L’Italia? Rischia più della Grecia. A lanciare l’avvertimento è il pubblico ministero Alfredo Robledo, che da anni ormai sta seguendo da vicino la vicenda “derivati”, i contratti finanziari ad alto rischio stipulati dal Comune con alcune banche. (cronaca qui Milano)
Di chi vi fidate voi? Delle rassicurazioni del governo, che dice che va tutto bene (e che poi non ha fatto nulla per regolare la sottostrizione dei derivati da parte dei comuni), o di un magistrato che da anni indaga sui reati finanziari?
Italia a rischio
E il motivo per cui l’Italia è ancora più a rischio della Grecia per quanto riguarda il problema dei contratti derivati stipulati tra gli istituti di credito e le banche è che il nostro «è l’unico Paese dell’Unione europea in cui gli enti locali hanno stipulato contratti di questo tipo» ha spiegato il procuratore aggiunto di Milano.Proprio ieri, nel Tribunale a due passi dalla Madonnina, era in corso il processo sulla truffa dei derivati del Comune, nel quale sono imputate quattro banche, undici loro funzionari, l’ex direttore generale di Palazzo Marino e un consulente.
Certo tra la situazione greca e quella italiana le differenze sono parecchie. Robledo ha infatti osservato che «mentre in Grecia c’è un problema internazionale e l’Europa è corsa in soccorso», in Italia la questione è diversa.
Solo in Italia
Già, perché l’Italia «è l’unico Paese dell’Unione europea in cui gli enti locali hanno stipulato contratti di questo tipo». Contratti che il magistrato ha paragonato a «tante bolle di sapone in seno a Comuni, Province e Regioni e che se scoppiano non si sa cosa accadrà». D’altronde non è stato solo Palazzo Marino a stipulare contratti finanziari così ad alto rischio, ma le amministrazioni locali di mezz’Italia. Anche se finora di “bolle scoppiate” ancora non ce ne sono state. Pertanto, per il procuratore aggiunto, il pericolo sebbene molto concreto «non è immediato. Data però la diffusione dei contratti derivati, il problema è più grande di quello della Grecia». Insomma, se le “bolle” dovessero esplodere le conseguenze potrebbero essere devastanti.
Il caso Milano
Il processo milanese, intanto, è stato aggiornato al prossimo 9 giugno. Sul banco degli imputati le 4 banche Jp Morgan, Deusche Bank, Ubs e Depfa Bank, accusate di aver guadagnato circa 100 milioni di euro «spogliando dolosamente» Palazzo Marino. Tra i manager degli istituti di credito finiti alla sbarra anche Gaetano Bassolino, il figlio dell’ex governatore della Campania, Tommaso Zibordi e Carlo Arosio, coinvolti anche nel crac Parmalat, e Simone Rondelli, indagato nell’inchiesta sulla quotazione di Saras. Coinvolti anche l’ex direttore generale di Palazzo Marino Giorgio Porta e il consulente Mauro Mauri. Il reato di truffa aggravata contestato copre un arco di tempo che va dal 2005 al 2008.
A questa notizia bisognerebbe dare maggior rilievo, da noi è passata quasi inosservata.
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