No, non è un'eresia, ricordare la strage di Piazza Fontana, la bomba esplosa nella Banca Nazionale dell'Agricoltura il 12 dicembre 1969, con un racconto a fumetti.
Da quei disegni esce un nuovo modo nel trasmettere i ricordi di quei giorni, grigi e cupi, non solo per il freddo inverno milanese.
“Dov'eri tu, il 12 dicembre?”
Barilli e Fenoglio hanno scelto di affidare al fumetto, al disegno in bianco e nero, il compito di veicolare ricordi, dolori, emozioni, che ancora oggi attendono giustizia, che ancora oggi portano a tensioni nelle piazze (durante le commemorazioni).
Quello che normalmente non traspare direttamente dalle pagine dei libri (tanti) scritti sulla madre delle stragi: i volti dei milanesi che si ritrovarono muti e silenti ai funerali, i luoghi di Milano.
“La mano proditoria e furtiva di Caino ha sorpreso fratelli ignari e ne ha fatto strage” (dall'omelia dei funerali).
“Se penso a questo, al dolore dei parenti delle vittime, attute le campagne fatte per avere giustizia, viene spontaneo dire 'hanno vinto loro, quelli che hanno voluto le stragi'. Certo d'altra parte c'è la constatazione di tante persone che passano anni a cercare di lottare. Ci si ritrova agli anniversari e questo può essere positivo.
Ma poi vedi che dalla prima all'ultima strage i nomi coinvolti sono spesso ricorrenti e le istruttorie si svolgono in modo analogo .. condanne in primo grado spesso annullate da assoluzioni nei giudizi successivi ..
E' dura affermare che non hanno vinto loro”
Dall'intervista alla signora Francesca Dendena, figlia di una delle vittime.
Barilli, ha scelto di accompagnare le scene della strage, con le parole del poeta Pasolini: “Patmos”, scritta di getto subito dopo la bomba.
Sono sotto choc
è giunto fino a Patmos sentore
di ciò che annusano i cappellani
i morti erano tutti dai cinquanta ai settanta
la mia età tra pochi anni [..]
Nel fumetto sono presenti anche gli altri volti, di quanti sia nello stato, sia nell'area dell'eversione a destra, hanno tramato per spostare l'asse politico della democrazia italiana.
Fin da subito, con l'inganno della bomba anarchica.
Vittima della strage fu sicuramente anche Giuseppe Pinelli:
“E' lo stato che ha perso, appunto perchè non ha saputo colpire chi ha sbagliato. Perché in un modo o nell'altro, voglio dire direttamente o indirettamente Pino è stato ucciso. E poi non è una questione di vincere o perdere.
Semplicemente uno stato che non ha il coraggio di riconoscere la verità, è uno stato che ha perduto .. uno stato che non esiste”
Licia Pinelli – Una storia quasi soltanto mia.
Il mostro indicato dalla magistratura, dalla polizia, dalla stampa in Pietro Valpreda, dopo il riconoscimento del tassista Rolandi; e la sua innocenza riconosciuta molto, troppo tardi.
“Non necessariamente .. credere nella verità non comporta credere nella giustizia. In questi ultimi tempi abbiamo visto che, forse, credere nella verità è porsi in antitesi con la giustizia. Io, per conto mio, sono convinto che alcune verità non si sapranno più. Credo che, anche aprendo tutti gli archivi dei Servizi Segreti, non possano emergere altre verità.”
Pietro Valpreda intervista da Sergio Zavoli per “La notte della Repubblica” 1989.
Nel libro, si arriva poi a raccontare della pista nera, della bomba nata in seno alla strategia della Tensione: il convegno organizzato dall'istituto Pollio, all'hotel Parco dei Principi, tra cui erano presenti Stefano Delle Chiaie Pino Rauti, Mario Merlino, e in cui l'agente del Sid Guido Giannettini traccia il pericolo della “guerra sovversiva” del Partito Comunista, ovvero della sua penetrazione nella politica, nella società, nelle forze armate, nel mondo dell'informazione.
Per impedire la “spallata”, concludeva il ragionamento, occorre stabilire una strategia di contro rivoluzione.
Impedire, a tutti i costi, la conquista del potere da parte delle sinistre.
A quale costo?
Peteano, strage di Piazza della Loggia, bomba alla questura di Milano, strage sul treno dell'Italicus, la bomba sul treno Freccia del sud, la bomba alla stazione di Bologna (di cui parla Barbacetto ne Il grande vecchio).
Nonostante la dura accusa contro il mondo della magistratura nell'introduzione di Aldo Giannuli, nel libro si racconta anche dell'inchieste milanesi e venete, che seguirono la “pista nera” sulla strage.
A partire dalle confessioni del professor Lorenzon, che rivelò ai giudici di Treviso di quanto il suo amico Giovanni Ventura (ex militante MSI, editore di libri) sugli attentati di Milano, sui timer usati.
La cellula veneta di Ordine Nuovo: Franco Freda, procuratore legale, Carlo Maria Maggi medico e reggente di ON in Veneto.
Carlo Digilio, l'artificiere del gruppo, nonché confidente dei servizi americani.
Delfo Zorzi, indicato dal pentito Digilio come colui che portò l'esplosivo a Milano.
Dalle rivelazioni, emerse dagli interrogatori davanti ai magistrati milanesi e anche dal processo di Catanzaro, venne fuori il legame tra la cellula di Ordine Nuovo e l'agente zeta del Sid, Guido Giannettini.
La speranza del secondo processo partito dall'istruttoria del giudice Salvini sul neofascismo milanese: speranza tradita.
Come per il primo, anche questo non portò ad alcuna condanna.
Sebbene sia stabilità l'area di appartenenza delle bombe.
“Peccato però che l'assoluzione di Freda e Ventura sia stata scritta da un altro tribunale, ossia sempre da quelle istituzioni che dovrebbero cercare la verità.
Peccato pure che quel tribunale abbia assolto Freda e Ventura tenendo nel cassetto elementi fondamentali. Penso all'acquisto del timer e delle borse usate per contenere gli espolsivi.
Io penso che se un giudice ipotizza responsabilità a carico di Freda e Ventura dovrebbe anche avere il coraggio di affermare a chiare lettere un'altra cosa: la loro assoluzione è stata un errore”.
Tratto dall'intervista degli autori con Francesca Dendena, nel 2005.
Belli i versi scelti per chiudere il libro, sempre Patmos:
La porta della storia è una Porta Stretta
infilarsi dentro costa una spaventosa fatica
c'è chi rinuncia e da in giro il culo
e chi non rinuncia, ma male,
e tira fuori il cric dal portabagagli,
e chi vuole entrarci a tutti i costi,
a gomitate ma con dignità;
ma son tutti là, davanti a quella Porta.
[Pier Paolo Pasolini].
Alcuni riferimenti:
Il blog di Matteo Fenoglio, il disegnatore.
Il blog di Francesco Barilli, sceneggiatore della storia, colui che ha dovuto affrontare l'arduo lavoro di selezionare cosa includere, cosa tagliare, quali frasi riportare e quali no, come racconta in coda al libro.
Il sito dedicato alla strage, piazzafontana.it
Reti invisibili: reti-invisibili.net
La scheda del libro sul sito dell'editore Becco Giallo.
Il link per ordinare il libro su ibs.
La recensione al libro di Benedetta Tobagi.
Technorati: piazza Fontana, Francesco Barilli e Matteo Fenoglio
Da quei disegni esce un nuovo modo nel trasmettere i ricordi di quei giorni, grigi e cupi, non solo per il freddo inverno milanese.
“Dov'eri tu, il 12 dicembre?”
Barilli e Fenoglio hanno scelto di affidare al fumetto, al disegno in bianco e nero, il compito di veicolare ricordi, dolori, emozioni, che ancora oggi attendono giustizia, che ancora oggi portano a tensioni nelle piazze (durante le commemorazioni).
Quello che normalmente non traspare direttamente dalle pagine dei libri (tanti) scritti sulla madre delle stragi: i volti dei milanesi che si ritrovarono muti e silenti ai funerali, i luoghi di Milano.
“La mano proditoria e furtiva di Caino ha sorpreso fratelli ignari e ne ha fatto strage” (dall'omelia dei funerali).
“Se penso a questo, al dolore dei parenti delle vittime, attute le campagne fatte per avere giustizia, viene spontaneo dire 'hanno vinto loro, quelli che hanno voluto le stragi'. Certo d'altra parte c'è la constatazione di tante persone che passano anni a cercare di lottare. Ci si ritrova agli anniversari e questo può essere positivo.
Ma poi vedi che dalla prima all'ultima strage i nomi coinvolti sono spesso ricorrenti e le istruttorie si svolgono in modo analogo .. condanne in primo grado spesso annullate da assoluzioni nei giudizi successivi ..
E' dura affermare che non hanno vinto loro”
Dall'intervista alla signora Francesca Dendena, figlia di una delle vittime.
Barilli, ha scelto di accompagnare le scene della strage, con le parole del poeta Pasolini: “Patmos”, scritta di getto subito dopo la bomba.
Sono sotto choc
è giunto fino a Patmos sentore
di ciò che annusano i cappellani
i morti erano tutti dai cinquanta ai settanta
la mia età tra pochi anni [..]
Nel fumetto sono presenti anche gli altri volti, di quanti sia nello stato, sia nell'area dell'eversione a destra, hanno tramato per spostare l'asse politico della democrazia italiana.
Fin da subito, con l'inganno della bomba anarchica.
Vittima della strage fu sicuramente anche Giuseppe Pinelli:
“E' lo stato che ha perso, appunto perchè non ha saputo colpire chi ha sbagliato. Perché in un modo o nell'altro, voglio dire direttamente o indirettamente Pino è stato ucciso. E poi non è una questione di vincere o perdere.
Semplicemente uno stato che non ha il coraggio di riconoscere la verità, è uno stato che ha perduto .. uno stato che non esiste”
Licia Pinelli – Una storia quasi soltanto mia.
Il mostro indicato dalla magistratura, dalla polizia, dalla stampa in Pietro Valpreda, dopo il riconoscimento del tassista Rolandi; e la sua innocenza riconosciuta molto, troppo tardi.
“Non necessariamente .. credere nella verità non comporta credere nella giustizia. In questi ultimi tempi abbiamo visto che, forse, credere nella verità è porsi in antitesi con la giustizia. Io, per conto mio, sono convinto che alcune verità non si sapranno più. Credo che, anche aprendo tutti gli archivi dei Servizi Segreti, non possano emergere altre verità.”
Pietro Valpreda intervista da Sergio Zavoli per “La notte della Repubblica” 1989.
Nel libro, si arriva poi a raccontare della pista nera, della bomba nata in seno alla strategia della Tensione: il convegno organizzato dall'istituto Pollio, all'hotel Parco dei Principi, tra cui erano presenti Stefano Delle Chiaie Pino Rauti, Mario Merlino, e in cui l'agente del Sid Guido Giannettini traccia il pericolo della “guerra sovversiva” del Partito Comunista, ovvero della sua penetrazione nella politica, nella società, nelle forze armate, nel mondo dell'informazione.
Per impedire la “spallata”, concludeva il ragionamento, occorre stabilire una strategia di contro rivoluzione.
Impedire, a tutti i costi, la conquista del potere da parte delle sinistre.
A quale costo?
Peteano, strage di Piazza della Loggia, bomba alla questura di Milano, strage sul treno dell'Italicus, la bomba sul treno Freccia del sud, la bomba alla stazione di Bologna (di cui parla Barbacetto ne Il grande vecchio).
Nonostante la dura accusa contro il mondo della magistratura nell'introduzione di Aldo Giannuli, nel libro si racconta anche dell'inchieste milanesi e venete, che seguirono la “pista nera” sulla strage.
A partire dalle confessioni del professor Lorenzon, che rivelò ai giudici di Treviso di quanto il suo amico Giovanni Ventura (ex militante MSI, editore di libri) sugli attentati di Milano, sui timer usati.
La cellula veneta di Ordine Nuovo: Franco Freda, procuratore legale, Carlo Maria Maggi medico e reggente di ON in Veneto.
Carlo Digilio, l'artificiere del gruppo, nonché confidente dei servizi americani.
Delfo Zorzi, indicato dal pentito Digilio come colui che portò l'esplosivo a Milano.
Dalle rivelazioni, emerse dagli interrogatori davanti ai magistrati milanesi e anche dal processo di Catanzaro, venne fuori il legame tra la cellula di Ordine Nuovo e l'agente zeta del Sid, Guido Giannettini.
La speranza del secondo processo partito dall'istruttoria del giudice Salvini sul neofascismo milanese: speranza tradita.
Come per il primo, anche questo non portò ad alcuna condanna.
Sebbene sia stabilità l'area di appartenenza delle bombe.
“Peccato però che l'assoluzione di Freda e Ventura sia stata scritta da un altro tribunale, ossia sempre da quelle istituzioni che dovrebbero cercare la verità.
Peccato pure che quel tribunale abbia assolto Freda e Ventura tenendo nel cassetto elementi fondamentali. Penso all'acquisto del timer e delle borse usate per contenere gli espolsivi.
Io penso che se un giudice ipotizza responsabilità a carico di Freda e Ventura dovrebbe anche avere il coraggio di affermare a chiare lettere un'altra cosa: la loro assoluzione è stata un errore”.
Tratto dall'intervista degli autori con Francesca Dendena, nel 2005.
Belli i versi scelti per chiudere il libro, sempre Patmos:
La porta della storia è una Porta Stretta
infilarsi dentro costa una spaventosa fatica
c'è chi rinuncia e da in giro il culo
e chi non rinuncia, ma male,
e tira fuori il cric dal portabagagli,
e chi vuole entrarci a tutti i costi,
a gomitate ma con dignità;
ma son tutti là, davanti a quella Porta.
[Pier Paolo Pasolini].
Alcuni riferimenti:
Il blog di Matteo Fenoglio, il disegnatore.
Il blog di Francesco Barilli, sceneggiatore della storia, colui che ha dovuto affrontare l'arduo lavoro di selezionare cosa includere, cosa tagliare, quali frasi riportare e quali no, come racconta in coda al libro.
Il sito dedicato alla strage, piazzafontana.it
Reti invisibili: reti-invisibili.net
La scheda del libro sul sito dell'editore Becco Giallo.
Il link per ordinare il libro su ibs.
La recensione al libro di Benedetta Tobagi.
Technorati: piazza Fontana, Francesco Barilli e Matteo Fenoglio
Io ho avuto la fortuna di incontrare i due autori... a una presentazione del libro alla quale ho partecipato come famigliare delle vittime.
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