24 febbraio 2012

Servizio pubblico Celentano c'è?

Il futuro della Rai, le polemiche sui monologhi di Celentano a Sanremo, il concetto di servizio pubblico... tutta una puntata attorno al festival, la dirigenza Rai, il monito della Lei, e le critiche del lui al Vaticano, ai giornali cattolici (che pure nel passato avevano chiesto le chiusure di programmi ritenuti scomodi).

Ma nell'anteprima della puntata di Servizio Pubblico, Santoro si è occupato di due sentenze: la prima, quella del reintegro dei tre operai della Fiat di Melfi, licenziati dall'azienda per un presunto sabotaggio.
E poi quella, "mostruosa" di condanna della Rai e di Corrado Formigli, per un servizio che l'azienda ha ritenuto diffamatorio.

Santoro, che è stato assolto in questo vicenda, ha definito questa “una sentenza che potrebbe ferire l’azienda e stracciare la vita di un giornalista e ancor più tener lontani i giornalisti dal toccare centri di potere, marchi prestigiosi”.
Rivolto a Marchionne, Santoro ha poi chiesto“se ritiene che con questa sentenza il marchio Fiat sia diventato più simpatico per gli italiani, con questa forza muscolare”.

Altro aspetto, il diritto alla critica, anzi “la necessità della critica”: “Senza di essa -spiega- invecchiano anche le aziende. E se questa sentenza fosse confermata, per me sarebbe un fatto altrettanto grave come se fossi condannato io”.

 [Il fatto quotidiano ]
 
Se nel passato la situazione della Fiat è stata vicina al baratro è anche per la scarsa qualità dei modelli messi sul mercato, su cui la stampa non ha mai fatto critiche, presentandoli come modelli vincenti.
Una stampa che non critica per paura delle denunce dei potenti (come la Fiat, come i politici), fa invecchiare anche le aziende: la Fiat, come la Rai, non può illudersi di vivere senza critica, hanno bisogno entrambi di avere attorno tutti quelli che hanno del talento, lasciandoli esprimere (come Celentano).

"Se si vuole controllare il potere bisogna correre questi rischi (le querele e le denunce da parte dei potenti), è il prezzo della libertà, del servizio pubblico".

Dopo questa copertina, è iniziata la puntata, in cui gli interventi in studio degli ospiti si sono alternati ai servizi da Sanremo: la folla attorno all'Ariston, i dirigenti Rai a passeggio (e così scopri che in Rai ha un ruolo dirigenziale l'ex Avanguardia Nazionale Guido Paglia), le conferenze stampa. Mazza contro Mazzi, Morandi su Celentano ..

Secondo il presidente Galimberti, "la Rai è ingovernabile".
E allora, la domanda rivolta agli ospiti è: chi comanda in Rai?

Belpietro ha parlato di una sceneggiata Rai, nello scontro tra Mazza direttore di Rai 1 e Mazza direttore del festival.
“Mi sembra che sia abbastanza chiaro chi comanda: comanda lo spettacolo! Celentano ha fatto Celentano, ha detto quello che di solito dice, e quindi la Rai è perfettamente riuscita nell’intento che aveva, fare ascolti! Se ne parliamo ancora significa che il gioco è riuscito, ciò che è accaduto alla Rai riguardo le polemiche è stata solo una sceneggiata”.
 
Lucia Annunziata invece ha sottolineato la reazione del "nessuno sapeva" della dirigenza Rai, sul discorso di Celentano. Piuttosto che rispondere alle critiche (dei giornali cattolici) la dirigenza ha preferito confessare di non sapere piuttosto che prendersi le reponsabilità.

Carlo Freccero, che ieri sera era d'accordo con Belpietro sulla crisi della Rai, si chiedeva come mai la Rai non avesse avuto il coraggio di difendere il suo successo.

“Mi stupisce del perché la Rai non ha parlato del successo. Tra l’altro ha vinto la canzone Non è l’inferno di Emma, con Celentano che parlava di Paradiso in un’alchimia perfetta!”

Gli attacchi del corriere nascono dall'articolo di Grasso sul corriere, che diceva che questo festival era indegno, poco consono al clima sobrio del governo.

Norma Rangeri ha parlato di grande ipocrisia: “Grande ipocrisia Rai che chiama grande star come Celentano e poi se ne dissocia. Celentano ha attaccato il Vaticano in sostanza ed è un grande credente. Quel grido di accusa, viene dal profondo dell’animo di una persona che crede e questo nel pubblico ha un effetto molto forte”.

La Rai vive una decadenza come quella dei partiti da cui dipende, ha commentato Santoro: soffre per la mancanza di governo e chiama Celentano per risollevarsi negli ascolti.

In collegamento, sempre per parlare di Rai e festival, c'era Massimo Bernardini con Giulia Innocenzi: Bernardini ha mostrato l'andamento degli ascolti nelle serate di Sanremo e i prospetti di vendita degli spazi pubblicitari (200000 euro per il break di martedì e sabato), con cui sapevano già che Celentano avrebbe fatto il botto.

“E’ un errore parlare di ipocrisia: c’è un bivio nella Rai, deve scegliere qual è la sua vocazione”.
Giulia Innocenzi ha introdotto il sondaggio su facebook: “Qual è il programma  non da servizio pubblico?” Primo tra i personaggi che vorrebbero vedere alla Rai: Beppe Grillo!


Altro giornalista Rai, Corradino Mineo ha ricordato che esiste anche una Rai che fa cose belle, come il sostegno al film die fratelli Taviani, dentro un carcere.
La Rai ha voluto Celentano, per fare gli ascolti: il panico è arrivato quando si è messo a parlare dei giornali cattolici, e i vertici Rai non hanno saputo gestire bene questa polemica.

Qualche numero: rispetto alla BBC, la Rai spende meno per i prodotti interni (196 milioni per la produzione e 135 milioni per l'acquisto dall'estero). Mentre la BBC spende il 60,5% per i contenuti, in Rai si spende il 52%, il resto è per spese sull'apparato da mantenere: il cda, i dirigenti, i consulenti.

Dalla torre, Antonio Di pietro ha espresso solidarietà a Celentano:

“Io esprimo solidarietà a Celentano per ragioni di merito e metodo. Ha detto che ci sono due Vaticano: quello dei poveri Cristi e quello dello Ior, e questo si sapeva. E poi sul Referendum elettorale…ha detto due verità!”
Oggi la Rai è un controllore nominato dal controllato, perchè il nuovo cda a marzo sarà nominato da questa politica, come il "ladro che si sceglie il poliziotto".
Che fare allora? Riformare la Gasparri come chiede l'IDV (con i tempi lunghi), oppure come propone Santoro, chiedere ai partiti di fare un passo indietro sulle nomine?

Belpietro non ha dubbi “La Rai va privatizzata, è l’unico sistema per sottrarla ai partiti!”

E poi che informazione avremmo? Con la Rai in mano ai patrioti della stessa razza dei capitani coraggiosi di Alitalia?

Il consigliere Rizzo Nervo, dimessosi dopo le nomine di Maccari al TG1 
“Quanto visto durante questo Sanremo è lo specchio della decadenza della Rai. Io penso che la Rai Celentano non lo voleva ed ha appreso della sua presenza in una conferenza stampa. Lo ha subito come ha subito Anno Zero e Vieni Via con me, questo testimonia il fatto che la Rai vive alla giornata. Non c’è più professionalità, come avviene nei momenti di grande crisi!”

La Rai in crisi che non sa difendere i suoi successi e le sue trasmissioni di successo: Saviano, Annozero, Vieni via con me e anche Celentano: colpa della decadenza professionale, che nasce da questo suo rapporto con la politica.

Cosa è servizio pubblico, allora: Celentano?
E se L’Isola dei famosi non è un programma da Rai, come diceva Belpietro, chi è che ha deciso di inseguire mediaset nella sua programmazione, nel suo stile editoriale?
Chi nomina i dirigenti e i direttori di canale in Rai?
La stessa maggioranza che Belpietro ha difeso sul suo giornale (con le gravi colpe di una sinistra che a suo tempo non ha saputo riformare la Rai).
E l'editto bulgaro è roba da servizio pubblico?
E la censura che è sempre aleggiata in questi anni in Rai, è roba da servizio pubblico?
Chi ci garantisce che in una rai privatizzata sia garantita la pluralità, l'assenza di censure, un'informazione da servizio pubblico?

Se Mediaset sta morendo, la Rai non deve inseguirla nel suo declino: all'epoca della Rai lottizzata dei partiti, il commento di Santoro prima dell'intervento di Celentano, c'era spazio anche per Biagi, Tortora, Guzzanti e Luttazzi.
Oggi la lottizzazione è fatta da partiti che sono personali, non più "grandi partiti", e non rappresentano più il paese.

L'intervento di Celentano.



L'intervento di Marco Travaglio.

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