Un viaggio nel cuore della città degli untori, la Milano di manzoniana memoria. Alla ricerca della sua anima smarrita, oggi, tra dove le cronache raccontano solo di inchieste della magistratura, di palazzinari e locali alla moda . Dove è finito lo spirito della borghesia imprenditoriale degli anni del boom? Il socialismo umanitario, la Milan col coeur in man ..?
Poche altre volte mi era capitato di avere tra le mani un libro per cui ogni pagina va soppesata, fonte di riflessioni e di altri viaggi con la memoria e con i ricordi.
I ricordi di una Milano che c'era: quella del boom economico che sembrava non dovesse finire mai, con i meridionali che arrivavano a migliaia e venivano stipati nei quartieri dormitori.
La Milano di Paese Sera e del Giorno.
Un viaggio fatto attraverso il ricordo di alcuni personaggi che ne hanno fatto la storia: personaggi che oggi abbiamo dimenticato, come Guido Galli. Giudice Istruttore a Milano, ucciso dai terroristi di Prima Linea il 19 marco 1980, nell'aula 305 dell'Università Statale.
Al giudice e ai suoi assassini è dedicata il primo capitolo del viaggio.
Un capitolo che mette assieme vittime e carnefici: Giorgio Ambrosoli, Emilio Alessandrini, Guido Galli e Antonio Sciesa (patriota milanese fucilato dagli austriaci, cui rispose sprezzante "Tiremm innanz") da un parte.
Sergio Segio, Corrado Alunni (su cui aveva appena chiuso l'indagine il giudice Galli), Antonella Bertani, Marco Donat Cattin. Ma anche Michele Sindona e il suo successore (nelle trame oscure che legano servizi italiani e Cia, mafia, Ior).
La prima parte del viaggio, alla ricerca dell'anima di Milano, termina con la domanda sul perchè della morte Galli: la risposta la danno i terroristi stessi. Perchè era bravo e sapeva fare il suo mestiere.
Srivevano nel comunicato, i terroristi, che con la sua morte "Si tratta di produrre un intervento per cui lo schieramento capitalista esca da questa fase pesantemente indebolito, destabilizzato e su questo tentativo si costituisca stabilmente lo schieramento proletario rivoluzionario".
Povertà politica, povertà di intelligenza e povertà di cultura che si rispecchiano in quel linguaggio. I terroristi difettano dei sentimento più elementari, ignorano la parola pietà, non sanno che esiste anche tra gli uomini della foresta. Le ragioni ideali non traspaiono mai, astralmente assenti dal loro argomentare oltre che dal loro agire.
Continua la sua analisi Corrado Stajano, sui terroristi:
Vivono chiusi tra di loro, isolati dal mondo che presumono di poter cambiare senza sforzarsi di conoscerlo. Che cosa pensano di poter fare i terroristi di Prima Linea e i loro fratelli maggiori delle Br?
Sanno poco della società italiana, non possegono una cultura politica neppure elementare, sono incapaci di un'analisi e di un'interpretazione dei bisogni di una comunità, mancano di un progetto capace di coprire i buchi dei saperi manchevoli.
Non hanno dubbi sulle difficoltà si agire in nome della parola rivoluzione urlata in un mondo diviso in due in modo ferrigno?
Buona lettura.
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Mi raccomando, siate umani