06 dicembre 2011

Il paese in cui ti auguro di vivere - l'insegnamento di Vittorio Occorsio


“Ma adesso cosa manca a questa società affinché si ripristini la moralità, perché la politica torni ad essere l'arte di impegnarsi per la collettività e non solo per i ricchi?
Speravo che questi elementari concetti, già fin troppo a lungo dimenticati, si sarebbero imposti. Invece, summa iniuria, a finire sul banco degli imputati sono i magistrati solo perché fanno il loro dovere per i reati che, ricordalo sempre, sono reati comuni (furto, corruzione, concussione, prostituzione ecc.) e non reati politici. Ma la colpa è dei magistrati che indagano i di chi quei fatti li ha commessi?
Macchè. Non finisce, questo stillicidio di insinuazione, di impunità, di degrado morale, di povertà mentale e culturale. L'attuale gruppo di governo [l'autore si riferisce alla ex maggioranza del governo Berlusconi], comandato dal proprietario di giornali e televisioni, ha instillato nella testa della gente l'idea che i giudici siano in cattiva fede, che la giustizia sia malata e politicizzata, che segua teoremi.
Tutte balle. E allora, cosa aspettarci per il futuro? Finirà quest'epoca di bassezze, di furbetti, di evasori non soltanto di tasse ma di qualsiasi valore morale? Io, malgrado tutto, non solo spero, ma penso di sì. In qualche nicchia della società continueranno sempre ad annidarsi faccendieri e portaborse, disonesti ed egoisti, privi di qualsiasi cultura e di qualsiasi civismo. Ma la maggioranza delle persone per bene tornerà a farsi sentire, e con essa tornerà l'attenzione meticolosa alla storia del nostro paese, la precisa ricostruzione di fatti tanto importanti, il desiderio di verità, di giustizia, di equilibrio. Non so quanto tempo ci vorrà, ma io so che tornerà. E in questa Italia, così diversa e così migliore di quella in cui ho vissuto io, tu auguro di vivere.”


Un libro scritto come una lunga lettera scritta al figlio Vittorio , per spiegare chi fosse suo nonno VittorioOccorsio. Magistrato romano ucciso dai terroristi neri il 10 luglio 1976.
Un magistrato che credeva nella giustizia uguale per tutti anche dei senza potere, in una magistratura indipendente dagli altri poteri dello stato, ma sottoposta alla Costituzione.
Eugenio Scalfari ha scritto l'introduzione.


Il link per ordinare il libro su ibs, e la scheda sul sito di Baldini e Castoldi editore.

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