Ieri sera guardavo il monologo di Saviano sul terremoto de l'Aquila e mi rendevo conto, sentendo il suo racconto, del perchè sia tanto odiato da una certa parte del paese, da una certa parte politica e i loro giornali.
Perchè racconta una storia del prima. Saviano non ha parlato infatti del miracolo dell'Aquila, delle case di Berlusconi (o del miracolo della spazzatura di Napoli ): ha racontato delle storie degli studenti morto nel crollo della casa dello studente.
Di una casa costruita non a norma, senza rispettare le regole, senza fare i controlli sulla idoneità antisismica.
Mentre si sente ancora ripetere che quella tragedia era inevitabile, una emergenza, Saviano ci ha ricordato come in Italia siamo sempre stati soggetti a terremoti, ma ogni volta ci facciamo sorprendere.
Non è vero: la casa dello studente era una bomba ad orologeria. Come anche il nuovo ospedale, crollato perchè costruito con la sabbia.
Uno studio ha scritto che bastavano 1,4 milioni di euro per adeguare le strutture della casa dello studente: ma non se ne è fatto nulla. Hanno minimizzato tutti, di fronte alle segnalazioni dei ragazzi stessi. Il custode, la commissione grandi rischi.
Quando vale la vita di un uomo?
Veramente si deve aspettare la tragedia (e forse nemmeno quella) per parlare di messa in sicurezza delle strutture?
Alessio e gli altri ragazzi sono vittime del cemento, non della natura. Sono stati sacrificati in nome del principio per cui un cantiere serve solo per fare soldi, per prendere voti. Principio per cui le regole se applicate frenano gli affari.
La storia del terremoto dell'Aquila è una storia di tutti: non è solo la favoletta del miracolo. E' una storia di tangenti e di speculazioni sulla pelle di altre persone. E' una storia soprattutto delle vittime, ragazzi che, se dovesse essere confermata la perizia della procura, sono stati assassinati. Una storia dei parenti, dei sopravvissuti. E di noi che vogliamo ricordare per far si che non capiti mai più.
Nel ricordare questo terremoto, e quelli passati, Saviano ha recitato una brano della poesia di Franco Arminio: Conza della Campania, 8 ottobre 2000
Ci sono giorni in cui si muore in molti.Sono i giorni delle grandi sventure.Quel giorno in questa terra fu il ventitré novembre del 1980.Oggi è domenica, nel cimitero di Conza sono le undici del mattino. I morti del terremoto sono quasi tutti sulle stesse file, un piccolo cimitero dentro il cimitero. Facce di uomini e donne di ogni età. Facce e storie che non ho mai incrociato. Ora di ogni persona che vedo vorrei conoscere cosa diceva, cosa faceva. Dall’addobbo della lapide a volte si capisce che si tratta di persone di una stessa famiglia. Ecco Luisa Masini, nove anni, col gatto in braccio. Sotto di lei Valeria Masini, dodici anni, e poi Maria, quarantatre anni, la madre. Il pensiero va subito al padre, chissà dov’è nel mondo a trascinarsi con la sua pena. Più avanti un’altra famiglia: Gino Ciccone, quarantanove anni, e poi Michele di dieci e Alberto di ventuno. Quelli che sono qui certamente si conoscevano tutti. giorni in cui si muore in molti. Sono i giorni delle grandi sventure. Quel giorno in questa terra fu il ventitré novembre del 1980.
Gli altri ospiti della puntata sono stati Benedetta Tobagi che ha ricordato le cose che le ha lasciato il padre, come la citazione dic Gregorio Magno "se la verità provoca scandalo, meglio uno scandalo che perdersi la verità".
L'elenco delle frasi sull'Italia di Biagi.
Milena Gabanelli che ha ricordato le cause ancora in corso: 251 milioni di euro, il totale del risarcimento. Spesso da politici, persone che poi si riparano dietro l'immunità.
La ricercatrice sui tetti di Roma e la mamma che accompagna il figlio a scuola a Napoli.
Dario Fo che ci ha ricordato come gli insegnamento di Macchiavelli al Principe siano ancora attuali.
Nessun commento:
Posta un commento
Mi raccomando, siate umani