20 marzo 2011

Gran circo Taddei e altre storie di Vigata di Andrea Camilleri


La congiura
Tanina Buccè, segretaria delle donne del fascio a Vigata, cercando di bloccare un congiura comunista contro le mogli di gerarchi e alte personalità del partito fascista, finisce congiurata dal suo stesso zelo.

Regali di Natale
Amedeo Lozito, giovane vintino scopre il suo personale regalo di Natale, nell'inverno del primo dopoguerra di Vigata. Riesce a salvare una beddra picciotta dalla grinfie di un potente e salvare l'onore della borghesia del paese derubata dentro il circolo “Famiglia e Democrazia ”.

Il merlo parlante
Ninuzzo Laganà, costruttore benestante nella Vigata degli anni 60, arrivato alla soglia dei 30 anni riesce a trovarsi una buona moglie. Sufficiente bella ma non troppo da scuscitare le occhiate degli altri masculi, e giudiziosa come devono essere tutte le donne. Ma nonostante l'appetito da letto della moglie, non riesce a dare un nipote alla madre. Ci penserà qualcun'altro.

Gran Circo Taddei
Un ragazzo trova nel circo Taddeis (e nei suoi leoni) l'occasione per predersi i denari della zia taccagna, nel giorno in cui Mussolini fa la sua dichiarazione di guera. Ma non ha fatto i conti col destino, beffardo.
Combattenti di terra, di mare e dell'aria! Un'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra Patria!”

La fine della missione
La moglie di un funzionario del comune che non può prendere la promozione perchè non riesce ad avere figli: perchè non avere figli deve essere una colpa, per il fascismo, che premia chi ha tanti figli e punisce chi non ne ha.
E uno scapolo di Vigata, Totino Mascarà, con una santa missione da compiere. Non lo fo per piacer mio … basta trovare la doppia canna, come i cacciatori.

Un giro in giostra
Forse il più crudele dei racconti, per il finale amaro. Finale della vita di una persona, il professor Nito Cirrincione che ha sempre pensato allo studio, al lavoro, a se stesso e mai a costruirsi una famiglia.
Come fa uno a farisi capace che il tempo passa, e lo cangia, se tutti i jorni e le notti non fa altro che ripetiri squasi meccanicamente gli stissi gesti e diri le stisse parole?
Il tempo si è fermato – si usa diri in certe occasioni. Ma è un'illusioni, il tempo non si ferma mai, continua a scorrere sempri a ddiventa cchiù veloci soprattutto quanto non tinni adduni.
E quando finalmente tinni adduni, tutto il tempo attrassato che non hai sentito passare t'arriva di supra come 'na valanga, un fiumi in piena, e tu ne veni travolto, arrischi di moriri assifficato”.

La trovatura
Vigata 1939: Jachino Pizzuto capisce che la vera trovatura non è la scoperta di un tesoro “ammucciato” sotto terra dai briganti. La vera trovatura è trovare una donna da amare. Anche se è una finta maga.

La rivelazione
Nei mesi dopo la liberazione della Sicilia da parte degli americani, tornano a casa anche le persone condannate dal regime. Come i comunisti. Ma uno di questi, Luigi Prestia, comunista arraggiato, sembra non voler tornare, collezionando una condanna dopo l'altra, mettendo in imbarazzo i suoi stessi compagni. Che gli è successo in carcere?

Otto brevi storie ambientate nella Vigata tra l'inizio del secolo e gli anni 60. In mezzo gli anni ruggenti del fascismo, gli anni della guerra e la liberazione.
Otto storie con al centro l'invidia, l'amore e l'avidità. Avidità di denaro e di sesso. Storie con protagonisti in cerca di fortuna e soldi, col destino beffardo sempre in agguato, a mettersi di mezzo alla realizzazione dei loro piani.
Nel libro compare tutto il camionario di personaggi dei libri di Camilleri, dai ricordi della Vigata della sua infanzia: "avvocati brillanti, chiromanti improvvisate, contadini e studentesse, preti e federali, comunisti sfegatati, donne risolute".

La terza di copertina di Salvatore Nigro:
Fanno diversa via, in quel di Vigàta, la voglia e il piede. Uno scherzo del caso, repentino e inaspettato, si intromette sempre. Disorienta i nodi d’intrigo e li rende stridenti. Interrompe la banale prevedibilità dei fatti, un poco infimi spesso, o un poco ignobili, e magnanimi di rado; e li investe di diritto e di traverso, per celia o per scorno. Ne devia gli esiti e li rovescia.

E trascorre dalla malasorte, al dispetto, alla vendetta fatale; dallo sgambetto, allo sberleffo, alla beffa. Il tutto declinando, ora andando indietro e ora avanti nel tempo, dalle superfetazioni eroiche e dal bellicismo virile di un falloide beccamorto, con la ganascia alla folla e la lucida cuticagna, il Duce il Duce; da una dichiarazione di guerra, insomma, che invocava braccia per i fucili e gioventù feconda da contrapporre alla sterilità dei popoli «volgenti al tramonto».

L’«ora segnata dal destino» sviò, in quel brano d’Italia che è Vigàta, la favolaccia imperiale dello spaccamondo. Una provvidenza eroicomica, che agiva a contrappasso, investì i «combattenti» di una nuova missione. Caricò erezioni di fucili. Bonificò i letti sterili, che negavano il dovuto tributo alla patria fascista e disonoravano gerarchi e gerarchetti. Seminò corna, che non era possibile potare.

Capitò pure, in quella festa grossa, tra malignazze che avevano il coraggio delle sciocchezze, che una «vasta congiura comunista» si rivelasse, al contrario, un’ardimentosa «congiura fascista». Un leone, che non ruggiva e perdeva il pelo, non riuscì, mentre attorno a lui i camerati andavano armando quisquilie campanilistiche, a far morire di spavento la vittima designata; eppure, per ironia della sorte, seppe entrare e impiantarsi negli incubi e nelle ossessioni di più persone. Era pur sempre il re della foresta.

Tempo dopo, a liberazione avvenuta, il più «arraggiato» dei comunisti si lasciò ammansire e convertire dalla secchiata d’acqua di un ateo mattacchione travestito da Gesù Cristo benedicente. Il comunista si strinse al rosario. A Vigàta i comunisti perdettero le elezioni, e quasi scomparvero dalla vita politica. L’ateo liberale morì strozzato dalle risate.

Sono otto i racconti che qui fanno libro e non semplice raccolta. Sono cronache e quasi apologhi, non si sa fino a che punto sempre e veramente d’altri tempi. Gli orologi di Camilleri sono molli. E i racconti sanno alzare e abbassare il tono. Non disdegnano neppure le scene pazze, cinematograficamente costruite, alla Quentin Tarantino. Sono racconti, questi, che non eludono il grande romanzo di Vigàta. Vi contribuiscono anzi, secondo una precisa progettazione.

Salvatore Silvano Nigro

Il link per ordinare il libro su ibs.
Il libro sul sito Vigata.org
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