"Era però altrettanto chiaro che che un incremento generalizzato del benessere avrebbe avuto come effetto indesiderato la distruzione di una società oganizzata gerarchicamente. Già in un mondo in cui tutti avessero lavorato solo poche ore, avuto cibo a sufficienza, vissuto in case fornite di bagno e frigorifero [..] , sarebbero scomparse le forme di ineguaglianza più ovvie e forse le più importanti [..] .. la ricchezza non sarebbe stata più un segno di distinzione fra un individuo e un'altro. [..]
Sul lungo termine, una società gerarchizzata poteva aversi solo basadosi sulla povertà e sull'ignoranza.
[..]
Il problema era come riuscire a far girare le ruote dell'industria senza incrementare la ricchezza reale del mondo. I beni di consumo dovevano essere prodotti, ma non distribuiti. E in effetti l'unico modo per raggiungere un simile obbiettivo era uno stato di guerra perenne.
Scopo essenziale della guerra è ala distruzione, nn necessariamente delle vite umane, ma di quanto viene prodotto dal lavoro degli uomini. La guerra è un modo per mandaere in frantumi, scaraentare nella stratosfera, affondare negli abissi marini, materiali che altrimenti potrebbero essere usati per rendere le masse troppo agiate e, alungo andare, troppo intelligenti.
[..] la consapevolezza di essere in guerra, e quindo in pericolo, fa sì che la concentrazione di tutto il potere nelle mani di una piccola casta sembri l'unica e inevitabile condizione per sopravvivere.
1984, George Orwell, pagine 198 e seguenti.
Potete prendere la "guerra perenne" (quella a cui alla fine ci si abitua), con le parole guerra al terrorismo islamico (Bush jr), guerra all'immigrazione, ai clandestini, ai rom, agli ebrei.
Il senso non cambia: si compatta il fronte interno, si spostano risorse in modo incontrollato sulla guerra.
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Mi raccomando, siate umani