04 luglio 2011

Val di Susa come il Vajont



La condanna alle violenze in Val di Susa, da parte degli infiltrati no tav, è perfettamente bipartisan (come d'altronde l'appoggio a questa grande opera).
Ho letto con interesse l'intervista del sindaco-parlamentare Fassino (quello della telefonata con Consorte)

"Qualsiasi manifestazione va guardata con rispetto e attenzione. Auspico che quella in Val di Susa sia una manifestazione pacifica, dove non ci siano spazi per forme di violenza e intolleranza. Nessun problema può trovare soluzioni con il conflitto e la prevaricazione, anche se credo che la marcia in Valle si sia ormai caricata di contenuti che vanno oltre l'essere a favore o contro la Torino-Lione".
Cosa intende?
"A sfilare ci saranno gruppi che dicono no al Dal Molin a Vicenza, oppure al ponte sullo stretto di Messina o non so a quale opera. La marcia sta assumendo i connotati di una manifestazione contro la modernità, a favore dello status quo o della regressione".

Dunque dobbiamo capire che il sindaco dal doppio incarico, che parla a nome del PD, sia a favore non solo della TAV , ma anche del ponte sullo stretto? Interessante saperlo, in vista delle prossime elezioni.
Perfettamente bipartisan è la condanna alle parole di Grillo che aveva chiamato eroi gli abitanti dela vale che difendono il loro territorio (sul serio, non come certi ministri padani) dal cemento.
Casini: "gli eroi sono gli operai e i poliziotti".

Eroi per un giorno, viene da rispondere: visto che gli operai sono gli stessi in Val di Susa, a Pomigliano, a Porto Torres. O forse quelli che lavorano nei cantieri sono speciali?
E anche i poliziotti, quando protestano contro i tagli e per chiedere gli straordinari non pagati, sono ancora eroi?

Se la violenza va condannata, questa non può essere però usata per nascondere cosa c'è dietro il tunnel in valle: più ci penso e più mi ritorna in mente la storia raccontata da Marco Paolini sul Vajont.
Anche lì, ad opporsi alla grande opera, c'erano solo i contadini di Erto e Casso. Anche in quel caso, a parlare della loro protesta non c'erano giornali, ma solo una giornalista ostinata come la Tina Merlin.
Anche lì, lo stato dovette pagare a fondo perso buona parte dell'opera, la diga fortemente voluta dalla Sade, una società privata.
Anche lì, molti dubbi sulla scelta del posto (il monte Toc, già sede di una frana).

Per il Vajont, chi si oppose al progetto, venne rimosso, zittito.
Dopo, a tragedia avvenuta, mentre sono tutti a dire "povera longarone, povera Longarone", chi si ricorda più di chi l'aveva già detto?

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