11 maggio 2011

Gioco sporco - Milano è cosa loro

Torniamo al libro di Gianluca Ferraris "Gioco sporco", con la storia dei clan Mazzaferro e dei loro traffici nel settore del gioco d'azzardo.
Nel brano che segue, in trasferta (per modo di dire) nella loro Milano.
Nei loro traffici. Bar, negozi, sale gioco e l'Ortomercato.

Milano è cosa loro.
Gli piaceva Milano. Una città tutto ritmo e frenesia, anche se a differenza dei posti da dove arrivava lui quella frenesia non era scandita dal basso continuo delle morti, dal crepitio degli spari, dalla fisicità della violenza. Semmai dai soldi. Una città dalle mille opportunità, un giacimento capace di farti scorrere ogni giorno per le mani abbondanti dosi di sabbia bagnata dove però si nascondeva sempre qualche pepita.

E lui, come ogni criminale che si rispetti, le pepite sapeva rinoscoscerle al volo, afferandole prima che cascassero nel palmo di qualcun'altro. Era andata così anche con i due negozi che la sua famiglia aveva aperto lì dentro, nascondendosi dietro un paio di insospettabili sigle di abbigliamento in franchising [..] Stavano già girando alla grande: macchine da riciclaggio perfettamente oliate, foraggiate all'inizio dai soldi che il clan aveva bisogno di ripulire e in seguito da quelli di migliaia di consumatori. Ignari che anche dietro un reggiseno griffato o a una tracolla all'ultima moda potessero nascondersi sangue e morte. Ma era così che funzionava, da un bel pò e per tutti. Raffaele si chiese quanti punti vendita potevano essersi aggiudicati i calabresi lì dentro, considerando che disponevano di molti più soldi e che Milano, in fondo, era soprattutto cosa loro.
[Gioco sporco, pagina 184]

Dentro l'Ortomercato.
Da fuori il complesso non gli sembrava così grande, ma ora che c'era dentro capiva perfettamente quanto quei quattro edifici, dove ogni notte transitava buona parte del cibo destinato a sfamare il nord Italia, potessero rivelarsi redditizi per un clan come il suo: da lì, per dirne una, partivano i tir e i camion dei grossisti, calabresi e non, controllati dalla cosca Mazzaferro.
Decine al giorno, con il loro carico di specialità comprate e vendute a prezzi imposti e ogni tanto qualche carico nascosto di droga e di armi. Ma non solo: negli anni quel luogo e le liturgie che si svolgevano al di là delle sue pareti, sfuggendo anche a moltissimi milanesi, erano diventati una specie di Disneyland per i ragazzi, capaci di far convergere sul posto attività e interessi milionari.
Il caporalato sugli scaricatori extracomunitari e il pizzo che toccava ai commercianti foresti, o semplicemente onesti. Il riciclaggio esercitato attraverso i bar notturni e le mille società di import export ortofrutticole. L'usura e il traffico di stupefacenti o merci rubate, facili da occultare tra quei capannoni vuoti per la maggior parte della giornata e dove comunque, anche quando non brulicavano di gente, nessuno stava mai a chiedersi il perchè di qualche movimento strano.
Insomma, tutto quello che passava da lì dentro si trasformava in oro, per i Mazzaferro così come per le altre famiglie calabresi che da anni si spartivano senza conflitti il business
dell'Ortomercato.
[Gioco sporco, pagina 196]

Oggi parte il dibattimento nei confronti dei presunti mafiosi arrestati nel corso dell'operazione "Infinito", condotta
dalla Dda di Milano nello scorso mese di luglio:

E' off limits per le telecamere la prima udienza del maxi processo alle cosche della 'ndrangheta radicate a Milano e nei comuni limitrofi, smantellate nel luglio scorso dall'operazione 'Infinito' condotta dalla Dda milanese, guidata da Ilda Boccassini, che ha portato a oltre 170 arresti nella sola Lombardia.

Fra i 39 imputati che hanno scelto il rito ordinario (119 presunti affiliati alla 'ndrangheta saranno invece giudicati con l'abbreviato a partire dal prossimo 9 giugno) c'è anche l'ex direttore della Asl di Pavia, Carlo Chiriaco. Tanti i Comuni, tra cui quelli di Bollate e Pavia, che hanno annunciato l'intenzione di costituirsi parte civile.

Poi, in caso di condanna, non si potrà più dire che a Milano la mafia non esiste.

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