04 maggio 2010

Noi sapevamo, di Andrea Sceresini , Nicola Palma , Maria elena Scandaliato: spunti di indagine

Noi sapevamo, spunti di indagine

Terminata la lettura del libro-intervista all'ex generale Gian Adelio Maletti si ha la sensazione che ci siano ancora (labili) speranze di dare una verità giudiziaria agli eventi stragistici degli anni 70.
Tra cui la bomba di Piazza Fontana, ma anche gli altri misteri d'Italia (loggia P2, golpe Borghese, piazza della Loggia..).
Anche la chiacchierata del generale, nonostante qualche non ricordo iniziale e la volontà di sfuggire le proprie responsabilità, conferma la verità storica fin qui nota.
Una bomba messa da estremisti di destra, la cellula di Ordine Nuovo veneta, all'interno di una "strategia" eversiva nota ai nostri vertici politici, a quelli americani e ai loro servizi. I nostri servizi sapevano, ma hanno coperto.
".. il capocentro di Padova [Bottallo] era senz'altro a conoscenza delle rivelazioni di Casalini [fonte Turco del sid]. Sapeva cioè del coinvolgimento di Giannettini [agente Z del sid] e Pozzan, aveva partecipato agli attentati dei treni. Il capocentro, nonostante questo, accettò di chiudere la fonte "Turco", tappando la bocca ad un importantissimo testimone. E autorizzò la fuga di Pozzan, come lei ci ha appena raccontato: 'Pozzan' le fece sapere Bottallo 'non è assolutamente imlicato nella strage di Piazza Fontana'. Questo non è vero, e Bottallo, come abbiamo visto, lo sapeva bene".

Maletti da una parte cerca di scaricare parte del lavoro sporco fatto dal sid sul capitano Labruna (anche lui condannato), dall'altra si trincerà sui doveri di agente dei servizi, che deve tutelare le sue fonti.

Ma alla fine lascia aperti degli spiragli: esistono delle persone, oltre lui, ancora in vita, che potrebbero raccontare qualcosa.
Alcuni politici d'annata, e qui si immagina il solito Andreotti, ma anche un ex ministro del governo Berlusconi II.
Anche ex estremisti di quel gruppo potrebbero ancora testimoniare: Delfo Zorzi, imprenditore in Giappone (ma una boutique qui a Milano vicino al Duomo è di sua proprietà); Gianni Casalini (fonte Turco), residente a Padova. E Ivano Toniolo (forse uno dei quattro), fuggito in Spagna e poi Africa negli anni successivi alla strage.

Sono passati quarant'anni dalla strage di Piazza Fontana. I giudici sono stanchi. Le nuove generazioni, invece tendono a dimenticare. E' stato condotto un sondaggio: tre studenti su quatto sono convinti che la bomba fu piazzata dalle Brigate Rosse. Misteri dell'istruzione italiana. Esiste, però, una verità storica: quello del 12 dicembre fu un eccidio di stato. Gli autori sono fascisti. I mandanti, i servizi segreti stranieri, con la silenziosa complicità dei vertici istituzionali di questo paese. Non si tratta di una verità inedita: in tanti, già all'epoca l'avevano capito. Gli anarchici, per esempio, che si mobilitarono fin da subito: scendendo nelle strade, nelle piazze. Andando nelle fabbriche e nelle università. Proprio in quegli anni, tra le bandiere rosse e i pugni chiusi, fu composta una bellissima canzone. Si intitola 'La ballata di Pinelli'. Una strofa recita così:

"Impossibile" – grida Pinelli –
"Un compagno non può averlo fatto
Tra i padroni bisogna cercare
Chi le bombe ha fatto scoppiar.

Altre bombe verranno gettate
Per fermare la lotta di classe
I padroni e i burocrati sanno
Che non siam più disposti a trattar"

Ed è da qui, forse, che bisogna ripartir.
Il link per ordinare il libro su ibs.
Il blog di Aliberti editore.

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