Tre immagini dell'Italia, per raccontare un paese alle prese con la crisi. Il distretto della concia di Arzignano, nel Veneto degli imprenditori che non vogliono pagare le tasse ad uno stato visto come vessatore.
La Sardegna delle macerie industriali, con i capannoni e le aziende chiuse, la cassa integrazione e le cartelle di Equitalia a dare il colpo di grazia ai piccoli imprenditori che ancora cercano di andare avanti.
Infine un ritorno nel nordest, delle piccole imprese (con 3,5 dipendenti che sono quasi della stessa famiglia del padrone). Imprenditori che chiedono una sola cosa: meno burocrazia, meno tasse sulle imprese (non niente tasse, non secessione, non niente stato), sui redditi da lavoro.
C'è tutto questo nella manovra appena approvata dal governo con la fiducia (nella sua ennesima versione)? C'è il rilancio delle imprese, c'è una speranza per il Sulcis?
La risposta sembra essere di no.
Ma partiamo dal viaggio dell'inchiesta di Presadiretta.
L'evasione nel distretto della concia.
Ad Arzignano, quelli del Veneto libero hanno pure inaugurato un monumento all'evasore: l'imprenditore vessato, crocefisso dallo stato.
Qui le tasse non le vogliono pagare, e basta. A che serve questo stato? Lasciateci libero?
Eppure, era proprio l'anno scorso, si era scoperta una maxi evasione fiscale: come quell'Andrea Ghiotto che aveva evaso 50 ml di tasse con flase sponsorizzazioni.
Ma poi altre indagini, per l'inchiesta "dirty leather" hanno portato alle aziende di Bruno Mastrotto: un colosso della concia, che avrebbe nascosto 1 miliardo di euro al fisco, tramite lo strumento degli straordinari non pagati.
Uno strumento che illude i lavoratori che si ritrovano inizialmente una busta più gonfia, anche se in nero. Ma che poi si rivela un boomerang, perchè sono tutti contributi che si perdono.
"Agli industriali non bisogna rompere i coglioni .. se no se ne vanno" commentava al bar Ghiotto col giornalista Iannacone.
Eppure, se le tasse le pagassero tutti, si potrebbero abbassare: quelle tasse servono per i servizi sociali (suola sanità sicurezza) di cui pure Ghiotto e gli altri godono.
L'ex santore Renato Ellero spiegava poi come i casi scoperti siano solo una parte di un sistema in cui tutti evadono: in un paese dei condoni e degli scudi, chi non evade è perchè è costretto.
Ma quanto ci costa l'evasione?
Nunzia Penelope parla di 400 miliardi l'anno per evasione, corruzione, lavoro nero.
Basterebbe per sanare i conti, una vera lotta all'evasione.
Le misure contenute nella manovra non sono tutti efficaci (le manette agli evasori sono una presa in giro), ma almeno sono aumentati i tempi di prescrizione e la soglia di punibilità.
La Sardegna del deserto industriale.
Il Sulcis, con le miniere chiuse e le fabbriche che hanno subito la stessa fine.
Porto Vesme e il distretto dell'alluminio, destinato alla chiusura.
A Nuoro, il polo tessile che è fallito.
A Porto Torres, con la Vinyls, dove la protesta dei cassintegrati che si è conclusa col nulla. Il polo chimico è destinato a chiudere e l'Italia pagherà a caro prezzo questa perdita industriale.
4500 operai con l'indotto senza lavoro.
La crisi industriale in Sardegna è il segno del fallimento della politica locale e di Roma. Nessun piano di salvataggio, nessuna proposta. Solo i soldi per la cassa integrazione.
E poi ci sono le cartelle di Equitalia: 750000 cartelle sull'isola, arrivate a ristoratori, piccoli imprenditori, per debiti (spesso legati ai cattivi pagamenti della pubblica amministrazione) di qualche migliaio di euro, che sono diventate ipoteche su case e beni.
A cosa servirà questa manovra?
La denuncia degli imprenditori del nordest.
Non si può dire che gli imprenditori del nordest non avessero criticato fin da subito l'azione del governo: l'assenza di stimoli alla crescita, l'assenza di alcun allegerimento sulle tasse.
Il signor Zoppas, il signor Gobbo, il signor Menuzzo, alcuni piccoli industriali tra quelli intervistati, hanno espresso i loro dubbi, la loro sfiducia su questa politica, così distaccata dal territorio.
Ha detto Tremonti a Cernobbio, che nessuno ha la bacchetta magica. Eppure, le misure e le idee per crescere ci sono.
Iacona ha intervistato a proposito sia la presidente di Confindustria, che l'economista della Bocconi Tito Boeri.
Che faremo adesso, se i mercati continueranno a perdere la fiducia nel sistema Italia?
Un'altra manovra? E con che soldi, visto che stiamo andando a toccare i risparmi delle famiglie?
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Mi raccomando, siate umani