Quale è la ricetta per uscire da questa crisi, da questa situazione di bassa crescita-disoccupazione-perdita-credibilità-aumento-debito?
Nonostante la divergenza di opnioni sulla manovra (che cambia ogn giorno), industriali, politici, futuri candidati politici senza partito, manager danno la stessa magica ricetta: la riforma delle pensioni, le privatizzazioni, le liberalizzazioni. E ora, la ciliegina sulla torta dei licenziamenti facili.
La deregulation che ha portato disastri in tutto il mondo, in nome dell'arricchimento per pochi a danno di tutti, del libero mercato (che libero non è), oggi pretende pure di dare risposta ai mali del paese.
La riforma delle pensioni significa lavorare tutti (per chi ha ancora un lavoro) per più tempo. Così, con i tagli al welfare, alla sanità e alla scuola, si vivrà più a lungo e peggio. Lo chiede l'Europa, si dice. Ma quali salari vengono percepiti in Europa, con quale livello di corruzione e di stato sociale?
Le privatizzazioni.
Ogni volta che sento parlare di privatizzazione metto mano alla fondina .. Che privatizzazioni facciamo? Quella all'Alitalia (con i debiti della bad company che paghiamo noi) o preferiamo un modello alla Telecom. Privatizzata a debito e data agli amici imprenditori dei politicanti. I capitani coraggiosi che hanno solo indebitato l'azienda ex pubblica, facendole perdere valore?
E che dire della proposta di provatizzare la Rai: forse in Germania e in Francia non hanno televisioni pubbliche?
E a chi la regaliamo la Rai? A Murdoch o a Berlusconi?
Rimane ben poco ancora da privatizzare. Scuola e sanità, lo stanno diventando poco a poco.
Non ci sono riusciti con l'acqua, ci proveranno con rifiuti, trasporti, servizi sociali ...
Non riusciamo nemmeno a contare quante caserme (e auto blu) abbiamo.
Le liberalizzazioni.
Mi fanno ridere: parlare di liberalizzazioni nel paese del conflitto di interessi (non solo quello televisivo), è un insulto alla nostra intelligenza.
Le liberalizzazioni dovrebbero dare più scelta ai cittadini, nella scelta del fornitore del servizio.
Le banche, le assicurazioni, i mezzi pubblici, l'energia ..
I licenziamenti facili.
Il modello marchionne, del contratto in deroga, fatto vis a vis tra imprenditore e lavoratore, ha vinto. Certo, stiamo ancora aspettando dal manager italo canadese con residenza Svizzera i modelli da produrre in Italia e i soldi.
E stiamo aspettando anche una spiegazione esauriente sul perchè derogare all'art 18 dello Statuto dei lavoratori dovrebbe risollevare la situazione industriale del paese.
Nel frattempo ..
Piove, e i paesi, le strade, i campi dove si producono le uve da vino si allagano, franano.
Ma, sempre nel paese dove non ci sono soldi per pagare le forze dell'ordine, mettere a norma le scuole, si costruiscono grandi opere, con benedizione bipartisan come la nuova Tirrenica. O la TAV in Val di susa, o il Ponte sullo stretto.
Opere che impiegheranno (come l'alta velocità, costata 60 miliardi di euro) anni per completarsi. E alla fine chi si ricorderà più quanto dovevano costare e a chi chiederne conto?
Il buongiorno di Gramellini, su La Stampa, parla proprio del Pil (sullo stomaco), dell'evasione e della ricchezza di certi italiani
Nonostante la divergenza di opnioni sulla manovra (che cambia ogn giorno), industriali, politici, futuri candidati politici senza partito, manager danno la stessa magica ricetta: la riforma delle pensioni, le privatizzazioni, le liberalizzazioni. E ora, la ciliegina sulla torta dei licenziamenti facili.
La deregulation che ha portato disastri in tutto il mondo, in nome dell'arricchimento per pochi a danno di tutti, del libero mercato (che libero non è), oggi pretende pure di dare risposta ai mali del paese.
La riforma delle pensioni significa lavorare tutti (per chi ha ancora un lavoro) per più tempo. Così, con i tagli al welfare, alla sanità e alla scuola, si vivrà più a lungo e peggio. Lo chiede l'Europa, si dice. Ma quali salari vengono percepiti in Europa, con quale livello di corruzione e di stato sociale?
Le privatizzazioni.
Ogni volta che sento parlare di privatizzazione metto mano alla fondina .. Che privatizzazioni facciamo? Quella all'Alitalia (con i debiti della bad company che paghiamo noi) o preferiamo un modello alla Telecom. Privatizzata a debito e data agli amici imprenditori dei politicanti. I capitani coraggiosi che hanno solo indebitato l'azienda ex pubblica, facendole perdere valore?
E che dire della proposta di provatizzare la Rai: forse in Germania e in Francia non hanno televisioni pubbliche?
E a chi la regaliamo la Rai? A Murdoch o a Berlusconi?
Rimane ben poco ancora da privatizzare. Scuola e sanità, lo stanno diventando poco a poco.
Non ci sono riusciti con l'acqua, ci proveranno con rifiuti, trasporti, servizi sociali ...
Non riusciamo nemmeno a contare quante caserme (e auto blu) abbiamo.
Le liberalizzazioni.
Mi fanno ridere: parlare di liberalizzazioni nel paese del conflitto di interessi (non solo quello televisivo), è un insulto alla nostra intelligenza.
Le liberalizzazioni dovrebbero dare più scelta ai cittadini, nella scelta del fornitore del servizio.
Le banche, le assicurazioni, i mezzi pubblici, l'energia ..
I licenziamenti facili.
Il modello marchionne, del contratto in deroga, fatto vis a vis tra imprenditore e lavoratore, ha vinto. Certo, stiamo ancora aspettando dal manager italo canadese con residenza Svizzera i modelli da produrre in Italia e i soldi.
E stiamo aspettando anche una spiegazione esauriente sul perchè derogare all'art 18 dello Statuto dei lavoratori dovrebbe risollevare la situazione industriale del paese.
Nel frattempo ..
Piove, e i paesi, le strade, i campi dove si producono le uve da vino si allagano, franano.
Ma, sempre nel paese dove non ci sono soldi per pagare le forze dell'ordine, mettere a norma le scuole, si costruiscono grandi opere, con benedizione bipartisan come la nuova Tirrenica. O la TAV in Val di susa, o il Ponte sullo stretto.
Opere che impiegheranno (come l'alta velocità, costata 60 miliardi di euro) anni per completarsi. E alla fine chi si ricorderà più quanto dovevano costare e a chi chiederne conto?
Il buongiorno di Gramellini, su La Stampa, parla proprio del Pil (sullo stomaco), dell'evasione e della ricchezza di certi italiani
Possibile che, su tre individui che incontrate per strada, uno dichiari al Fisco meno di 600 euro al mese? Tutti precari al primo impiego e pensionati all'ultimo stadio? Tutti membri della Casta o marziani? Prima ancora delle leggi, per combattere chi evade le tasse servirebbe l'indignazione di chi le paga. Invece se uno rapina una banca viene arrestato (a meno che sia il banchiere: in quel caso, come si è visto in America, lo Stato gli darà altri soldi). Mentre se rapina la collettività gode di una certa considerazione sociale.
Anche se ci rifiutiamo di ammetterlo, abbiamo metabolizzato l'esistenza di tre prodotti interni lordi. Il Pil in nero di chi si rifiuta di finanziare i servizi pubblici (a questo servono le tasse), talvolta per sopravvivere, più spesso per godersi la vita a scapito di chi non ce la fa. Il Pil delle mafie con cui si comprano case, aziende, terreni: tanto i soldi non hanno odore, al massimo qualche traccia di cocaina. E infine il Pil dei pirla: noi lavoratori dipendenti. L'unico che compare nelle statistiche ufficiali. L'evasore attraversa crisi e rivoluzioni come la salamandra il fuoco: senza bruciarsi. Purtroppo sarà così fino a quando le vittime non capiranno che quel tizio non sta derubando qualcun altro, ma loro.
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Mi raccomando, siate umani