici difensori della democrazia. Destabilizzare il quadro politico, fomentare l'anticomunismo è un modo per rafforzare il monopolio della Dc nel paese.”

Il post sul blog di Chiarelettere.
L'intervista di Pino Pelosi sul Messaggero, dove parla di altre persone presenti a Ostia.
Il link per ordinare il libro su Internetbookshop.
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