Anche in una innocua scatoletta di tonno si nascondono interessi globalizzati, per le grandi industrie del tonno in scatola, specie animali a rischio, come a rischio è anche la nostra salute.
Il tutto parte dalla scatolettta di tonno di cui sappiamo solo lo stabilimento produttore. Alle Seichelles, per la MWBrands (l'unica azienda che si è lasciata intervistare e a permesso di far entrare le telecamere nella catena di "montaggio"); a Cermenate per la Bolton (Rio mare) e a Bangcok per la Thai Union.
Da dove arriva il tonno che mangiamo? Che qualità è? L'industria del tonno è sostenibile (sia dal puntyo di vista ambientale, che umano)?
A tutte queste domande ha cercato di rispondere Sabrina Giannini nell'inchiesta di Report.
Il tonno nelle nostre scatole arriva dall'oceano indiano, sfruttato ben bene dalle tre aziende citate, che si sono poi consorziate in una fondazione per valutare lo stato del tonno nell'oceano.
L'Unione Europea non chiede alle industrie di riportare la zona di pesca, nè chiede di riportare dati sulla tracciabilità.
Un giro d'affari di 1500 milioni di dollari, permette di mettere in secondo piano la tutela dell'ambiente.
Gli scienziati che si occupano del tonno nell'oceano indiano sono pochi e le aziende spesso (lo riportava l'inchiesta) non forniscono loro tutti i dati.
Eppure, una cosa è chiara: il tonno non è inesauribile.
Specie il tonno a pinne gialle, la qualità che si consuma nelle tavole degli italiani.
E, se vogliamo evitare problemi, dovremo abituarci a cambiare abitudini. Come consumatori consapevoli, possiamo far pressioni sulle industrie, sulla grande distribuzione e sulla politica affinchè si faccia qualcosa.
Così come, negli Stati Uniti, si è fatto per i delfini finiti che finivano dentro le reti dei tonni. Si chiama cattura accidentale, quando si pescano specie non commerciabili che vengono poi ributtate in mare.
E i delfini, a differenza degli squali, degli stessi tonni, delle tartarughe, ci sono simpatici.
C'è anche un discorso di sostenibilità umana: nelle Seychelles, lavorano dei lavoratori espatirati dal Magadascar, in condizioni poco agevoli.
Questo è quello che succede quando devi vendere sul bancone del supermercato la scatoletta a meno di un euro.
Il tonno crudo.
Se il tonno in scatola arriva dai tropici, il tonno rosso che consumiamo fresco, arriva spesso dal mediterraneo.
Anche qui siamo a rischio: anni di pesca selvaggia, da parte di tutti i paesi sul mediterraneo. Il tonno rosso, che prima che esplodesse la moda del sushi era considerato un prodotto di serie B, oggi è considerato una prelibatezza in Giappone (effetti della globalizzazione, noi dall'oceano indiano, i giapponesi dai nostri mari ..).
Il boom dei risporanti giapponesi ha portato però, oltre al rischio di non avere più tonni nei nostri mari, anche a rischi alimentari.
Se il tonno non è conservato bene, se non si rispetta la catena del freddo, se il ristorante non è un giapponese autentico ....
Alcuni ristoratori di take away milanesi, come la signora Mariella Gallo, iniziamo a preoccuparsi di come cambiare i gusti dei clienti.
Una piccola presa di coscienza, del fatto che viviamo in un mondo non a risorse infinite.
Technorati: Report
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Mi raccomando, siate umani