21 novembre 2011

Report - la classe dirigente

Il caso Penati, il sistema Sesto e il caso Milanese: non sono semplicemente due casi di mele marce, dentro un sistema (dei partiti, delle nomine dentro le società pubbliche, della gestione degli appalti) sano.
Sono due emblemi di cattiva politica, di una classe dirigente che non solo non è all'altezza del compito, ma addirittura fa pensare più ad un sistema criminale. Un sistema dove i soldi (nostri), il consenso, il potere politico vengono usati per fini personali.
Report, nel servizio di Paolo Mondani è andato a ricostruire i due casi.

Il sistema Sesto.Il tutto nasce della fine delle acciaierie a Sesto, nel 1996, la ex Stalingrado d'Italia: nasce un piano di riqualifica territoriale laddove veniva prodotto l'acciaio (che oggi, con una grande lungimiranza industriale importiamo dalla Cina che ha preso i nostri impianti). Al posto delle presse e degli altiforni, edilizia residenziale.
A prendere l'appalto il gruppo Pasini che, con molti anni di ritardi, accusa l'ex sindaco Penati, di avergli pagato 20 miliardi di tangenti per favorire l'affare.
Si sa, la politica costa. Sono soldi finiti solo al partito a livello locale, o anche ai DS nazionali? E in che modo sono stati pagati questi 20 miliardi? Tramite fatture false (per operazioni inesistenti) con le cooperative rosse, dice Pasini.
Soldi che sarebbero finiti in conti esteri (Dubai).
Altro accusatore di Penati è l'imprenditore De Caterina, della Caronte SRL: anche lui sostiene di aver pagato Penati per milioni di euro, per potere lavorare nel settore trasporti. soldi prestati all'ex sindaco, che poi gli sono stati ritornati in vari modi, anche tramite l'acquisto di un palazzo con Gavio: contratto poi rescisso da quest'ultimo, con una penale da 2 milioni di euro.

Come è andata a finire: Pasini (che alle spalle aveva Banca Intesa) non ottiene i permessi, anche perchè subentrano il consorzio cooperative di Bologna, che vorrebbero prendere parte degli appalti senza mettere soldi.
Pasini si sfila, e arriva Zunino, con Banca Intesa, che a sua volta vende al costruttore Bizzi.
Il risultato è che nel 2011 il consiglio comunale del sindaco Oldrini approva un piano di edilizia residenziale per ricchi, per 30000 50000  persone.
Ma non ci sarebbe la necessità di queste nuove case? A chi conviene l'affare allora?
Il sistema Sesto è indice del declino della sinistra: dalle acciaierie all'edilizia per pochi. E pensare che dietro la scrivania di Oldrini campeggiava il quadro di Marx, anche questo regalo di De Caterina.

Nella fondazione Fare metropoli di Penati, inoltre, compaiono pure Enrico Intini e De Santis, nomi venuti fuori dall'inchiesta su Giampi Tarantini. Come è piccolo il mondo.
Mondani ricostruisce una telefonata di Berlusconi a Guarguaglini, che gli parlò dell'interesse di Intini nell'entrare in affari con società di Finmeccanica.

L'inchiesta sull'acquisto delle azioni della Milano Serravalle.

Sarà un caso, ma quando la provincia di Milano comprò, a prezzo maggiorato, le azioni della autostrada Milano Serravalle (su cui Gavio guadagnò una plusvalenza da 176 ml di euro, tassata grazie a Tremonti al 2 %), si stava effettuando la scalata di Unipol alla BNL.
Era l'estate dei furbetti del quartierino, nel 2005, del compagno Ricucci.
Ne dovrà fare di sforzi, Bersani, per dare l'idea di essere un partito diverso.
Milena Gabanelli in studio:
La questione non è quella di fare d’ogni erba un fascio, ma se la politica vuole
riprendere forza e autonomia deve fare il suo mestiere, le banche, le cooperative, le
aziende il loro, senza mischiarsi. Ora Penati è indagato per corruzione e concussione.
Il reato di corruzione è prescritto, ma lui ha dichiarato di voler rinunciare a questo
beneficio e chiede il processo, perché vuole chiarire la sua posizione. La storia comincia 15 anni fa, quando Pasini compra l’area Falk per costruire, i soldi li presta Intesa, sole che poi ad ogni passaggio bisogna oliare, abbiamo “versato circa 20 miliardi” dicono in parte accertati. Poi le autorizzazioni non arrivano e l’area passa a Zunino, Intesa sempre al fianco, e stavolta l’ok a costruire arriva, con il raddoppio
della cubatura.
 
Poi Zunino finisce nei guai e arriva un terzo immobiliarista Bizzi, Intesa sempre al fianco. A distanza di 15 anni salta fuori Di Caterina, che si occupa di trasporti e che adesso non lavora più tanto e si chiede “ma come, con tutti i soldi che vi ho dato? Non sarò il solo a passare un brutto momento”. E a questo punto anche Pasini, che non ha più tanto da rosicchiare, ha un risveglio di memoria e apre la pagina del sistema sesto. Certo, meglio tardi che mai, però se il coraggio di andare in Procura si fosse trovato un po’ di anni fa o a tempo debito oggi non saremmo qui a raccontare questa storia e tanto meno il sistema Serravalle o il sistema Marco Milanese

Il caso Milanese.
Milanese è stato accusato di corruzione, associazione a delinquere, e rivelazione di segreto d'ufficio., di aver pilotato nomine in società pubbliche e appalti ad amici.
E' finito dentro l'inchiesta sulla P4, su Finmeccanica e l'inchiesta Enav.
E alla fine è stato salvato, anche grazie alla Lega, dall'arresto.

Mondani nel suo servizio ha parlato con il grande accusatore, l'imprenditore Di Lernia, che su indicazione del manager Cola, comprò una barca da Marco Milanese, per ottenere in cambio favori.
Poi ci sono i rapporti con la Edil Ars di Proietti, gli appalti finiti a questa della Sogei (società che controlla la regolarità dei giochi), le nomine di Aldo Ricci sostituito nel 2009 da Marco Bonamico, i lavori per il Pio Sodalizio dei Piceni.
Sorprende, in questo caso, il tenore di vita del deputato Milanese: come può col suo stipendio (200000 euro /anno), mantenere case, auto di lusso e barche?
E' quello che si chiede la procura di Napoli.

GIAN GAETANO BELLAVIA – COMMERCIALISTA – ESPERTO DIRITTO PENALE DELL’ECONOMIA
Complessivamente ha speso 450 mila euro con la carta di credito.
PAOLO MONDANI FUORI CAMPO
Difficile immaginare che queste spese siano compatibili con un reddito medio di 200 mila euro l'anno. Anche se, sui conti in banca di Milanese, negli ultimi anni entrano ed escono circa sei milioni di euro. Tutti sotto la lente della Procura di Napoli che li sta analizzando voce per voce. In particolare una.
GIAN GAETANO BELLAVIA – COMMERCIALISTA – ESPERTO DIRITTO PENALE DELL’ECONOMIA
Bisognerebbe cercare di capire come mai nei conti del Milanese entrano 175 mila euro in denaro contante, cosa che mi sembra assolutamente incompatibile con un soggetto che presta la propria opera esclusivamente nei confronti di enti pubblici che notoriamente non pagano in contanti.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
Prima di vedere come questa storia si infila nella più grande industria del Paese, rivediamo le carte della Procura di Napoli, che sta tentando di fare i conti in tasca all’Onorevole Milanese, negli ultimi 4 anni e 9 mesi: emolumenti in media 200.000 euro mensili netti, solo in carta di credito spesa media mensile 8000 euro, le sue auto sono le seguenti e le cambia spesso, un po’ in proprietà un po’ in leasing: una Porsche Carrera, una Bentley, una Ferrari Scaglietti (un’auto da 230.000 euro su cui versa un acconto da 10.000), un’altra Porsche, una Bmw x6, una barca da 20 metri, una vacanza natalizia ai Caraibi dove affitta questa villa a 18.000 euro, compra e vende casa a Cannes, ha casa a Milano, 2 appartamenti in affitto a Roma, da uno si fa scalare, si sarebbe fatto scalare 200.000 euro dall’affitto per lavori che poi non sarebbero stati eseguiti, mentre non avrebbe pagato i 50.000 per i lavori effettivamente fatti, subaffitta a Tremonti che gliene dà cash 4000 euro al mese,
perché ha dichiarato Tremonti il suo stipendio da ministro lo incassava cash. Sui conti di 3 banche poi, di tre banche diverse sono entrati ed usciti circa 6 milioni di euro.
Dopodiché sarebbe l’uomo che indica le nomine nel settore pubblico. L’ex braccio
destro di Guarguaglini, Cola, ancora agli arresti domiciliari ha dichiarato ai magistrati
che le ricompense ai partiti per le nomine ai vertici Enav si chiamavano zucchine. Ora io credo che ai vertici Enav qualcuno ci sia arrivato anche per meriti propri però
insomma è noto che l’andazzo è un po’ questo.
L’Enav è l’ente nazionale assistenza al volo, che dà appalti alla Selex, società
controllata da Finmeccanica amministrata da Marina Grossi, moglie del presidente
Guarguaglini. La Selex, a sua volta, subappalta lavori alle imprese di Di Lernia. Che dice di aver comprato la barca a Milanese. Il Di Lernia, secondo i magistrati fattura 100, lavori che valgono 70. I 30 che avanza diventano barche o zucchine, che sempre sul nostro stomaco restano.
Gli arresti nel caso Enav sono storie di questi giorni: l'AD Pugliesi, i pagamenti ai partiti e alle fondazioni, le assunzioni ai figli dei politici,  i fondi neri all'estero, le fatture gonfiate per lavori mai fatti. La lottizzazione dentro Finmeccanica e Enav, col manuale Cencelli in mano. E i soldi finiti ai partiti, come il tesoriere dell'UDC Naro. Che al telefono con Mondani non ha nulla da dire.
MILENA GABANELLI STUDIO
Giuseppe Naro dice che le accuse sono infondate e che l’Udc ha sempre dichiarato nei bilanci ogni forma di contribuzione, Pugliesi per Enav ribadisce ogni estraneità, l’on. Marco Milanese invece con cui sarebbe stato certamente più interessante avere un confronto diretto ci scrive che: non ho mai fatto nomine e non ho avuto deleghe da Tremonti in tal senso, non ho mai conosciuto Scolamiero ex direttore Sogei, non mi sono mai occupato di appalti per nessuna società del Tesoro.
Nessuno tranne Viscione
che ho querelato dice di avermi dato soldi. Non ho mai conosciuto Di Lernia, lo stesso Cola l’ho visto in un paio di occasioni e mai si è parlato della barca. Dalle intercettazioni è anche emerso inoltre che c’era interesse da parte dei poteri forti a far uscire il mio nome per destabilizzare l’ex Ministro dell’Economia.
Non saremo
certamente noi a fare i processi, ma qualcuno responsabile di qualcosa dovrà pur esserci. Visto che i costi degli appalti pubblici lievitano, vengono fatte operazioni per migliorare efficienza e qualità, non c’è né l’una né l’altra e aumentano i debiti, e il grosso della classe dirigente non è noto per competenza. La Corte dei Conti ha appena stimato in 60 miliardi di euro l'anno il giro d'affari della corruzione. Il clima legale e morale di fatto liscia il pelo al malaffare e va ben oltre i cambi di governo e le svolte politiche. Scrive il costituzionalista Ainis sul Corriere “Un meccanismo oliato per impedire il ricambio delle classi dirigenti. E se non puoi rompere il sistema ti ci adatti...chiamasi deriva”.

Domanda: prima di chiedere soldi agli italiani tramite ICI, pensioni e IVA (per non parlare della riforma del lavoro che aggiungerà latra flessibilità), questo governo di tecnici potrebbe trovare il tempo di occuparsi di questo sistema di appalti costosi, per opere inutili, dove a guadagnare sono a volte solo le banche?
E, in tema di liberalizzazioni, posso consigliare questo bel libro di Franco Stefanoni "I veri intoccabili", che parla degli ordini professionali.

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