12 luglio 2012

Una sentenza storica sul lavoro


Quella di Forlì (sugli imprenditori nel settore del divano) è una sentenza storica, parti a quella che ha condannato i vertici della Thyssen dopo la strage del dicembre 2007: 
Nella storica sentenza pronunciata in tarda serata dal giudice Giorgio Di Giorgio è stata accolta la richiesta del sostituto procuratore Fabio Di Vizio di estendere anche ai committenti italiani le condanne per il reato di “rimozione e omissione dolosa delle cautele contro gli infortuni sul lavoro” (art. 437 del codice penale) messe in atto dai terzisti cinesi.

Questo perché, secondo la Procura, gli Italiani ingerivano nell’organizzazione del lavoro e della produzione dei cinesi, così come era emerso dalle indagini condotte dalla Squadra Mobile di Forlì. Gravi mancanze a danno dei dipendenti sfruttati che, unitamente all’evasione contributiva e previdenziale e all’uso di manodopera in nero, avevano dimezzato i costi e costretto numerosi artigiani romagnoli a licenziare gli operai sotto i colpi della concorrenza sleale.

Ieri sono usciti dall’aula in otto con una condanna a un anno di reclusione con la sospensione della pena: quattro Cinesi e, questa la novità, anche quattro Italiani (Ezio Petrini, Franco Tartagni, Luciano Garoia e Silvano Billi, rispettivamente titolari della “Cosmosalotto”, “Treerre” e “Polaris”).
«La sentenza ha un profilo etico-sociale», ha dichiarato il sostituto procuratore Fabio di Vizio, «Ma in questo caso è prevalso il diritto che esige la tutela effettiva delle garanzie dei lavoratori e del loro non trattabile diritto alla sicurezza».

Per i fornitori italiani era più comodo sedersi sui loro salotti pregiati senza porsi troppe domande sui prezzi stracciati proposti dai cinesi e senza assumersi l’impegno anche morale nei confronti dei loro artigiani storici che negli ultimi venti anni avevano contribuito a trasformare in eccellenza il distretto del divano forlivese. 
La sentenza andrà confermata nei prossimi gradi di giudizio, ma è un primo importante passo, verso una strada che rispetta il lavoro e l'uomo. Non solo il mercato e il profitto.
Il tutto è nato dalla denuncia di due imprenditrici del settore del divano di Forlì (che Report aveva seguito):  una denuncia quasi in solitaria

Lasciate sole dai colleghi intimoriti, dalle associazioni di categoria, dai noti marchi coinvolti, dai sindacati e dalle amministrazioni locali (risvegliati dall’indifferenza soltanto quando i riflettori della televisione si erano accesi e per costituirsi parte civile, il comune di Forlì in prima fila).

Sentenza che ha un valore ancora più importante se si pensa che arriva nei giorni successivi alla riforma del lavoro (che ancora non convince Squinzi), dove la BCE chiede, per superare la crisi, maggiore flessibilità e salari più bassi.



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