08 luglio 2012

Corazziere

Scalfari, editoriale di oggi, dopo una lunga parentesi su Draghi e la finale dell'Europeo con la Spagna. 

Gli spagnoli sono molto orgogliosi, sono hidalghi, ti guardano in faccia con occhi di sfida e battono il tacco con rabbia se tu rispondi a loro con lo stesso sguardo.Come nel ballo flamenco, dove inarcano la schiena e le sopracciglia.Trattare con loro non deve essere facile.Ti piace la Spagna? gli chiedo. Circospetto: "In che senso?" il paesaggio, dico. "Certo, ma negli ultimi tempi ci vado tra un aereo e l'altro, di paesaggio ne vedo assai poco". Una domanda: spetta a te la vigilanza sulle banche?"Spetta alla Bce, sì, lo ha deciso l'Eurosummit, lo sai, è una decisione ufficiale. Vigilanza sulle banche, garanzia sui depositi e assicurazione per le banche in crisi. Ma la vigilanza sarà nettamente separata dalla nostra politica monetaria. È tutto scritto nel comunicato dell'Eurosummit".Ma mi piace sentirlo ripetere. "Però il governo interessato lo deve chiedere e ancora non l'ha chiesto". Sono hidalghi.Possono fallire se non lo chiedono? "Penso a Balotelli".Che c'entra? "Niente, ma mi viene in mente quando piangeva".
E chissà come ci sentiremmo noi, dopo questa spending review che taglia posti letto nella sanità, senza tagliare infrastrutture inutili come il TAV e le spese militari.
E, dopo questo assaggio, l'affondo in difesa del presidente Napolitano e di attacco a Il fatto:
Post scriptum: alcuni giornali conducono da tempo una campagna sul cosiddetto caso Mancino per mettere in difficoltà il Presidente della Repubblica. Negli ultimi giorni lo esortano a rendere pubbliche le telefonate che ha avuto con Nicola Mancino e che sono stare registrate dalla Procura di Palermo.
Non entro nel merito, che riguarda le Procure interessate, i gip che ne autorizzano gli interventi, il Procuratore generale della Cassazione che ha la vigilanza sul corretto esercizio della giurisdizione e detiene l'iniziativa di eventuali procedimenti disciplinari. Osservo soltanto che quei giornali così legittimamente desiderosi di chiarire eventuali misteri e possibili ipotesi di reato scrivono come se sia un fatto ovvio che il Presidente della Repubblica è stato intercettato e che il nastro dell'intercettazione è tuttora esistente e custodito dalla Procura di Palermo. Quei giornali dicono il vero perché l'esistenza delle intercettazioni è stata confermata da uno dei quattro sostituti procuratori palermitani in un'intervista al nostro giornale. 
Quando qualche settimana fa Nicola Mancino, la cui utenza era vigilata dalla suddetta Procura, chiese al centralino del Quirinale di metterlo in comunicazione col Presidente, gli intercettatori avrebbero dovuto interrompere immediatamente il contatto. Non lo fecero. Forse l'agente di polizia giudiziario incaricato dell'operazione non sapeva o aveva dimenticato che da quel momento in poi stava commettendo un gravissimo illecito.
Ma l'illecito divenne ancora più grave quando il nastro fu consegnato ai sostituti procuratori i quali lo lessero, poi dichiararono pubblicamente che la conversazione risultava irrilevante ai fini processuali, ma anziché distruggerlo lo conservarono nella cassaforte del loro ufficio dove tuttora si trova.
La gravità di questo comportamento sfugge del tutto ai giornali che pungolano il Capo dello Stato senza però dire una sola sillaba sulla grave infrazione compiuta da quella Procura la quale deve sapere che il Capo dello Stato non può essere né indagato né intercettato né soggetto a perquisizione fino a quando  -   in seguito ad un "impeachment"  -  non sia stato sospeso dalle sue funzioni con sentenza della Corte Costituzionale eretta in Suprema Corte di Giustizia. Si tratta di norme elementari della Costituzione e trovo stupefacente che né i Procuratori interessati, né i giudici che autorizzano i loro interventi, né i magistrati preposti al rispetto della legge, né gli opinionisti esperti in diritto costituzionale abbiamo detto una sola sillaba in proposito con l'unica eccezione dell'ex senatore Giovanni Pellegrino, già presidente della Commissione parlamentare sulle stragi.
Dunque per l'immunità vale la proprietà transitiva: se ascoltando tizio ti imbatti in caio che è protetto dalle intercettazioni, devi smettere, sennò commetti un illecito. E' proprio quello che sostenevano gli avvocati parlamentari di Berlusconi, a proposito delle intercettazioni finite sui giornali (come Repubblica) per le cene eleganti di Arcore.
Strano che Scalfari non se ne sia accorto.
Che, rileva come unica gravità solo la divulgazione di queste intercettazioni, non quello che raccontato. Cioè un privato cittadino (ex ministro) che chiama il Quirinale perchè preoccupato di un processo (sulla trattativa stato mafia) in cui è chiamato a testimoniare (e dove teme di essere messo a confronto con un altro testimone, Martelli).

Vedi anche l'articolo su Il fatto.


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