07 aprile 2009

Un bell'avvenire di Marco Videtta

Un gran bel noir, come ne ho letto pochi, con una tensione che non cala, ma anzi cresce andando avanti con la lettura. E oltre al racconto giallo, anche la capacità di raccontare l'atmosfera che si viveva in Italia al termine della seconda guerra mondiale. Con le macerie, non solo fisiche, che addossavano le vie. Un'atmosfera in cui sembra che tutti avessero voglia di lasciarsi alle spalle qualcosa di imgombrante: il passato fascista, le responsabilità, le colpe. I conti col passato.

In questa Italia del 1948, alla vigilia delle elezioni dell'aprile, avviene il lungo viaggio di Fulvio alla ricerca del fratello Lucio, fanatico repubblichino, morto ufficialmente per mano dei partigiani il 29 aprile 1945 a Milano.

Lucio, voce parlante del libro, è sempre cresciuto nel mito del fratello maggiore, che lo ha trascinato prima ad abbracciare il fascismo (l'Idea, la Rivoluzione ..) e poi ad arruolarsi volontario per andare in guerra. In un lungo flashback, in cui le memorie del passato si alternano alle pagine del oggi, Lucio ripercorre il suo viaggio.Dalla natia Napoli, si trova nelle steppe della Russia, fino alla ritirata del 1943. All'arruolamento nella Guardia Nazionale Repubblicana, in Piemonte. I rastrellamenti, la lotta ai Partigiani, fino all'armistizio ..

Nulla di tutto questo sembra ritrovarsi nell'Italia del 1948: l'assenza di riferimenti per ritrovare il fratello, si riflette nell'assenza di riferimenti con cui orientarsi nel mondo di oggi.
Con nuovi partiti i cui manifesti tappezzano le città; nuovi slogan che ricordano tanto i vecchi (usati dal regime); vecchi fascisti nascosti sotto falso nome e nuovi fascisti che si ritrovano sotto la fiamma.

Il viaggio per scoprire la verità sulla morte del fratello diventa così l'occasione per raccontare cosa fosse realmente l'ideale fascista che spinse tanti giovani a mettere la camicia nera.
Nel viaggio, tra Roma, Milano e la Toscana del Chianti, Lucio incontra torturatori fascisti della banda di Pietro Koch; doppiogiochisti per opportunità politiche (i vecchi nemici che a fine guerra sarebbero diventati nuovi alleati) e per avidità.
Preti aguzzini e funzionari di polizia pronti a riciclarsi nella nuova Italia.
Un romanzo che racconta la genesi della nostra repubblica, a partire dalla fine del regime fascista.

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La recensione su Milanonera.
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