20 settembre 2010

Presadiretta – nucleare

Domanda: sono sicure le centrali nucleari che costruiranno in Italia, non in caso di incidenti (in questo caso il disastro nucleare porterebbe conseguenze indelebili per decenni), ma nella loro normale operatività? È una domanda semplice, che ogni cittadino dovrebbe porsi e a cui la politica dovrebbe dare una risposta chiara e scientificamente inappuntabile.

In attesa dei dati da parte del ministero dello Sviluppo (le promesse del sottosegretario Saglia non ci bastano), Riccardo Iacona e i suoi giornalisti sono andati in giro per l'Europa a vedere cosa succede attorno alle centrali. E hanno scoperto (scoperto è una parola grossa, visto che sono anni che si discute dei rischi nucleari) una serie di cose.

I depositi.
In Germania uno studio indipendente fatto tra il 2004 e il 2007 (il Kikk study), ha riportato come il rischio di contrarre la leucemia tra i bambini da 0-5 anni che vivono a pochi chilometri da una centrale, sia tre volte superiore, rispetto alla media. Lo studio ha per il momento solo una valenza statistica, non esiste una correlazione tra causa (la centrale nucleare) ed effetto. Un successivo studio portato avanti da 8 biologi lo ha analizzato e ne ha dimostrato la validità. I biologi hanno chiesto al governo tedesco di fare successive analisi per approfondire i casi. La ricerca non c'è mai stata.

Non esistono in Europa depositi per le scorie ad alta radioattività: non esistono e basta.
Le scorie a media radioattività sono spesso stoccate in piccoli depositi presidiati, ma all'aperto. In Germania, la miniera di Asse (per scorie a media radioattività) è diventata una bomba ad orologeria: le promesse del governo tedesco per cui il deposito sarebbe stato sicure per centomila anni si sono rivelate infondate. L'acqua penetra nei depositi, e rischia di arrivare ai fusti; la miniera stessa rischia di crollare.
In fretta e furia il governo della Merkel sta cercando di estrarre i fusti: ha individuato, come nuovi sito, la ex miniera di ferro di Konrad. Ma, nonostante altre rassicurazioni (cui il deposito è garantito per 300mila anni, ma in realtà sarà un deposito perenne, non presidiato), la popolazione locale si è dimostrata ostile al progetto. Nessuno crede più ai tecnici del nucleare, sulla parola.

Lo stesso vale per la Francia e l'Inghilterra. In Italia non solo non esistono le centrali, la loro dislocazione è segreto di stato (pare): nemmeno sono stati scelti i siti per eventuali depositi. In ogni caso, costruire un deposito per le scorie ad alta radioattività, è un problema irrisolto dall'industria.

Costruire depositi è un alto costo per i governi (l'industria privata che si prende i profitti per l'energia non si deve preoccupare delle scorie): ci si mette contro le comunità locali; ma è anche un costo economico che si aggiunge ai costi per la costruzione e il funzionamento degli impianti: il desposito di Konrad costa ad oggi 1,7 miliardi di euro.

La popolazione vicino alle centrali.
Germania
Le centrali non sono sicure e basta. Si può parlare di rischio calcolato (cinicamente, poiché qui si parla di morti e malattie), di emissioni al di sotto della soglia: ma la realtà è che nessun assicurazione stipula polizze sulle centrali. I giornalisti sono stati a Krummel vicino ad Amburgo, alla centrale che sorge vicino al fiume Elba. Su queste sponde vivono 30000 persone. Negli ultimi anni ci sono stati 19 casi di leucemia, ti raccontano i giornalisti che seguono la questione nucleare. Dopo i controlli sono stati trovate tracce di radioattività nell'acqua e nei terreni.
Come le “palline radioattive”: sono piccole e sono state trovate perfino nei giardini delle case. Sembrano innocue, ma contengono trizio (materiale prodotto dai centri di sperimentazione nucleare): qui a Krummel i cittadini (ostili all'idea di mantenere le centrali) hanno fatto una catena umana nell'aprile passato, per protesta.
Quanto è sicura la centrale? Qui al gente ha paura dei rischi, e non solo in caso di un incidente. Gli scienziati ancora non sanno spiegarsi come mai, piccole dosi di radiazioni, portano poi a tassi di leucemia così alti. Forse, la spiegazione che si da, è colpa dei picchi di radiazione emessi dalle centrali.
E ancora i governi rassicurano le persone …

Irlanda
Spostandosi in Irlanda, a Barrow nella regioni dei laghi, si trova Sellafield: una centrale spenta, ma l'impianto è attivo, poiché qui si riprocessano le scorie da tutto il mondo. Anche dalle centrali italiane: ci sono tonnellate e tonnellate di fusti stoccate in questo sito, o messe nell'acqua a raffreddare, in attesa della lavorazione.
Marin Forwood è un attivista antinucleare (dopo la morte del figlio per leucemia): ha mostrato le sponde del fiume che poi sfocia nel mare, dove la centrale sversa le scorie. Qui il contatore geiger segnala dei picchi: 50-100 scariche al secondo. Su spiagge dove i bambini giocano e dove crescono piante che poi la gente mangia. Poi ha raccontato del plutonio a spasso nell'aria, grazie al vento.
Le persone della centrale di Sellafield dicono che i fanghi contaminati vicono al mare sono “sedimento storici” e che “si tratta di belle spiagge dove andare con le famiglie”.
Eppure il rapporto Ospar parla di 200 kg di Plutonio nel mare d'Irlanda: cosa ne pensa la popolazione che vive lì attorno? Chi ha ragione?

Chi vie qui, pensa che la centrale da loro lavoro e che senza lavoro sarebbe un problema. E per i rischi?
I pescatori dicono che i controlli fatti dal governo dicono che è tutto sicuro: qui la gente da una parte ignora i rischi dall'altra tende a fidarsi. Sarebbe interessante saperne di più, poiché i gamberetti pescati qui, arrivano anche in Italia.

Francia
In Francia (dove ci sono 59 reattori in funzione), il giornalista è stato nel triangolo del nucleare. Per capire cosa succede e come si vive vicino ai siti nucleari.

A Le Hague sono tutti convinti: dobbiamo per forza convivere con la centrale e con il rischio.

A Saint Pierre c'è una grande discarica di scorie a cielo aperto. Sotto uno strato di 70 cm si trova lo yellowcake, una pasta gialla residuo delle lavorazioni. Qui Areva non ha bonificato nulla: ha solo ricoperto la terra contaminata.
“L'Areva è brava a fare comunicazione, ma non fa informazione” dice un tecnico del centro studi sulla contaminazione : nei loro rapporti (sull'inquinamento nei pressi delle centrali) tiene conto dei valori medi, non dei picchi. In alcuni rapporti poi scompaiono degli indicatori senza una spiegazione.

A Paluel ci sono 4 reattori: i lavori peggiori e pericolosi sono portati avanti da lavoratori precari i “nomadi del nucleare”. Due di questi parlano dei rischi “ogni volta che rimani contaminato, ti dicono che non hai niente .. ma non ti danno i risultati dei controlli e se li chiedi ti dicono che non li hanno, che se li sono dimenticati”.
Queste due persone che nel loro lavoro hanno subito diverse contaminazioni, sono pagati 1300 euro netti/mese, dopo 22 anni di lavoro.
Domanda che è stata rivolta alle persone che convivono con le centrali: sapete cosa fare in caso di incidente? Si rimane confinati in casa, a prendere le pastiglie per la tiroide. In Francia le persone rimarrebbero rinchiuse nell'aria del triangolo, senza altra scelta.
D'altronde qui, le aziende del nucleare (che hanno come unico obiettivo raggiungere l'obiettivo prefissato di materiale da smaltire) hanno comprato il consenso dei comuni, dando dei soldi con cui sono state costruiti monumenti, piscine, lampioni.

Germania.
Di Asse e del deposito di Konrad, in costruzione si è già parlato. Qui A Berlino, un membro della CDU non nasconde i problemi dei deposito “abbiamo fatto degli errori nel passato [riferendosi al deposito di Asse, nella miniera che rischia di crollare]”. La decisione di spostare avanti la data di dismissione delle centrali ha causato vivaci proteste.
Il punto è che ogni anno si producono 400 tonnellate di scorie: ogni anno in più di vita delle centrali non fa che aggravare il problema. Non solo per le scorie più pericolose (per cui non esiste soluzione), ma per il momento anche per quelle a media pericolosità. Prendersi cura delle scorie come si vede, ha un costo enorme.

E in Italia?
Il sottosegretario Saglia spiega che si vorrebbe individuare dentro l'agenzia del nucleare (ancora sulla carta), un dipartimento dedicato alla radio protezione.
Non è stato individuato il sito che farà da deposito, ma Saglia rassicura “le centrali di terza generazione creano meno scorie” e sono più sicure.
Vero: creano meno scorie, ma queste sono più pericolose. Dove le mettiamo? Le centrali nucleari in progetto di costruzione qui, sono le EPR, costruite dalla EDF.
Non ce ne è una funzionante al mondo ancora (e il sottosegretario dice che sono sicure al 999 per mille).
In Francia ne stanno costruendo uno, di impianto Epr, a Flamanvile.
La EDF ha cercato di tranquillizzare la gente, che comunque non si fida. Non sono stati comunicati i tempi di consegna (anziché 4 anni, forse 7 anni), i costi complessivi.
Qui si sta costruendo una specie di prototipo: questo è quello che l'Italia sta comprando. Un prototipo, con tante rassicurazioni sulla carta.

Anche in Finlandia, la Areva sta costruendo un Epr a Olkiluoto. Anche qui, ritardi (non si sanno i tempi di consegna), molti dubbi sulla sicurezza con cui sono stati portati avanti i lavori. Dopo questo cantiere, Siemens ha cessato la collaborazione con Areva.
Un operaio del cantiere racconta delle pressioni per fare i lavori comunque in fretta, senza preoccuparsi delle procedure per la sicurezza.
È stato l'ente di controllo per le radiazioni del governo finlandese a imporre delle migliorie al progetto, come l'invulnerabilità ad attacchi aerei. Il progetto iniziale non li prevedeva e ancora ad oggi, non si conoscono i costi complessivi a progetto finito:
“Un uomo del governo finlandese – racconta Iacona – ci ha detto ‘Viste le problematiche che stiamo incontrando con questa nuova tecnologia francese è evidente che la Francia ci ha usati come cavie’”. Eppure il nostro ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, tornò entusiasta dopo la visita francese nel cantiere di Flamanville.

Torniamo da noi: a fine inchiesta rimane una sensazione di non saperne abbastanza dei rischi del nucleare.
Se a Berlino la gente protesta contro la decisione di prolungare la vita delle centrali un motivo ci sarà: non si può parlare sempre di effetto Nimby.
Servirebbero altri studi, maggiore trasparenza, una maggiore fiducia nei confronti degli enti di controlli governativi e delle imprese che costruiranno i reattori.
Ci sono ancora i dubbi sulle scorie, sulla convenienza del nucleare (e penso che forse convenga solo a chi costruisce gli impianti).
No, dopo aver visto la puntata di Presadiretta, credo che sia bene non fidarci di quanto viene promesso.
Sono soldi nostri, e c'è in ballo la nostra salute, quella delle prossime generazioni.


- La presentazione della puntata a Il fatto quotidiano.
. Il kikk study, sul sito bfs.de (sicurezza dall'inquinamento delle radiazioni)

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